Treni, Sicilia: biglietti più cari. Regione promette ma non blocca l’aumento

La “sterilizzazione” dell’aumento del biglietti dei treni in Sicilia promessa dal governo Schifani non ci sarà.Non a livello generale, almeno, visto che i3,6 milionidi euro stanziati inlegge di Stabilitànon bastano a coprire l’intero impegno. Il governo ha deciso di destinare le risorse disponibili a piccoli interventi ad hoc sulle singole tratte. Come si legge in un documento ufficiale dell’assessorato regionale ai Trasporti, cheFocuSiciliaha avuto modo di consultare, sono previstiscontisui biglietti della lineaModica-Caltanissetta(ipotesi di spesa, 4.500 euro al mese Iva inclusa),sulla Catania-Caltagirone(tremila euro al mese),sulla Piraineto-Trapani(20.400 euro al mese).Ma si parla anche di una“tariffa promozionale Capaci 2023”(11.500 euro al mese), nonché del finanziamento dilinee festivea Cefalù, Taormina e nelle città del Barocco. Interventi che però non soddisfano i pendolari. “Da oltre un anno la Regione non avvia il tavolo periodico tra associazioni e comitati con i rappresentanti del trasporto ferroviario regionale, Trenitalia e Rfi”, diconoFederconsumatori Siciliae ilComitato Pendolari Palermo-Agrigento-Canicattì.“A tutt’oggi non abbiamo visto alcun beneficio”, ribadisce ilComitato dei pendolariguidato da Giosuè Malaponti. Leggi anche –Treni siciliani, aumento del 10% sterilizzato, anzi no. “Manca un milione” Come spiegato da questo giornale in diversi articoli,l’aumento dei bigliettiè previsto dalContratto di servizio regionale 2016/2027,sottoscritto dalla Regione siciliana e Trenitalia. L’articolo 14 prevede un“adeguamento delle tariffe” del dieci per cento– con tre “scatti” negli anni 2020, 2022 e 2024 – che “contribuisce all’equilibrio economico del presente Contratto e, pertanto, qualora la Regione deliberi di non effettuarlo, la stessa si impegna a compensare i minori ricavi individuando le risorse necessarie”. Nel 2021 il governo Musumeci, con ladelibera 563/2021, aveva disposto “lasospensione dell’incremento tariffario dal primo gennaio 2022,compensando i minori ricavi con l’adeguata rimodulazione del Piano Economico Finanziario”. L’azzeramento, tuttavia, era stato previsto soltanto per un anno, el’aumento è scattato dal primo gennaio 2023.Per questo, nellalegge di Stabilità 2023-2025approvata lo scorso 10 febbraio, è stato inserito un emendamento che stanzia 3,6 milioni “al fine disterilizzare l’aumentotariffario per il 2023″. Da subito, tuttavia, è apparso chiaro che la cifra non sarebbe stata sufficiente a coprire l’azzeramento per l’intero anno. Leggi anche –Meteo, lavori e investimenti di animali e persone. Tutti i ritardi dei treni Ad ammetterlo, durante l’audizionedello scorso 22 febbraio di fronte allaCommissione Trasporti dell’Ars, è stato lo stesso assessore alle InfrastruttureAlessandro Aricò,secondo cui “la somma aggiuntiva di 3,6 milioni di euro non consente di fare fronte a tutte le richieste”. Nello specifico “sono necessari un milione in più per l’anno 2023 e otto milioni e 700 mila euro in più per il prossimo triennio”visto che come detto dal primo gennaio 2024 “Trenitalia opererà un ulteriore incremento delle tariffe”. Quanto alle somme stanziate, l’assessore ipotizzava “unosconto del sette per centogeneralizzato per tuttigli utenti o del dieci per cento, manon con valenza retroattiva”. Escludendo cioè il rimborso delle maggiorazioni pagate dagli utentida inizio anno. La strada scelta dalla Regione oggi, secondo il documento dell’assessorato ai Trasporti, sembra diversa. E va nella direzione suggerita a gennaio 2023 daldirigente generaleGiuseppe Di Miceli, che in una nota inviata da Aricò affermava di ritenere inutile “qualsiasi azione amministrativa finalizzata aldifferimentodel previsto aumento” destinando eventuali risorse aggiuntive “perincrementare i treni/chilometrodei servizi offerti e pernuove iniziative promozionali“. Leggi anche –Treni siciliani, per evitare gli aumenti servono 10 milioni. Il verbale Ars Una linea che come dettonon soddisfa le associazioni.Federconsumatori e il Comitato Pendolari Palermo-Agrigento-Canicattì denunciano “unsilenzio assordanteche non conosce precedenti”, con diverseproposteche attendono risposte e “nessun riscontro alle innumerevoli email e raccolte firme”. Un atteggiamento che indicherebbe “disinteresse da parte dell’assessore Aricó“. A pagare, dicono Federconsumatori e il Comitato, sono gli utenti. Il comportamento della Regione infatti “lascia i pendolari congravi problemi irrisoltie con la sensazione diabbandono da parte delle Istituzioniche dovrebbero rappresentarli”. A denunciare la mancanza di dialogo tra il governo regionale e le parti è anche il presidente del Comitato dei pendolari Malaponti. “Abbiamo più volte chiesto laconvocazione del tavolo tecnico,senza aver ottenuto risposta a tutt’oggi, nonostante siano già avvenuti il cambio orario invernale di dicembre 2022 e quello estivo di giugno 2023″.