Sicilia, il diritto alla salute non è certo. Si emigra (a caro prezzo) anche per curarsi

In Sicilia ildiritto alla salutenon è garantito, e iLivelli essenziali di assistenza(Lea) non sono rispettati: il risultato è l’emigrazione sanitaria,con i malati che “fuggono” dall’Isola verso le regioni più attrezzate del Centro Nord, con undanno economico calcolato in circa due miliarditra il 2010 e il 2019. Sono i dati dell’ultimoRapporto Svimez 2023sull’economia e la società delMezzogiorno. La Sicilia, con un punteggio di 183, è quartultima tra le regioni censite dalNuovo sistema di garanzia (Nsg)del ministero della Salute, che valuta i Sistemi sanitari regionali (Ssr) sostituendo le “griglie Lea” utilizzate fino al 2020. Fanno peggio soloSardegna(169,7)Calabria(160) eValle d’Aosta(147,2), mentre primeggianoEmilia-Romagna(281,2)Toscana(274,5) e Provincia autonoma diTrento(268,4). La conseguenza, si ribadisce nel rapporto, è l’emigrazione sanitaria. “I cittadini, soprattutto per le patologie più gravi, si rivolgono aSsr diversi da quello di residenza“. Leggi anche –Più visite mediche, ma sanità-lumaca. Cittadini costretti a pagare le cure A denunciare lasituazione della sanità regionalenon è solo il ministero della Salute. A misurare le performance è anche ilCrea, Centro per la ricerca economica applicata in sanità. L’Istituto valuta “appropriatezza, situazione economico-finanziaria, equità di accesso alle cure, esiti di salute, innovazione e impatto sociale” dei vari Ssr.L’Isola è al 15esimo posto su 20 regioni italiane, con un punteggio di poco superiore rispetto al minimo di 30 punti. Sul podio si piazzano ancora una volta tre Regioni del Nord-Est,Veneto(59 punti), provincia autonoma diTrento(55) e provincia autonoma diBolzano(52). Svimez osserva che queste regioni “mostranolivelli di tutela della salute significativamente miglioridelle altre”, mentre i risultati peggiori si registrano in “Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria,con livelli di performance inferiori a 32″. Tutte regioni del Mezzogiorno, che si segnala anche per laquota maggiore di mobilità passiva. Leggi anche –Sanità costosa e inaccessibile: i cittadini temono di non potersi curare Per Svimez questa tendenza è dovuta “non solo a una generalizzatapercezione soggettiva,ma anche aindicatori oggettiviche rilevanomigliore qualità e performancenell’erogazione delle prestazioni”. I cittadini, insomma, hanno le loro buone ragioni per “scappare” dalla sanità meridionale. Come detto, i costi di questa emigrazione sanitaria sono considerevoli. “Tra il 2010 e il 2019 tredici Regioni,principalmente del Centro Sud, hanno accumulato un saldo negativo pari a 14 miliardi“. Allo stesso tempo, “tre dei primi quattro posti per saldo positivo sono occupati dalle Regioni del Nord che hanno attivato leprocedure per l’autonomia differenziata:Lombardia(6,2 miliardi),Emilia-Romagna(3,3),Toscana(1,3) eVeneto(1,1)”. Al contrario, “le cinque Regioni con saldi negativi superiori a un miliardo sono tutte al Centro-Sud:Campania(meno 2,94 miliardi),Calabria(meno 2,71),Lazio(meno 2,19),Sicilia(meno due) ePuglia(meno 1,84)”. Leggi anche –Sanità in Sicilia: ospedali senza medici e medici senza infermieri Lasalute, sottolineano tuttavia i tecnici, non è soltantoquestione di soldi.“Ancora più delleimplicazioni finanziarie,la mobilità interregionale sanitaria ha un impatto forte e diretto sui pazienti, costretti aspostamenti anche a lungo raggioper ottenere prestazioni e cure migliori”. Una situazione che risulta “particolarmente iniqua” quando la mobilità è legata a patologie gravi. Il rapporto cita inumeri della lotta al cancro.“Tra il 2017 e il 2021 oltre 60 milapazienti affetti da patologie oncologiche, residenti inBasilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia,si sono spostati in strutture ospedaliere di altre regioni per ricevere le cure (oltre il 45 per cento della mobilità nazionale)”. Chi si ammala di tumore al Sud, insomma,sceglie il Nord per combattere la malattia, con tutto ciò che ne consegue in termini dicosti, fatica e disagi.Il tasso di fuga che per Svimez è “particolarmente preoccupante” in quattro regioni,“Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia”.