Un crimine ambientale su dieci commesso in Italia nel 2019 è avvenuto in Sicilia. Sui reati contro la fauna, l’isola ha il primato assoluto. “Due anni fa sono stati 1.256, il 15,5 per cento di quelli commessi a livello nazionale, con 1.213 persone denunciate”, dice l’avvocato Giuseppe Alfieri, membro dell’ufficio di presidenza di Legambiente Sicilia che commenta gli ultimi dati disponibili. Gravi anche i numeri degli incendi boschivi, con la Sicilia al terzo posto in Italia. Dati allarmanti scritti nero su bianco nel Rapporto ecomafie 2020, realizzato dall’associazione su dati delle forze dell’ordine e delle capitanerie di porto dell’anno precedente, approfondito ieri pomeriggio nel corso di un seminario online di Legambiente Sicilia, alla presenza di membri della magistratura e delle forze dell’ordine, oltre che dei vertici dell’associazione.
I numeri della Sicilia
Nell’isola, due anni fa, sono stati accertati 3.258 ecoreati, il 9,4 per cento del totale nazionale. Le persone denunciate sono state 2.802, quelle arrestate sette, i sequestri effettuati 710. “Bisogna migliorare, sia sulla fase repressiva che nella gestione”, dice Alfieri. La legge nazionale 68/2015, con la quale sono stati introdotti i reati ambientali nel nostro Codice penale, “sta funzionando. Certo, alcuni aspetti di gestione sono migliorabili, ma resta lo strumento fondamentale per combattere questo tipo di crimini in Italia e in Sicilia”. Forze dell’ordine e magistratura fanno la loro parte, mentre sul piano delle denunce “è necessaria un’inversione di tendenza”. I crimini contro l’ambiente, ricorda l’avvocato, “sono crimini contro tutti noi”.
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Dalla Calabria alla Lombardia
In Italia sono stati commessi oltre 34.600 reati ambientali, con quasi 30 mila persone denunciate, 288 arresti e circa novemila sequestri. Nelle regioni a maggiore presenza mafiosa, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, si sono verificati il 44 per cento dei crimini ecologici commessi sul territorio nazionale. Il primato spetta alla Campania (oltre 5.500), mentre per gli arresti alla Calabria, con 47 misure cautelari. La Sicilia ha invece il maggior numero di indagini avviate, 27. Seguono la Lombardia, con 22 indagini aperte, e il Lazio con 21. La regione lombarda conta 88 ordinanze di custodia cautelare, e colleziona più arresti per reati ambientali di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia messe insieme, ferme a 86.
Un tesoro da 420 miliardi
Il giro d’affari legato ai reati ambientali tocca cifre impressionanti. Legambiente stima che dal 1995 a oggi il conto sia di circa 420 miliardi, quasi 20 soltanto nel 2019. A dividersi il bottino, secondo il rapporto, sono 317 clan operativi in diversi settori, “dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili, alla distorsione dell’economia circolare”. Il settore più remunerativo resta quello della spazzatura, con quasi 200 arresti nel 2019 (più che raddoppiati rispetto al 2018) e 3.500 sequestri. Secondo Legambiente la situazione è seria anche sul fronte degli incendi boschivi, dell’archeomafia (vale a dire il saccheggio del patrimonio artistico e archeologico) e nel traffico dei rifiuti.
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Criminali all’attacco
Su questi fronti la Sicilia è nona e non rinuncia a un piccolo record. “Siamo primi per numero di incendi dolosi negli impianti di trattamento, negli ultimi otto anni”, dice Laura Biffi, giornalista e coordinatrice dell’Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente. Ciò significa “che c’è una resistenza molto forte della criminalità verso l’economia circolare, la raccolta differenziata e il riciclo dei materiali”. Se le mafie attaccano, le attività di contrasto risultano molto complesse. “Ai reati ambientali si arriva spesso attraverso inchieste che hanno altro fine, di natura fiscale o finanziaria”. Anche Biffi sottolinea l’importanza del denunciare, “in forma anonima, collettiva o attraverso associazioni come la nostra”.
Abusivismo e dubbi sul “superbonus”
Il rapporto di Legambiente dedica ampio spazio all’abusivismo edilizio. Ad approfondire il punto, nel corso del seminario, è stato il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio. Quello degli abusi “è un fatto ormai strutturale”, al quale le procure cercano di porre un argine, “contro l’inerzia delle pubbliche amministrazioni”. Per il procuratore l’alibi utilizzato dai comuni riguarda le mancanza di risorse. A monte c’è però “un ritardo culturale”, e il fatto che combattere l’abusivismo “non porta voti e consenso”. In questo senso, Patronaggio si dice preoccupato dal bonus 110 per cento, “misura importante per far partire l’edilizia”, che però deve fare i conti “con l’illegalità diffusa nei nostri territori”. Motivo per cui, ha concluso il magistrato, “probabilmente da qui a poco avremo lavoro per le Procure”.
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Speranze da giovani e green
Legambiente non sottolinea solo reati e negatività sull’ambiente. Una nota positiva, secondo Laura Biffi, è la nascita di tante imprese della “green economy” negli ultimi anni. “Sono distribuite un po’ in tutta la Sicilia, soprattutto a opera di giovani”. Per la dirigente si tratta “del vero antidoto ai crimini ambientali”, visto che controlli e repressione “da soli non possono bastare”. A proposito di economia verde, Legambiente aspetta con ansia l’arrivo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Alla transizione ecologica sono destinati quasi 70 miliardi di euro, 23 dei quali proprio per il Mezzogiorno. “Lo Stato deve spendere bene questi soldi, snellendo la burocrazia ma con controlli importanti sulle attività”, sottolinea Biffi. Ben venga la semplificazione, “ma è necessario costruire solidi muri per impedire che i denari finiscano nelle mani sbagliate”.
Sollecitare la politica
Per questo è importante creare le condizioni per cambiare le cose, anche dal punto di vista amministrativo. Lo sottolinea l’avvocato Alfieri, soprattutto in riferimento al tema, sempre caldo, della raccolta differenziata. “Bisogna cambiare passo urgentemente. Palermo, Catania e Messina costituiscono con i loro numeri un freno sulla gestione del ciclo dei rifiuti”. Come approfondito da FocuSicilia nei giorni scorsi, la Regione supera a fatica la soglia del 40 per cento, mentre le Città metropolitane restano molto al di sotto. In alcuni casi, come a Catania, intorno al 10 per cento. Una debolezza che i poteri criminali sono pronti a sfruttare. Per questo, conclude Alfieri, “i numeri devono mettere in allarme non solo le associazioni, ma anche la politica”.