Rikkie e Jankto, la Miss trangender e il calciatore gay travolti dall’odio
Una tempesta di insulti ha investito sui socialRikkie Valerie Kollé, appena incoronata con la fascia diMiss Paesi Bassie ufficialmente in lizza per il concorso da Miss Universo che si terrà il mese prossimo a El Salvador con le rappresentanti di 24 paesi. E nel frattempo, in Italia,il ministro dello Sport,Andrea Abodi, commentando lo storico coming out del calciatore della serie AJakub Jankto, ha dichiarato “rispetto le scelte ma non amo le ostentazioni”, scatenando le proteste delle opposizioni. Torniamo in Olanda. Sorriso smagliante e un abito rosso fuoco,la modella 22ennenon trattiene la gioia e come da copione, subito dopo l’annunciosi è sciolta in lacrime. Ma, come detto,non tutti hanno condiviso la sua gioia e in tanti la odiano apertamente. La sua “colpa” è quella di essere la prima Miss transgender nella storia del concorso di bellezza che avevaaperto la partecipazione delle donne transgenderal concorso nel 2012. Competere e vincere non significa solo indossare la fascia, posare per i servizi fotografici e portarsi a casa i soldi degli sponsor.C’è in ballo la possibilità di lanciare un messaggio, usando proprio le telecamere e i riflettori del più importante concorso di bellezza, piegando un simbolo e rompendo gli steccati. E del resto i giudici l’hanno incoronata affermando cheMiss Netherlands 2023ha “una storia forte e unamissione chiara” e lei ha replicato sui social: “Sì sono una donna trans, e questa vittoria ha resoorgogliosa la mia comunitàperché ho dimostrato che si può fare”. Rikkie è un’iconalgbtqia+e ha sua personale storia di transizione è nota in Olanda, veicolata anche da numerose apparizioni televisive. Ma proprio la sua fierezza e il modo in cui si mostra giustamente fiera del proprio corpo e della sua comunità, l’ha resa invisa sui social conuna pioggia di commenti violenti, bollata come “un uomo travestito da donna” e scrivendo che “l’aberrazione trionfa“. Ma Rikkie, tristemente “abituata alla critiche”, ha dimostrato una forza che supera lo sfavillio della sua bellezza:a soli 11 anni ha scelto il suo nome passando da Rik a Rikkie, consapevole che la sua identità di genere non combaciava con il sesso e dai 16 anni ha iniziato la terapia ormonale ma ha dovuto affrontare gli atti di bullismo durante l’adolescenza. Polemiche di fuoco era scoppiate anchenel 2018 quando Angela Ponce vinse il titolo in Spagnae la rappresentò per Miss Universo e recentemente ancheDaniela Arroyo Gonzálezè stata selezionata come concorrente transgender per il concorso diMiss Porto Rico. La verità è che il concetto di bellezza è mutevolee cambia con la società e la sola idea di alzare un muro e opporsi al cambiamento, paventando l’apocalisse dell’umanità o la fine assoluta dell’eterosessualità è ridicolo. Prendete il caso delle cosiddettemaggiorate degli anni 50con le misure90-60-90, soppiantate dallesuper top model degli anni ’90– da Cindy Crawford a Monica Bellucci che campeggiavano sulle copertine e i poster degli adolescenti di tutto il mondo – e labellezza efebica degli anni 2000. E vale anche per l’uomo. Iltorace villosodegli anni ’80 oggi farebbe ribrezzo nelle serie Netflix in cui spiccano fisici scolpiti etotalmente glabrie finalmente, anche la fluidità che non spaventa affatto – e per fortuna – le nuove generazioni. Ciò che stupisce e forse fa davvero impressione, non sono i commenti sessisti e omofobici ma quelfronte che si sente defraudato e messo in crisi da una donnache ha legittimamente scelto la transizione per far combaciare l’identità di genere con la propria sessualità. Rikkie Valerie Kollé ha vinto la fascia e l’ha fatto senza nascondersi, anzi, giustamente fiera della propria battaglia. Qui si parla delprincipio di autodeterminazione,non del desiderio di piacere a tutti. Si celebra la forza di una persona che ha deciso di realizzarsi ed essere felice nel proprio corpo, aprendo la via ad una necessaria battaglia sul fronte dei diritti civili. Eppure, c’è ancora chi si sente in dovere di concedere o meno la propria approvazione – magari dall’alto di un ministero – come se si trattasse di meri capricci e non di battaglie civili.