Vendere “alla spina” è green. Ma gli incentivi non bastano

Tra
le novità entrate all’ultimo secondo nel decreto-clima del 12
dicembre 2019, l’articolo sette riconosce un contributo a favore
dei green
corner,
cioè di quei negozi che vendono prodotti alimentari o detergenti
sfusi. Merce alla spina, senza imballaggio, che potrebbe dare una
mano a ridurre l’impatto ambientale e le spese. Chi ha già aperto un
negozio, però, non riceverà alcun incentivo. E lamenta i lacci di
norme troppo stringenti e macchinari costosi. All’origine
del decreto si era parlato di uno sconto del 20 per cento sul prezzo
dei prodotti sfusi. L’acquirente in realtà non godrà di vantaggi
economici, che sono invece riservati solo ai commercianti. Il governo
ha infatti stanziato 40 milioni di euro per gli anni 2020-2021 per
finanziare gli esercenti che avviino attività con prodotti sfusi in
vendita. In particolare i commercianti che allestiranno spazi per la
vendita di alimenti o detergenti alla spina riceveranno fino a 5 mila
euro di contributi a fondo perduto, corrisposti secondo l’ordine di
presentazione delle domande ammissibili. La
merce viene offerta sfusa al cliente, esclusivamente con contenitori
riutilizzabili e che rispettino la normativa relativa ai materiali a
contatto con alimenti. I clienti possono portare da casa un proprio
contenitore, purché rispetti le stesse regole e sia approvato dal
venditore. L’esercente infatti ha la possibilità di rifiutare
l’uso di contenitori che ritenga igienicamente non adatti. Il punto
vendita ha sempre la responsabilità di ciò che vende e di come lo
vende, dunque deve prestare particolare attenzione e garantire la
salubrità dei propri alimenti. Può capitare quindi che l’acquirente
sia costretto a comprare un contenitore in negozio e che la volta
successiva non possa usarlo perché considerato igienicamente non
adatto: il risultato in tal caso è un accumulo di recipienti
riutilizzabili da parte del consumatore. In Italia esistono molti supermercati provvisti di green corner. Si tratta di grandi catene come Auchan, che dal 2005 ha inaugurato i Self Discount (cioè reparti con alimenti venduti alla spina) Simply, Crai, Coop, Conad, questi ultimi due dediti anche alla vendita di detersivi senza imballaggi. Non solo grandi supermercati però, ma anche piccole catene volte esclusivamente alla vendita alla spina: tra queste rientrano Negozio Leggero, Effecorta e NaturaSì. La maggior parte di queste insegne si trova in Italia settentrionale, con alti tassi di concentrazione tra Lombardia e Piemonte, mentre il Meridione risulta ancora lontano dai livelli del nord. Leggi anche–Bionap, la nutraceutica a km zero: dagli scarti al mercato Usa In particolare in Sicilia sono presenti i green corner di Auchan in alcuni centri di Catania, Palermo e Siracusa, di Simply in provincia di Catania e di Negozio Leggero, che ha una sede a Palermo. Nel capoluogo siciliano si trova anche Ecologica, un negozio a conduzione familiare che vende tutto a imballaggio zero e solo nelle quantità desiderate. Nato cinque anni fa all’interno di un franchising, oggi ha due botteghe autonome a Palermo: “Abbiamo deciso di aprire negozi indipendenti – afferma il titolare Gill De Gregorio – per ampliare l’offerta di fresco e assortire di più i prodotti locali e sostenibili, la cui vendita era molto limitata intorno a noi”. La possibilità di vendere merce sfusa non solo riduce gli sprechi, ma comporta anche un risparmio per gli acquirenti: “L’acquisto di un prodotto alla spina – continua il titolare – consente di risparmiare sul costo dell’imballaggio e riduce l’impatto economico, oltre che ambientale”. Al posto dei tradizionali imballaggi in plastica in cui sono contenuti detersivi o alimenti, Ecologica confeziona i propri prodotti in buste di carta o dà ai clienti la possibilità di usare propri contenitori: “Solitamente la gente porta recipienti in vetro o carta – racconta Gill De Gregorio – e non capita quasi mai che li rifiutiamo perché ritenuti non idonei. Questo succede a volte solo con alcuni flaconi di detersivi, le cui aperture non si prestano per spillare saponi sfusi”. Nonostante la vendita di prodotti alla spina abbia vantaggi ambientali ed economici che attirano molto la clientela, la legge non sembra favorire molto il loro commercio: “Le restrizioni di etichetta e tracciabilità imposte dalle normative vigenti – afferma Gill De Gregorio – sono molto severe. È giusto che ci siano, vista la loro importanza per i clienti, ma i macchinari necessari per queste operazioni sono molto costosi e gli aggiornamenti di dati e informazioni, se fatti a mano su un gran numero di prodotti, diventano estremamente impegnativi”. Queste problematiche fanno sì che la vendita di merce alla spina abbia delle complicazioni non convenienti per il commerciante: lo stesso De Gregorio ha notato che il fatturato di Ecologica è aumentato proprio quando ha ridotto l’offerta di sfuso. A questo si aggiunge che del decreto clima Gill, come tutti gli altri titolari di negozi aperti prima della sua approvazione, non ha potuto beneficiare: “Noi abbiamo aperto molto prima della formulazione del decreto e il governo non sembra agevolare negozi esistenti”.