Aiop e Censis fotografano la fuga degli italiani verso la sanità privata
Più della metà degli italiani ha smesso di rivolgersi alservizio pubblicoper curarsi eprenotanelle strutture disanità privata. Una vera e propria“fuga”fotografata daAiop(Associazione Italiana delle aziende sanitarie ospedaliere e territoriali e delle aziende socio-sanitarie residenziali e territoriali di diritto privato) eCensisall’interno del21° Rapporto Ospedali&Salutechiamato“Reinventiamo il Servizio Sanitario. Come evitare la deriva di una Sanità per Censo”. Per gli italiani ilServizio sanitario nazionaleresta unpilastro della società, con l’89% che lo vede come uno “spazio sacro”perridurreledisuguaglianze territoriali,socio-economiche e culturali. Resta anche lasoddisfazioneper le prestazioni ricevute, con il 90,5% deipazientiche le giudicapositivamenteo in manierasufficiente. Inclusi iterritori delMezzogiornodove però il giudizio positivo sembra minore. Oltre il 68 per cento dei cittadini non guarda più alladifferenzatra sanitàpubblicaoprivata, preferendo laqualità del servizio. In Italia, però, stanno aumentando anche lerichieste di finanziamentoper curarsi secondoFacile.it. Leggi anche –Scandalo liste d’attesa. Quattro mesi per una mammografia “in tempi brevi” “Reinventiamo il Servizio Sanitario. Come evitare la deriva di una Sanità per Censo” fa chiaro riferimento ad “un’ampia fuga verso la sanità a pagamento“. Con il 39,4% della popolazione cherinuncia alla prenotazione nel Ssn, di cui il 34,4% areddito basso. Lasanità privata nelle strutture pubbliche(intramoenia) rappresenta il 12% delle scelte, mentre ilprivato puroraggiunge il 18%. Inoltre,il 51,6% degli italiani opta direttamente per la sanità a pagamento, senza neppure tentare di prenotare nel pubblico, anche tra la popolazione abasso reddito(40,6%). Secondo una recente analisi diFacile.it, sono aumentate anche le richieste diprestiti personaliper accedere alle cure. Nel 2023, le richieste difinanziamentohanno rappresentato quasi il4% del totale. Leggi anche –Sanità, in Sicilia per curarsi serve un prestito: in media 5.300 euro Il rapporto spiega come il principale problema del sistema sanitario nazionale italiano èl’inefficienza nell’accesso ai servizi sanitari. Visite mediche, prenotazioni impossibili ci sono anche in Sicilia.Un problema nel problema, tanto che anche laRegione Sicilianaha ammesso, in particolare, che “resta ancora alta lamobilità in uscitadei pazienti siciliani che scelgono di curarsi al di là dello Stretto”. Il 53,5% degli italiani ha dichiarato diaffrontare tempi di attesa eccessivamente lunghie il 37,4% che segnalaliste di attesa bloccateochiuse, nonostante siano vietate per legge. Un altro dei principali risultati emersi dal rapporto è laconvergenzatra lapercezionediretta degliutentie quella deglierogatoridel Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), sia nella sua componente pubblica che privata.I cittadini non “pesano” più l’appartenenza della struttura al servizio pubblico o privato.E così la spesa sanitaria privata costituiscecirca un quarto della spesa sanitaria totale degli italiani. Leggi anche –Sanità in Sicilia: tra pubblico e privato la soluzione è il partenariato Il ministro della SaluteOrazio Schillaciera a Roma per la presentazione del rapporto“Reinventiamo il Servizio Sanitario”. Ha evidenziato i punti di forza del Servizio sanitario nazionale italiano e non ha nascosto le criticità, parlando di sanità in crisi. “IlSsn – ha ricordato il ministro –ha unaelevata capacitàdi garantire lecure miglioriai propricittadini, ma non possiamo ignorare come essi sperimentino continuebarriere all’accesso alle prestazioni“. “Mi riferisco aitempi d’attesa eccessivamente lunghi, a liste addirittura bloccate – ha proseguito Orazio Schillaci -, mi riferisco alle persone che rinunciano a priori a curarsi, atteggiamento questo disfiducia, una rappresentazione di unasanità in crisi“. La priorità del governo è rendere accessibile le cure, che siano somministrate dal pubblico o dal privato. “Bisogna partire dal dato che emerge nel Rapporto per il qualei cittadini italiani sono interessati alla qualitàe non se la struttura che eroga le prestazioni sia didiritto pubblicoo seprivata convenzionatae occorre rimuovere gliostacoliche incontrano soprattutto le persone meno abbienti”. Leggi anche –Il no italiano al Green pass globale Gli italiani fanno poca attenzione alconcetto giuridico di pubblicoeprivatoquando hanno necessità di unaprestazione sanitaria. Lo ha evidenziato la presidente AiopBarbara Cittadini, spiegando le opportunità offerte dall’ultimalegge di bilancioper l’accesso alla sanità privata, intervenendo anche sulleriduzione delle liste d’attesa. “Una prima importante scelta in questa direzione – ha spiegato Cittadini – è stata, finalmente, compiuta nell’ultima manovra di bilancio, la quale non si è limitata astanziare risorse ad hoc per la riduzione delle liste d’attesama ha infranto quel “tetto di cristallo” che avendo, per decenni,limitato le Regioniall’acquisto di prestazioni dalla nostra componente (privata), ha depauperato quali-quantitativamente la capacità di risposta del sistema”. In base alla statistiche fornite dal rapporto, esattamente il68,5% degli italianinon farebbe più attenzione alla natura giuridica delle strutture per considera rilevante solo laqualità delle prestazioni ricevute. Leggi anche –Sanità privata, “Nessuno tocchi Volo”. Così Schifani prende tempo Per il segretario generale Censis,Giorgio De Rita, resta urgente migliorare lagestionedellerisorse pubblicheper il Ssn italiano. “Per questo è urgente ampliare e gestire conmaggior efficienza le risorse pubbliche investite in sanità. Sarà così finalmente possibile rispondere alleaspettative di qualitàedequità dei cittadini, contrapponendosi alla pericolosa deriva verso una sanità per censo”. Promosso daAiope realizzato in collaborazione con ilCensis, “Reinventiamo il Servizio Sanitario. Come evitare la deriva di una Sanità per Censo” ha unito le analisi delMinistero della Salute, delMinistero dell’Economiae delleFinanze, diAgenase di altri osservatori più vicini all’esperienza dei cittadini-pazienti con il Servizio sanitario nazionale.