Vermocane, l’esperto smorza l’allarme. “Aculei temibili, ma non è una minaccia”

Vermocane, l’esperto smorza l’allarme. “Aculei temibili, ma non è una minaccia”

Ilvermocane“non è unaspecie aliena” e soprattutto “non rappresenta unaminaccia per la balneazionenelle aree sabbiose”. Al contrario, si tratta di “un abitante nativo del Mediterraneo”, che per vivere predilige “fondali rocciosi e misti, dove trova rifugio e nutrimento”.Francesco Tiralongo,biologo marino e ricercatore del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania,smentisce conFocuSiciliagli “allarmismi inutili” diffusi negli ultimi giorni da alcuni organi di stampa sul vermocane.Hermodice carunculata,questo il nome scientifico della creatura che desta tante preoccupazioni,si sta effettivamente diffondendo nei nostri mari,ma il fenomeno non è iniziato certo oggi. “La causa, probabilmente, è almeno in parte dovuta alriscaldamento delle nostre acquein corso da alcuni anni, essendo il vermocanetermofilo“, dice l’esperto. È vero anche che la speciepuò essere fastidiosaper l’uomo e che ha unimpatto negativo su alcune tipologie di pesca,specie in determinate aree, “ma il tema va affrontato in modo scientifico,senza cadere nel gioco mediatico“. Leggi anche –Dopo i fiumi il gambero killer minaccia i mari: “Prospera in acqua salata” L’unico modo per farlo è conoscere l’animale di cui si parla, pervalutare i rischisenza cedere al panico. “Ilvermocane,noto anche come ‘verme di fuoco’, è una specie che popola da sempre i nostri mari. Tecnicamente parlando si tratta di unpolichete,caratterizzato da uncorpo allungato e segmentato,ricoperto dasetole bianche“, spiega Tiralongo. Proprio le setole, se toccate, “possono causare irritazione e bruciore”, provocando con i lorocomposti tossicidisagi non trascurabili,anche nell’uomo. Per fortuna, assicura il ricercatore, non è comune che ciò avvenga, per una questione piuttisti semplice. “Le spiagge confondali sabbiosi,frequentate dai bagnanti, non sono il suo ambiente naturale, riducendo enormemente il rischio diincontri accidentali con l’uomo“. Nessun pericolo di mettere i piedi sotto la sabbia e incontrare il verme di fuoco, insomma. “A differenza di quanto si è detto in questi giorni, creando unallarme che non ha motivo di esistere,grandi e piccoli possono godersi il mare senza iltimore di sorprese spiacevoli“. Leggi anche –Formica di fuoco, allerta nidi in Sicilia. Corsa per evitare l’effetto granchio blu Unrischiopiù concreto riguarda ilsettore ittico,per cuiHermodice carunculatapuò rappresentare una criticità. “Il vero problema causato dal vermocane si manifesta nel settore dellapesca artigianale,con impatti rilevanti, dimostrati a oggi solamente per la Sicilia”, osserva Tiralongo. La ragione è semplice. “Ipescatori professionisti,che operano su substrati rocciosi o misti, sono a maggior rischio di entrare in contatto con questo polichete, soprattutto quandotirano su le retie le aprono per estrarre il pescato”. In questi casi, con lamaggiore diffusionedovuta allealte temperature,non è raro che nelle maglie si incontri anche il verme, prelevato dai fondali. Con tutti i rischi connessi, sottolinea l’esperto. “Le suesetole urticanti,come detto, possono causarebruciore, prurito, edema e altre reazioni cutanee,che possono talvolta estendersi ad altri sistemi. Il problema, però èsoprattutto economico,visto che il vermocane danneggia anche il pescato. Una situazione che richiede “attenzione e misure preventive adeguate aproteggere i pescatori“. Leggi anche –Gambero killer, precursore del granchio blu che danneggia economia e mare Unapproccio razionale,insomma, quello suggerito da Tiralongo. Esattamente il contrario di quanto avvenuto nelle ultime settimane, quando il tema è rimbalzatoin tv, sulla stampa e su internetpreoccupando non poco i cittadini. “Nonostante la presenza delvermocanepossa destare preoccupazione,è fondamentale evitare inutili allarmismi.Il recente impatto mediatico che sta subendo questa specie rischia di trasformarsi in unafobia,che bisogna quindi assolutamenteridimensionare“. Ciò che serve, al contrario, “è un equilibrio tra la consapevolezza dei rischi e la serenità delleattività turistiche e ricreativesul litoraleMediterraneo,tenendo presente l’impatto del riscaldamento climatico su questa e altre specie marine”. Anche perevitare che l’allerta si trasformi in un danno economico,in un momento molto delicato per le nostre economie. “Si può andare al maresenza particolari timori,naturalmente senza rinunciare allaprudenza,che non guasta mai. Sapendo che il vermocanenon sta lì in agguato nella sabbiapercolpire l’uomo“.