“Io sono ottimista, ma i numeri sono numeri e non sono positivi. La Sicilia è ultima in Italia per vaccinazioni e anche Catania non brilla. Tuttavia raggiungeremo il target del 70 per cento di popolazione vaccinata con almeno una dose entro pochi giorni, e stiamo avviando una serie di iniziative per accelerare al massimo la campagna di immunizzazione”. A parlare è Giuseppe “Pino” Liberti, dirigente medico infettivologo e commissario della struttura per l’emergenza Covid della provincia di Catania. A lui spetta il coordinamento delle azioni per raggiungere con il vaccino quante più persone possibile.
I numeri delle province siciliane
Anche i numeri dei contagi, in tutta la Sicilia, non sono positivi. In base ai dati ufficiali aggiornati al 26 agosto scorso, nell’isola ha ricevuto la prima dose di vaccino il 70,88 per cento della popolazione, pari a circa tre milioni di persone, mentre oltre 2,6 milioni, pari al 61,71 per cento dei cittadini, risulta completamente immunizzato. La provincia con la maggiore percentuale di immunizzati con doppia dose (o singola Janssen) è quella di Palermo, con il 66,95 per cento. Seguono Agrigento con il 66,35, e tutte le altre province con percentuali sopra il 60 per cento. Maglie nere, le province di Messina con il 57,33 per cento e Catania con il 57,30. Se si guarda la classifica delle province in base al parametro della singola dose le cose non cambiano molto, e in coda Catania supera leggermente Messina. La struttura di Messina ha appena annunciato una serie di iniziative per ridare slancio alla campagna di vaccinazione.
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Da 14 mila a 250 al giorno
Con questi numeri comunque sembra incombente il rischio che da zona gialla si passi velocemente al colore arancione, con tutti i disagi e i danni economici facilmente immaginabili. “C’è una tendenza all’aumento – conferma Liberti – ma l’incremento è lento, quindi l’arancione non sembra dietro l’angolo, e questo ci dà la speranza che si possa aumentare il ritmo delle vaccinazioni e contenere la diffusione del virus”. A fare precipitare la situazione nell’isola è stato il “Generale agosto”, quando i numeri delle vaccinazioni nei vari hub sono scesi drammaticamente, sia perché molti siciliani sono andati in vacanza sia perché il vaccino a volte, anche per errori di comunicazione, “è stato percepito come un rischio”. Di fatto, se nel periodo di maggiore afflusso a Catania e provincia ci sono stati giorni con 14 mila vaccinati, nel giorno di Ferragosto sono stati 250 in tutto.
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Un aiuto ai medici di famiglia
Archiviate o quasi le vacanze, i numeri stanno risalendo, anche se Liberti non è soddisfatto: “Sì, mi aspettavo una ripresa delle inoculazioni più veloce. Vedremo nei prossimi giorni, ma intanto noi abbiamo preparato delle iniziative per accelerare”. Nei 15 comuni meno virtuosi, entrati in zona gialla giorni prima che le limitazioni scattassero per tutta la regione, sono stati coinvolti anche i sindaci e le comunità locali. Inoltre una specifica iniziativa è stata avviata per aiutare i medici di famiglia a effettuare le vaccinazioni: “Abbiamo visto che tanti medici non vaccinano perché il carico di compiti burocratici che accompagna l’iniezione è enorme. Si devono inserire i dati del paziente, poi aspettare 15 minuti tra una vaccinazione e l’altra, e ancora caricare di nuovo i dati per la certificazione. Insomma un carico di lavoro notevole, di carattere amministrativo”. Per incentivarli dunque il commissario ha deciso di inviare negli studi (possibilmente consorziati) un informatico per l’espletamento della parte burocratica, lasciando ai medici il compito di loro stretta competenza.
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Bacchettate ai medici che sconsigliano il vaccino
Non tutti però non vaccinano per i problemi burocratici, anzi ci sono quelli che sconsigliano ai pazienti di vaccinarsi. Malgrado il vaccino non sia obbligatorio, nei loro confronti Liberti è stato durissimo: “Ci sono medici che non si fidano delle linee guida, non credono alla scienza e suggeriscono ai propri assistiti di non fare il vaccino. E questa è una triste realtà. Tutto ciò crea un grave danno ai loro pazienti, alla società e all’economia”. Giudizio che Liberti conferma. Anzi rincara la dose: “Chiederei a questi colleghi di mettere per iscritto il consiglio a non vaccinarsi. Potrebbe capitare che il paziente che non si vaccina a causa di questo consiglio possa finire in ospedale o in terapia intensiva o addirittura morire. In questo caso di chi è la responsabilità? Il medico deve assumersi la responsabilità di aver dato quel consiglio e poi ne deve eventualmente rispondere”.
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Iniziative nelle scuole e nelle comunità
A fine agosto le dosi somministrate a Catania e provincia sono circa 650 mila. “Mancano all’appello ancora oltre 300 mila persone in età di vaccino”, dice Liberti, che non si arrende: “Continueremo con le nostre iniziative per le vaccinazioni nei luoghi lavoro, nei prossimi giorni istituiremo punti anche al comune di Catania e nei quartieri. Inoltre ho scritto a tutte le scuole, dichiarando la nostra disponibilità a trovare soluzioni per vaccinare personale scolastico, studenti e genitori degli studenti”.
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Tanti immunizzati, zero contagi
Liberti non crede che i novax, che pure lo hanno preso di mira sui social nei giorni scorsi, siano tanti. “Sono pochi ma molto rumorosi. Il fatto che alcune persone siano decedute proprio nelle nostre zone dopo la somministrazione di un vaccino ha limitato la diffusione e preoccupato molti cittadini, che definirei ni-vax, persone incerte e a volte spaventate”. Per convincerli, tra l’altro, Liberti cita un dato: “In alcuni piccoli comuni, come Milo e Sant’Alfio, abbiamo vaccinato la popolazione a tappeto, raggiungendo alte percentuali di immunizzati. Ora questi sono gli unici comuni della provincia a non avere casi di contagio”.