Pnrr: con la revisione addio a progetti su territorio ed energia. Cosa cambia
Ilgoverno Melonichiede unarevisione del Pnrr, per stralciare16 miliardidi progetti. Avrebbero dovuto contribuire al miglioramento del territorio italiano come per l’efficienza energetico o la lotta contro il rischio idrogeologico: non si faranno, almeno non con i fondi del Pnrr. Secondo il ministro per gli affari EuropeiRaffaele Fitto, “mettono a rischio il raggiungimento dei risultati nelle modalità e nei termini previsti”. Il problema è il tempo. Lascadenzadel Piano nazionale di ripresa e resilienza è fissata al30 giugno 2026, ma alcuni dei progetti risultano “non coerenti con letempistichee le modalità direndicontazione” e di conseguenza “non consentono la conferma delfinanziamentoa valere sul Piano”. La proposta di revisione approvata dallacabina di regiadel Pnrra palazzo Chigi è nata del confronto con leamministrazioni locali, e dovrà essere presentata allaCommissione europeaentro agosto. Molti deiprogetti stralciatisono di grande importanza per lo sviluppo delMezzogiorno, che secondo la legge istitutiva del Pnrr, varata dalgoverno Draghi, dovrebbe ricevere il40 per centodei 191 miliardi disponibili. Si tratta per esempio degli interventi suldissesto idrogeologicoe sulla gestione deibeni confiscatialla mafia. Leggi anche –Appalti pubblici monitorati: intesa tra Zes occidentale e prefetti La modifica del Pnrr, precisano dal governo, è prevista dalregolamento europeo 241/2021, che ha istituito ilDispositivo di ripresa e resilienza. La norma prevede infatti “la possibilità di revisione dei Piani”, nel caso in cui gli obiettivi non siano raggiungibili “a causa dicircostanze oggettive“. Nel dettaglio sono nove i progetti stralciati. Si tratta degli “Interventi per la resilienza, lavalorizzazione del territorio e l’efficienza energeticadei Comuni” (sei miliardi), degli “Investimenti in progetti dirigenerazione urbana,volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale” (3,3 miliardi) dei “Piani urbani integrati” (2,5 miliardi), delle “Misure per la gestione delrischio di alluvionee per la riduzione delrischio idrogeologico” (1,3 miliardi), dell’”Utilizzo dell’idrogenoin settori hard-to-abate” (un miliardo), del “Potenziamentoservizi e infrastrutture sociali di comunità” (725 milioni), della “Promozioneimpianti innovativi(incluso offshore)” (675 milioni), della “Valorizzazione deibeni confiscatialle mafie” (300 milioni) e della “Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano“. Il totale è quindi di 15,9 miliardi di euro. Leggi anche –Appalti nei porti dello Stretto e risorse Pnrr: si intensificano i controlli Come detto, perché il Piano possa essere rivisto, occorre che si presentino delle “circostanze oggettive” diirrealizzabilitàdegli obiettivi. IlGovernoitaliano le mette nero su bianco, ricordando che le amministrazioni locali “hanno presentato proposte di modifica che riguardano144 investimenti e riforme“. Un primo problema riguarda i progetti confluiti “in corsa” nel Pnrr. Secondo il governo la maggior parte “è stata avviata precedentemente al Piano e all’emanazione delle suedisposizioni attuative” un fatto che rappresenta “unacriticitàsignificativa che genera il rischio dinon ammissibilità“. Un secondo problema riguarda la “parcellizzazione” dei progetti, che “ricadono nella competenza dimoltissimi soggetti attuatori“, fatto che ha comportato “un carico amministrativo di difficile gestione”. L’ultimo problema è quello dei ritardi veri e propri, “dovuto tra l’altro all’incremento dei costidei lavori trainato dall’aumento dei prezzi dellematerie primee dell’energiaverificatosi nel corso del 2022″. La crisi internazionale, insomma, ha avuto il suo peso. Leggi anche –Pnrr, nel 2022 in Sicilia appalti record. Rischio blocco: imprese a secco La revisione che sarà presentata allaCommissione europea, assicurano dal Governo, non inficerà l’impianto generale del Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Le proposte di modifica del Pnrr non eliminano nessuna riforma, a conferma che non viene intaccata l’ambizione del Piano”, ha detto infatti il ministro Fitto. “In alcuni casi, infatti, è stato rafforzato l’impianto riformatore introducendomisure specificheanche di investimenti che ne sostengono e ne potenziano l’attuazione. In altri casi, sempre con riferimento alle riforme, sono state adeguate e aggiornate letempistichedi attuazione e verifica per meglio rispondere almutato contestosocioeconomico”. Quanto ai 16 miliardi di progetti definanziati, “il Governo attiva le misure necessarie perriprogrammare le risorsea favore di interventi coerenti e realizzabili nei tempi previsti e, contemporaneamente, assicura il completofinanziamento degli interventistralciati dal Pnrr”. I soldi, insomma, dovrebbero essere “spostati” su progetti più facilmente raggiungibili, senza rinunciare alle risorse. Leggi anche –Zes unica del Sud, via libera dall’Europa. Riforma è già nel Pnrr Se il Governo ostenta sicurezza, isindacatinon sono così tranquilli. “Esprimiamo più di qualche dubbio sulla rimodulazione deiprogetti del Pnrr, a partire dalla questione del dissesto idrogeologico sino a quelle relative agli alloggi per gli studenti universitari e alleopere infrastrutturali definanziate“, diceIvana Veronese, segretaria confederaleUil, sottolineando che la rimodulazione “conferma i ritardi e non risolve l’annoso problema delle istituzioni di fare spesa per investimenti in tempi europei”. Per quanto riguarda l’impatto della revisione per ilMezzogiornoa intervenire è laCna, Confederazione nazionale degli artigiani. “L’impatto di queste misure sulla nostra regione sarebbe letale. Il contrasto al dissesto idrogeologico è una assoluta priorità per l’Isola”, dicono i vertici di Cna Catania,Floriana FranceschinieAndrea Milazzo, secondo cui si tratta di una “scelta politica che, se confermata, potrebbe essere unabomba atomicaper la già desertificata regione”.