Verso l’Irpef “unica”, revisione Iva e Ires: la riforma del fisco del governo Meloni

Verso l’Irpef “unica”, revisione Iva e Ires: la riforma del fisco del governo Meloni

Ilgoverno Meloniha due anni perrealizzare lariforma del fisco. A partire dalla revisione dell’Irpef, “diretta al raggiungimento di un’aliquota unica“, passando per lemodifica di Iva, Irap e Irese del diritto tributario. L’Esecutivo deve muoversi nel recinto dellalegge delega fiscale, approvata definitivamente dal Parlamento il quattro agosto. A esprimere soddisfazione la presidente del ConsiglioGiorgia Meloni. La premier ha rivendicato “unariforma strutturale e organica, che incarna una chiara visione di sviluppo e crescita e che l’Italia aspettava da 50 anni”. Capisaldi del nuovo regime, secondo Meloni, “meno tasse sufamiglie e imprese,un fisco più giusto e più equo,più soldi in busta pagae tasse più basse per chi assume e investe in Italia”. Ben diverse le valutazioni dell’opposizione. Il Partito democratico parla di “uno strumento che distribuiscenuovi privilegia chi già ne aveva”. L’accusa al Governo è di seguire una “logica corporativista” e di non aver inserito nella legge “alcuna misura seria e incisiva per ilcontrasto all’evasione fiscale“. Leggi anche –Una tassa sugli “extraprofitti” delle banche. L’annuncio del governo Alla momento della pubblicazione di questo articolo la Legge delega non è ancora inGazzetta ufficiale. Dalla documentazione della Camera dei deputati è possibile tracciare i contorni principali della riforma fiscale. IlTitolo Icontiene “i principi generali e i tempi di esercizio della delega”, che come detto ha una durata di 24 mesi, nonché “i criteri direttivi per la riforma dello statuto del contribuente”. La parte più “sostanziosa” della Legge è rappresentata dalTitolo II, che contiene le riforme delle diverse imposte. In particolare l’articolo 5 riguarda l’Irpef, Imposta sulreddito delle persone fisiche. L’idea è quella di unariduzione gradualedel tributo, “nel rispetto del principio di progressività, tendenzialmente e gradualmente diretto al raggiungimento di un’aliquota unica”. Sul piano delleagevolazionisi stabilisce un allineamento tra illavoro dipendentee quelloautonomo, con “l’applicazione della stessa area diesenzione fiscalee dello stesso carico impositivo Irpef”, nonché la possibilità “di dedurre icontributi previdenzialiobbligatori”. Leggi anche –Comprare casa: mutui per 500 milioni di euro, ma business in calo Restando sui lavoratori dipendenti, la Legge delega prevede “lasemplificazionedelle disposizioni riguardanti le somme e i valori esclusi dall’imponibile”. Anche agli autonomi sono dedicate varie misure, tra cui “lariduzione delle ritenuteoperate sui compensi, nel caso in cui ci si avvalga di dipendenti e collaboratori”, nonché la “laneutralità fiscaledelle operazioni di aggregazione e riorganizzazione deglistudi professionali“. Si ipotizza inoltre “la progressiva introduzione dellaperiodicità mensile degli acconti e dei saldi“, per ottenere in prospettiva “una migliore distribuzione delcarico fiscalenel tempo”. La legge contiene anche dei riferimenti alla cosiddetta “flat tax incrementale“. Si tratta della tassazione unica sui maggiori guadagni registrati rispetto ai tre anni precedenti, cavallo di battaglia del centrodestra. Il governo aveva previsto un’applicazione generalizzata. Il Parlamento ha chiesto invece di limitare il beneficio “alle retribuzioni a titolo distraordinario, alla percezione dellatredicesimamensilità e aipremi di produttività“. Leggi anche –Meno tasse per tutti. La nuova riforma fiscale spiegata dal dirigente Mef Per quanto riguarda l’Ires, Imposta sui redditi delle società, l’articolo 6 prevede dei “regimi complementari di vantaggio” accanto all’aliquota ordinaria al 24 per cento. In particolare si introduce “la riduzione dell’aliquota nel caso in cui sia impiegata ininvestimenti, con particolare riferimento a quelli qualificati, innuove assunzionio in schemi stabili dipartecipazione dei dipendenti agli utili“. Tale riduzione, si precisa nella legge, “non si applica al reddito corrispondente agli utili che, nel predetto biennio, sono distribuiti o destinati a finalità estranee all’esercizio dell’attività d’impresa”. Le imprese che non possono beneficiare di questo “regime di vantaggio” possono comunque ambire a ottenere delleagevolazioni fiscali. Si parla di “incentivi riguardanti gli investimenti qualificati, nonché misure finalizzate all’effettuazione di nuove assunzioni, anche attraverso la maggiorazione delladeducibilitàdei costi relativi alle medesime”. Leggi anche –Decreto lavoro: meno tasse e proroga dei contratti a termine. Sindacati divisi La revisione dell’Iva, Imposta divalore aggiunto, è inserita nell’articolo 7. Esso prospetta una revisione dei criteri di calcolo “in modo da renderli più aderenti alla normativa dell’Unione europea“. In attesa dei decreti attuativi l’impegno rimane piuttosto vago, anche se la legge delega prevede “la revisione della disciplina della detrazione, e alcuni interventi più settoriali con riferimento algruppo Iva,terzo settore, importazione di opere d’arte“. L’articolo 8 stabilisce poi “il graduale superamento dell’imposta regionale sulle attività produttive“, la famigerataIrap, mentre l’articolo 9 prevede una revisione dei criteri di calcolo dei redditi d’impresa. Nel dettaglio, si parla di una “razionalizzazione degli incentivi alle imprese e della fiscalità di vantaggio”, con particolare riguardo “ai redditi delle imprese che accedono agli istituti disciplinati dal codice dellacrisi d’impresae dell’insolvenza”. Ma sono compresi anche i regimi speciali “per glienti del Terzo settoree glienti sportivi“. Leggi anche –Mutui alle stelle. La Bce alza i tassi e a pagare sono i cittadini La legge delega contiene numerosi altri interventi, che dovranno essere “messi a terra” attraverso i decreti attuativi. In particolare ilTitolo IIIprevede la riforma delle procedure di definizione dell’imponibile, “accertamento, riscossione,contenzioso e sanzioni“. IlTitolo IVcontiene invece “i criteri relativi al riordino della normativa tributaria e alla codificazione”. Alcune richieste specifiche sono state inserite dal Parlamento durante l’iter di approvazione della legge delega fiscale. Le Camere hanno impegnato il Governo a favorire “lo sviluppo economico delMezzogiornoe la riduzione del divario territoriale, valutando la semplificazione del sistema di agevolazioni fiscali nei riguardi delle imprese”. Infine si chiede all’Esecutivo di attenzionare il tema della “fuga dei cervelli“. Da qui la previsione di misure fiscali ad hoc “volte a favorire lapermanenza in Italiadi studenti ivi formati, anche mediante la razionalizzazione degliincentiviper il rientro”.