Inps, “Assegno di inclusione più alto del Reddito di cittadinanza”. Le simulazioni

Meno beneficiari, importi più alti: è la sintesi del confronto tra il vecchioReddito di cittadinanza(RdC) e il nuovoAssegno di inclusione(Adi), effettuato da Inps nel suo XXII Rapporto annuale. Dal beneficio sono esclusi i cosiddetti “occupabili“, cui spetterà soltanto unSupporto alla formazione e al lavoro(Sfl) da 350 euro al mese per massimo un anno. Per chi ha diritto all’Adi, invece , “gli importi sono, nella maggior parte degli esempi, più generosi del Rdc”. I tecnici dell’Istituto nazionale di previdenza socialehanno esaminato alcuni casi tipo. Per una famiglia ditre adulti, di cui uno disabile, “la nuova misura è di importo più elevato pari a 4,2 punti se il nucleo è in affitto e di 5,6 punti se non in affitto”. Perdue genitori con due minori, di cui unosotto di tre anni, “l’importo risulta maggiore del più 16,4 per cento in affitto e del 13,9 per cento se non in affitto”. Infine, nel caso didue genitori con un minoresotto i tre anni, l’importo sale “del 9,7 per cento in affitto e del 8,4 per cento se non in affitto”. Leggi anche –Assegno unico, cosa cambia dopo il taglio del reddito di cittadinanza Il Reddito di cittadinanza, ricorda Inps, è stato mandato in pensione con il Dl 48/2023, meglio noto comeDecreto lavoro. Per sostituirlo, come detto, sono state introdotte due misure, “una rivolta aisoggetti in povertànon in grado di lavorare (Assegno di inclusione), l’altra dire/inserimento lavorativo(Supporto per la formazione)”. Rispetto al Reddito, le nuove misure comportano piùobblighi per i percettori. “L’erogazione è fortemente condizionata dalla sottoscrizione del patto di attivazione digitale e deipatti per l’inclusione. Nel caso di Sfl anche dalla partecipazione a percorsi diformazione“, ricorda Inps. I decreti fissano le incompatibilità con altri ammortizzatori sociali. Tra questi non c’è l’Assegno unico universale per i figli, che anzi “ècorrisposto in misura integrale(189 euro), invece che comeintegrazione alla quota RdCspettante al minore”. Anche per questo motivo, nelle simulazioni di Inps, il totale degli assegni risulta più alto. Leggi anche –Reddito di cittadinanza, il taglio in Sicilia vale 24 milioni al mese Il rapporto dell’Inps fornisce deidati sul Reddito di cittadinanza.Quando fu introdotto, nel2019, “i nuclei che percepivano la misura erano pari a circa1,1 milioni,con circa 2,5 milioni di beneficiari”. La pandemia,tra il 2020 e il 2021, ha allargato la platea. “I nuclei sono aumentati, raggiungendo quota1,6 milionicon circa 3,5 milioni di individui coinvolti”. Da qui in poi, annotano gli esperti, i numeri hanno iniziato a scendere. “A dicembre del2022risultavanopercettori di RdCcirca1,4 milioni di nuclei, con circa tre milioni di beneficiari”. Un calo proseguito nei primi quattro mesi del2023, quando si rileva “ancora una flessione dei nuclei, che si attestano a1,2 milioni, con circa 2,5 milioni di percettori”. A cambiare nel tempo è stata anchela condizione dei richiedenti. “Il valore medio dell’Isee passa dai circa 1.800-1.700 euro di giugno-dicembre 2019 a valori via via più piccoli. Raggiungendo unvalore minimo di circa 500 euroad aprile 2023″. Leggi anche –Reddito di cittadinanza sospeso: cittadini disperati, sindaci inermi Di riflesso, “l’importo medio mensile passa da circa 480-520 euro nel primo anno di applicazione a valori via via più alti. Raggiungendo i circa 560 euro ad aprile 2023”. Numeri che per Istat indicano che “sono rimasti beneficiari della misura i nuclei con minore capacità di produrre reddito”.Solo i più poveri, dunque, hanno continuato a chiedere l’assegno. Se per qualcuno ciò indica che le varie modifiche abbiano sfrondato la platea dai “furbetti”, per Inps la platea è in realtàmolto più alta. Secondo le stime effettuate dai tecnici, “tutt’altro che un compito semplice”, il bacino nel 2019 era di oltreun milione e 750 mila famiglie,mentre le richieste si sono fermate aun milione e centomila. Nel 2020 la platea avrebbe dovuto essere diun milione e 770 mila famiglie, ma la richiesta si è fermata aun milione e 300 mila. Ciò può derivare da “mancanza di informazioni, presenza dibarriere burocraticheo di stigma associato al supporto statale”, conclude Inps.