Né feste, né funerali: fiori al macero. Il settore è al collasso
Il
settore floricolo è al collasso. I fiori recisi non si vendono più
e le aziende hanno gettato via le produzioni di marzo. Le commesse
estere sono bloccate. Il florovivaismo è uno dei settori massacrati
dall’emergenza coronavirus. Le serre sono piene di piante già
sbocciate, ferme in attesa di richieste che non arriveranno. Le
aziende hanno già provveduto ad alzare le reti di sostegno e alla
fresatura delle piante. Il raccolto, di fatto, è stato azzerato. La
rete commerciale è ferma: non ci sono eventi, matrimoni, funerali,
banchetti, feste religiose. Non ci sono feste di compleanno,
anniversari di matrimonio, cresime e prime comunioni. In provincia di
Ragusa vi sono alcune delle più grosse aziende del settore
floricolo. Alcune portano i loro prodotti in molte nazioni europee,
anche in Russia. Tutto bloccato anche sul fronte delle esportazioni.
Così come accade per altre aziende di Calabria, Puglia, Campania, ma
anche nella zona di Sanremo. Silvana
Gagliano è la titolare della Mediflor, azienda della zona di Acate.
“Lavoriamo nel settore dei fiori recisi – spiega – in
particolare del ‘crisantemo programmato’. Il periodo primaverile è
tra quelli maggiormente proficuo per noi: la festa della donna, la
festa del papà, la domenica delle Palme e la Pasqua sono degli
eventi per i quali i fiori sono richiesti”. La Mediflor ha già
provveduto a fresare i fiori delle serre che non potevano essere
raccolti. “Di fatto, si tratta di tre mesi di lavoro che vanno in
fumo: per la produzione del crisantemo servono dodici settimane”. E
con i tre mesi vanno in fumo gli investimenti fatti: “Abbiamo
affrontato i costi di lavorazione, quelli per i prodotti
anticrittogamici ed i concimi, abbiamo le spese di consumo elettrico,
perché bisogna mantenere la temperatura delle serre e bisogna
programmare anche la luminosità o l’oscuramento”. E se marzo è
già perso, i prossimi mesi restano un’incognita. “Nelle nostre
serre – afferma Gagliano – c’è ancora una parte della produzione
che dovrebbe fiorire a maggio, ma non so come andrà. Non sappiamo
ancora se piantare o meno i fiori di giugno. Penso che sceglieremo di
farlo in quantità limitata”. “La mia impresa è al collasso”, racconta Giuseppe Russo, titolare nel catanese dell’azienda florovivaistica che porta il suo nome. “Ogni giorno abbiamo spese indifferibili per 6 mila euro e nessun incasso. Il nostro è un settore diverso dagli altri legati alla terra”, spiega Russo. La produzione, infatti, è a ciclo continuo su tutte le stagioni. E poi ci sono i vivai. “Se entro il mese le piante in vaso non verranno vendute, dovranno essere buttate come già avvenuto per la maggior parte dei fiori recisi del periodo”. La sua azienda conta circa 200 operai. “Se il governo non interviene tempestivamente, non potrò più garantire l’occupazione come fatto finora”. Nella maggior parte delle aziende, per ora, lavora solo una parte degli operai, impiegata soprattutto per prepara il terreno ed eliminano i fiori che sono rimasti invenduti. I danni, per le aziende, sono ancora da quantificare. Ma si tratta di perdite colossali, anche perché spesso legati a mancati pagamenti di altre ditte che hanno chiuso i battenti. Si sono mosse le organizzazioni di categoria, un appello è stato lanciato dalla Coldiretti. Il presidente di Confagricoltura Catania, Giovanni Selvaggi, ha delle richieste precise: “Le commesse per tutto il settore sono crollate a zero, le spese invece continuano su tutti i versanti, da quelle necessarie per non fermare le attività a quelle per gli adempimenti fiscali”. Confagricoltura chiede quindi che il comparto possa beneficiare di uno stop immediato su mutui, finanziamenti e pagamenti per le aziende, cassa integrazione per i lavoratori in deroga alle attuali regole, rinvio del pagamento dei contributi previdenziali e delle imposte, sostegno al reddito per i soci produttori delle cooperative; è inoltre fondamentale garantire lo sblocco dei pagamenti dei contributi per le aziende in graduatoria di Pif e Psr che hanno già sostenuto gli investimenti e, alla fine del periodo di emergenza, negoziare una dilazione vera dei pagamenti. Leggianche–Coronavirus, in crisi anche i vivai Il ministr delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, ha voluto “rassicurare tutti i florovivaisti e i floricoltori italiani”. Bellanova ha sottolineato che “la situazione sofferta dal comparto è oggetto della massima attenzione e cura” e promesso “misure compensative mirate”: “Nulla andrà perduto né in termini di sostegno immediato, né in termini di prospettiva per le aziende del settore. Il florovivaismo rappresenta una quota significativa e strategica del nostro segmento agricolo, ed è ben presente tra le priorità, compatibilmente con una emergenza e una crisi senza precedenti”.