Il lavoro digitale chiama, in Sicilia la formazione professionale non risponde

Il lavoro digitale chiama, in Sicilia la formazione professionale non risponde

Ilmercato del lavoro che cambia, l’istruzione scolastica, universitaria e la formazione professionale che restano uguali, soprattutto inSicilia. Ed ecco spiegata l’origine dello scollamento, della distanza ormai siderale tra domanda e offerta di lavoro. Proprio qualche giorno fa, grazie ad una intesa siglata tra aziende e sindacati,39 nuovi profilisono stati definiti in maniera dettagliata nelnuovo contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti delle aziende grafiche, editoriali, digitali ed affini. Tra questi troviamo ilsocial media manager(colui che imposta e gestisce i profili e le pagine social), ilpodcast producer(che si occupa della progettazione tecnica, della realizzazione e della pubblicazione di video, podcast, filmati o animazioni) e persino l’Ai manager(colui che sviluppa e implementa sistemi di intelligenza artificiale e machine learning). Tutti mestieri di cui non c’è però traccia nell’offerta formativa professionale della Regione siciliana. Leggi anche –Lavoratori su piattaforma digitale, in Italia sono solo l’1,5 per cento del totale Qualche giorno fa, nel presentare alcuni progetti innovativi pensati per le scuole e per i quali la Regione siciliana ha messo adisposizione 30 milioni di euro,l’assessore all’Istruzione e alla Formazione, Mimmo Turano, ha fatto riferimento alla necessità di un “cambiamento radicale delle regole nella formazione professionale, che privilegino finalmente il criterio della domanda su quello dell’offerta”. Quello di Turano resta ad oggi un mero auspicio o tutt’al più una dichiarazione di intenti, dal momento che il tasso didisoccupazione in Sicilia è oltre il doppio della media nazionale, ovvero intorno al 17 per cento in Sicilia, meno dell’8 per cento in Italiasecondo gli ultimi dati Istat per gennaio. Nell’Isola inoltre il 30 per cento dei giovani non studia, non lavora e non si forma, rientrandonella categoria dei cosiddetti “Neet”. Leggi anche –Lavoro, da dicembre 2023 in un mese l’Italia ha perso 34 mila occupati Nellalista dei 39 nuovi profili aggiuntial nuovocontratto collettivo firmatodaAssografici, Associazione Italiana Editori (AIE), Associazione Nazionale Editoria di Settore (ANES)e le federazioni sindacali di categoriaSlc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom, c’è anche ilbrand manager, ad esempio, ovvero colui che definisce la strategia di comunicazione delle linee di prodotto e che è responsabile dell’immagine del brand. Spazio anche ai temi legati alla sostenibilità ambientale con ilsustainability manager,che si occupa di integrare temi ambientali e sociali nel business ed elaborare un piano basato sui criteri ESG. IlSEO specialist, invece, studia e implementa strategie per aumentare il numero di visitatori e per migliorare il posizionamento sui motori di ricerca. IlSEM specialistè l’esperto di marketing digitale  e si occupa delle attività di promozione di siti e pagine web a pagamento.Si tratta soltanto di alcuni esempi dinuove professionalitàfigliedei media digitali: una chiara testimonianza di come siano le nuove tecnologie (inclusa l’Intelligenza Artificiale) a dettare le regole del mercato del lavoro, di oggi e di domani. Agli antipodi, troviamo un’offerta formativa che ha quasi sempre ignorato le reali esigenze di un mercato condizionato sempre di più dall’innovazione tecnologica. Leggi anche –Sempre più estetisti, meno falegnami ed elettricisti. Le nuove imprese artigiane Spulciando ilnuovo Catalogo dell’offerta formativa che la Regione sicilianaha appena pubblicato e che prevede corsi gratuiti per ilconseguimento di qualifiche professionaliche saranno erogati daoltre 300 entidistribuiti su tutto il territorio regionale,si individuano soprattutto profili professionali “tradizionali” quali: addetto algiardinaggio e ortofrutticoltura, addetto alla sistemazione e manutenzione di aree verdi, conduttore diimpresa agricola, manutentore delverde, operatoreforestale, tecnico ambiente energia sicurezza, addetto banconiere (gastronomia, macelleria, gelateria), addetto panificatore pasticceria, birraio artigiano, operatore specializzato di pasticceria, panificatore, pizzaiolo, addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico, bibliotecario.Nel Catalogo non potevano mancare icorsi destinati a formare i famigerati operatori del benessere (estetica e acconciatura)che però di fatto fanno riferimento ad un mercato ormai saturo (colpa anche del “nero”).Nel lungo elenco di profili professionali ci sono anche corsi per tecnico del suono, truccatore artistico, addetto amministrativo segretariale, tecnico fibra ottica, operatore socio-assistenziale, addetto alla contabilità. Leggi anche –Formazione: 80 estetisti per ogni operaio specializzato L’ambito digitale, scorrendo le106 paginedel catalogo,non sembra quello preponderante, ma quanto meno è finalmente presente con percorsi formativi per tecnico specializzato in marketing, operatore informatico di risorse web, operatore informatico su dispositivi e reti, tecnico della sicurezza delle reti, tecnico gestione siti web, tecnico informatico, tecnico di sistemi di telecomunicazione, tecnico sistemista di reti.A ciò si aggiunga unfatto di non scarsa rilevanza: negli ultimi anni i corsi finanziati dalla Regione siciliana sono stati strutturati in maniera tale da prevedere che una parte del percorso formativo si svolga all’interno delle aziende. Segnale positivo che lascia ben sperare in una inversione di tendenza rispetto al passato? Assolutamente sì ma per il salto di qualità servirà ben altro. Servirà soprattutto recuperare, e in fretta, il tempo perduto. I dati parlano chiaro:siamo ancora molto lontani da quella svolta auspicatanella direzione di un sistema, quello dell’istruzione per l’appunto,“pensato” per collocare sul mercato del lavoro disoccupati e Neete per permettere a tanti di guadagnare una condizione di dignità professionale. Sul banco degli imputati c’è anche l’orientamento che non sempre è efficace nel guidare le scelte: quest’ultime non sempre sono in linea con le esigenze delle imprese. E poi, fattore non meno importante, è rappresentato dalle aspirazioni e dallescelte dei ragazzi e delle loro famiglie, scelte che talvolta, come testimoniano gli operatori del settore, non si basano sulle reali opportunità del mercato del lavoro bensì sulle professioni classiche e che hanno maggior appeal tra i più giovani.