Uova di Pasqua, sorpresa amara: con la crisi del cacao aumenti per 72 milioni

È ildono di Pasquapiù atteso da grandi e piccini, ma quest’anno l’uovo di cioccolatorischia di costare caro a chi lo regalerà: secondo lestime del Codaconsi rincari “peseranno per circa 72 milioni di euro sulle tasche dei consumatori”, su unmercatoche a livello nazionale “supera le 31 mila tonnellate all’anno, con ungiro d’affaristimato in oltre 300 milioni nel 2023″. Ilsettore dolciariodeve fare i conti con una congiuntura internazionale negativa del cacao. “Alcuni giorni fa, alla borsa di New York, è stata raggiunta la quotazione di 10 mila dollari a tonnellata”, dice aFocuSiciliaGiuseppe Condorelli,rappresentante dell’omonimaazienda dolciaria con sede a Belpasso. “I rincari erano iniziati da tempo, ma il prezzo è esploso negli ultimi due mesi, anche a causa di speculazioni finanziarie. In ogni caso, noi abbiamo deciso dilasciare i prezzi invariati“. L’impatto dipende anche daltipo di lavorazione.Per quella artigianale, diceAngelo Tomarchio dell’omonima azienda catanese,è minore. “Il cioccolato ha un peso importante, ma altrettanto lo hannomanodopera e packaging“. Leggi anche –Tante imprese, pochi lavoratori. Pasqua senza 1000 pasticcieri in Sicilia Secondo Codacons, che ha confrontato iprezzi delle principali marchedi uova di Pasqua vendute attraverso laGrande distribuzione organizzata,i listini “sono saliti in media del +24%, dopo il +15,4% fatto registrare nel 2023”. L’associazione dei consumatori fa alcuni esempi. “L’uovo per bambiniKinder Gransorpresa,che ha un prezzo fisso in tutta Italia indipendentemente dal punto vendita, passa nella versione da 150 grammi dai 9,99 euro dello scorso anno agli attuali 11,99 euro, con unincremento netto di due euro(+20%)”. Altreuova per bambini“aumentano in media del +16,7%”. Leuova per adultiregistrano “incrementi superiori al 33% rispetto ai listini del 2023”, mentre per alcuniprodotti particolari“i rincari sfondano addirittura quota 40%”. Prezzi stabili, invece, percolombe e altri dolci.Quanto allacrisi del cacao,“le quotazioni superano attualmente ilrecord raggiunto nel 1977,arrivando a seimila dollari a tonnellata, a cui si aggiunge il rincaro nell’ultimo anno del +72% per lozuccheroe del 52% per ilburro di cacao“. Leggi anche –Turismo in Sicilia a Pasqua. Crescita moderata trainata dagli stranieri Alla base di questacrisi,spiega Condorelli, ci sono diversi fattori. “I principali Paesi produttori di fave di cacao,Ghana e Costa d’Avorio,stanno vivendo unacrisi climaticache colpisce le piantagioni. Inoltre sembra che ci sia una malattia che attacca le pianteintaccando i raccolti“. La conseguenza è “una riduzione della produzione”, che sul mercato internazionale comporta “difficoltà di approvvigionamento,soprattutto del burro di cacao, che si ottiene dallaspremitura delle fave“. La conseguenza, aggiunge Condorelli, è un aumento incontrollato dei prezzi. “Ilcioccolatoè più che raddoppiato, anche perché non mancano lespeculazioni.Parliamo di una crescita delle quotazioni mia vista negli ultimi cinquant’anni”. Al momento, come detto, l’azienda belpassese ha deciso dilasciare invariati i prezzi.“La stagione pasquale viene preparata con circa sei mesi di anticipo. Quando sarà il momentovaluteremo se intervenire,considerando anche l’impatto che eventuali aumenti avrebbero sulconsumatore finale“. Leggi anche –Sicilia, con la Pasqua torna il caro-voli. Codacons: bonus non funzionano Anche secondo Tomarchiola crisi affonda lontano le sue radici.“Il costo del cacao è in crescita da circa due anni. Come qualsiasi altra coltura, è esposta aproblemi climaticiegeopolitici“. Per questo molti produttori hanno diversificato le fonti di approvvigionamento. “Avere più fornitori permette dievitare problemi nelle forniture.Oltre al cioccolato, comunque, ci sono voci di spesa altrettanto determinanti:frutta fresca, frutta disidratata, manodopera, confezionamento, trasporti“. L’incidenza della crisi del cacao, secondo l’imprenditore, è maggiore per chi produce le uova industriali vendute attraverso laGrande distribuzione organizzata.“Noi abbiamo apportato un aumento di circa un euro, più che altro per un piccolo cambiamento delpackaging, che su un uovo da 30 euro rappresenta circa il tre per cento”. Discorso diverso per leproduzioni industriali,vendute a prezzi più bassi e con un margine di guadagno più risicato. “Quando si aggiungono cinque euro a un uovo da dieci, la differenza vienepercepita nettamente dal consumatore“.