Uccelli rapaci, mercato nero milionario pure in Sicilia. Lipu: rubati uova e pulcini

Decine di migliaia di euro per unesemplare adulto addestrato,qualche migliaio per ipulcinie leuova: sono le cifre record del mercato nero degli uccelli rapaci, che anche in Sicilia minaccia molte specie. “Falco lanario, Falco pellegrino, Aquila di Bonelli, Avvoltoio Capovaccaio,tipici dell’Isola, sono particolarmente adatti alla falconeria, pratica venatoria d’élite che si esercita attraversorapaci ammaestrati.Inoltre, vengono utilizzati anche spettacoli all’aperto, rievocazioni medievali e film”, spiega aFocuSiciliaGiuseppe Rannisi, referente siciliano della Lipu,Lega italiana protezione uccelli. Attorno alla falconeria esiste un florido commercio illegale. “In Siciliaspesso i nidi sono stati svuotati,mettendo a rischio la sopravvivenza della specie. Per questo, come Lipu, abbiamo introdotto dellecampagne di monitoraggio“. L’ultima,LifeCon.Ra.Si, Conservazione rapaci Sicilia,cofinanziata da Unione europea e Regione siciliana, si è conclusa nel 2021. Il lavoro però continua, a opera di ornitologi,bird watchere appassionati. “Teniamo sotto osservazione i nidi, perevitare che il fenomeno riprenda“. Leggi anche –Per i pannelli solari gli uccelli sono un problema, tra guano ed “effetto lago” Secondo i dati del WWF, ilcommercio illegale di animali“vale oltre 23 miliardi di dollari”, e rappresenta “uno dei più importanti business sul Pianeta, insieme altraffico di esseri umani, di droga e di armi“. Per quanto riguarda la Sicilia, spiega Rannisi, il traffico non autorizzato di uccelli avviene in due forme. “La prima riguarda ipasseriformi–cardellini, verdoni, verzellinie altre specie – che vengonocatturati dai bracconieri utilizzando reti e richiami“. La caccia, aggiunge il rappresentante di Lipu, “avviene soprattuttoin prossimità di pozze d’acqua“, e benché possa sembrare innocua “ha un forte impatto sul nostro ecosistema”. Il commercio dipasseriformi sicilianisi sviluppa nell’Isola, ma anche in direzione di Malta. “A volte gli allevatorivendono uccelli selvatici,perchéi costi sono più bassirispetto a quelli nati e cresciuti in cattività”. Quanto agli appassionati, “la legge italiana consente di tenere i passeriformi, a patto che abbiano unafiliera tracciata.Per questo motivo non si dovrebbero comprare animaliprivi di anello e di certificato“. Leggi anche –Cambiamento climatico, 90 miliardi di costi in 40 anni. Il Piano del Ministero La seconda forma di commercio illegale di uccelli è, appunto, ilfurto delle uova e dei pulcini,e riguardaprevalentemente i rapaci,che, come detto, godono di un mercato molto ampio grazie alla falconeria. Tale pratica, precisa Rannisi, è regolata dalla normativa nazionale, che peròimpone l’utilizzo di animali allevati.“Molti appassionati, in Sicilia e in Italia, si dedicano a questa disciplina rispettando le regole, che comprendono certificati, controlli periodici, anelli inamovibili, per garantire latracciabilità dell’esemplare“. Accanto alla maggioranza di persone oneste, però, c’è anche chi ricorre al mercato nero. “È nato anche uncommercio illegale dei certificati,che vengono ‘riciclati’ per giustificare gli esemplari che non sono nati in cattività”. Spesso uova e pulcini di rapaci siciliani finiscono in Medio Oriente. “Le indagini deiCarabinieri forestalihanno dimostrato che il commercio è solido, soprattutto nei Paesi arabi. Le specie più ricercate in Sicilia sono ilFalco lanario,l’avvoltoioCapovaccaio,ormai in pericolo di estinzione, e l’aquila di Bonelliper le sue particolaricaratteristiche fisiche,che uniscono l’agilità del falco alla potenza dell’aquila”. Leggi anche –Riserve naturali in Sicilia, quante e quali sono. Tra burocrazia e poche risorse I furti, dice ancora il rappresentante di Lipu, avvengono talvoltain modo brutale.“Nel 2015 iCarabinieri forestalihanno fermato un uomo che aveva trasportato in treno fino adAlessandria, in Piemonte,due pulcini di aquila di Bonelli dentro una scatola di cartone, trafugati da un nido in provincia diCaltanissetta“. Un ritrovamento frutto di “un’indagine su tutto il territorio nazionale”, nell’ambito di controlli “partiti da una nostra denuncia“. Purtroppo, non è stato possibile salvare entrambi gli esemplari. “Uno è morto, a causa delle pessime condizioni in cui era tenuto. L’altro è statoreintrodotto in naturadopo circa un mese dal ritrovamento, nel territorio dei genitori. La mamma lo ha riconosciuto e accettato, forse dal verso”. Soltanto un esempio del danno che ilfurto delle uova o dei pulcinipuò arrecare alle specie. “Nel 2011 la popolazione diaquila di Bonellisi era ridotta a sole 25 coppie in tutta la Sicilia, vicino alla soglia di estinzione. Oggi, grazie al lavoro delGruppo Tutela Rapacidi cui fa parte laLipue a progetti comeLife Con.Ra.Si,il numero di coppie è raddoppiato, lasciando ben sperare per la sopravvivenza della specie”.