Riaperture, la Sicilia in arancione spera. “Evitare false partenze stile Sardegna”

Ripartire, sì, ma con prudenza. Mettendo in salvo l’estate, una stagione-salvadanaio che solo l’anno scorso, in Sicilia, ha portato un rimbalzo del Pil del 16 per cento. “Le riaperture annunciate dal 26 aprile, nelle regioni in zona gialla, sono una buona notizia”, dice Dario Pistorio, presidente regionale di Fipe Confcommercio. “La ristorazione siciliana, nell’ultimo anno, ha bruciato oltre due miliardi. Dopo la conferenza stampa di Draghi ho ricevuto centinaia di telefonate da parte di gestori stremati”. Non diversa la situazione degli operatori del turismo. “Veniamo da tredici mesi di buio, con perdite che sono arrivate all’85 per cento”, spiega Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti. “Bene le riaperture, purché siano accompagnate da una seria programmazione”. Il decreto, annunciato dal premier e dal ministro Speranza venerdì, è previsto in Gazzetta ufficiale oggi. Il dato consolidato è che in zona gialla i ristoranti possano aprire anche la sera, malgrado il coprifuoco notturno che non dovrebbe venir meno per tutto il mese di maggio. C’è anche una questione tavoli all’aperto, che però si presta a varie interpretazioni. “Non si capisce se sia un obbligo o una preferenza. Questo è un punto focale, perché chi non ha il dehor può essere penalizzato”, sostiene Pistorio. La Sicilia può contare su un microclima temperato e belle serate già da fine aprile. “Ciò non toglie che l’acquazzone può sempre capitare. In quel caso, senza tavoli al chiuso, la serata è finita”. Leggi anche –Governo, il calendario delle riaperture: scuola, ristoranti, palestre e fiere Per il numero uno di Fipe Sicilia “è inutile avventurarsi in ipotesi prima della pubblicazione del decreto”. Anche perché gli annunci rischiano di essere controproducenti. “Credo che in questa fase ci vogliano calma e chiarezza. I ristoratori sono esasperati, e tutto chiedono tranne l’ennesima marcia indietro”. Nelle scorse settimane la categoria è scesa in piazza al grido di “Io apro!”. “Sono movimenti che vanno rispettati perché rappresentano una frustrazione autentica. Lo abbiamo detto al ministro dello Sviluppo economico Giorgetti, quando ci ha ricevuti: la nostra categoria non ne può più”. Il confronto tra associazioni e Governo, però, deve continuare. “Senza dialogo non si va avanti. Soprattutto in una fase così delicata”. Leggi anche –I ristoratori siciliani in stato di agitazione: “Senza aiuti da 13 mesi” Non diversa la posizione degli operatori del turismo. Per Messina la questione delle riaperture non può essere distinta dal piano vaccinale. “Chiedevamo da tempo un’accelerazione della campagna e la possibilità di riaprire nel pieno rispetto dei protocolli sanitari”. Ciò che invocano è un calendario con le date precise per ogni settore. “Va reso pubblico subito, per dare alle aziende la possibilità di programmare”. Inoltre il presidente di Assoturismo chiede che le riaperture siano accompagnate da un piano di riforme. “Bisogna intervenire sul fisco, sul costo del lavoro, sulla sburocratizzazione. Non vorremmo che alla ripartenza noi fossimo pronti e l’Agenzia delle entrate ancora più pronta, per così dire”. Il riferimento è alle milioni di cartelle esattoriali fermate in calcio d’angolo con il decreto Sostegni. Leggi anche –Istat, dall’inizio dell’emergenza Covid perso quasi un milione di posti di lavoro A questo proposito, nel corso dell’ultima conferenza stampa, il premier ha confermato un nuovo scostamento di bilancio da 40 miliardi per finanziare il prossimo decreto. Per Pistorio è il segnale di un cambio di passo. “Draghi è un analista vero, ha fissato un’asticella oltre la quale c’è il default economico, ma soprattutto sociale”. Anche Confcommercio non ha risparmiato critiche al Decreto di marzo, ma guarda positivamente al ricalcolo dei sostegni “sull’utile netto anziché sul fatturato”. Più critica la posizione di Messina. Da inizio pandemia, ricorda, le imprese del turismo hanno ricevuto appena il sette per cento delle perdite. Il premier “ha un curriculum invidiabile, ma la svolta ancora non c’è stata”. In particolare il decreto Sostegni “non era quello che ci aspettavamo”. Leggi anche –Decreto Sostegni, “rimborsi massimi del 5 per cento”. L’analisi dei commercialisti Questo l’animo col quale ristorazione e turismo si preparano alla ripartenza. “Bisogna vedere se la Sicilia sarà in condizione di affrontarla”, precisa il presidente di Fipe. Venerdì scorso l’isola ha evitato per un soffio il passaggio in zona rossa, visto l’Rt ancora sopra 1 e oltre cento Comuni in lockdown, compresa l’intera Città metropolitana di Palermo. “Le chiusure mirate in questa fase sono uno strumento su cui porre attenzione. Se i numeri permettono a una città di lavorare, perché impedirlo?”, si chiede Pistorio. Quello che va evitato a ogni costo è “l’effetto Sardegna”, passata dalla zona bianca a quella rossa. Un liberi tutti e una successiva marcia indietro “che avrebbero effetti devastanti, sul piano economico ma soprattutto psicologico”. Leggi anche –Sicilia, timori per la zona rossa. “Dati in peggioramento da cinque settimane” Un pensiero condiviso da Messina. “Ripartire si deve, ma con intelligenza. L’Italia si è data un banco di prova importante con gli Europei di calcio, che daranno al mondo il messaggio che finalmente anche da noi si ricomincia”. Come lo fa lo sport, così dovrà essere anche per il turismo, la ristorazione, le attività ricettive. E poi il mondo della cultura, i musei, i parchi archeologici. “Se i turisti verranno, non possiamo permetterci di far trovare i nostri tesori chiusi”. La premessa, ancora una volta, è la campagna vaccinale. Sabato nell’isola sono state somministrate quasi 30 mila dosi, novemila delle quali di siero AstraZeneca. A livello nazionale, lo stesso giorno, sono state superate le 400 mila vaccinazioni. “L’estate non è lontana”, conclude il presidente di Assoturismo. “Per una volta cerchiamo di farci trovare pronti”.