Paradosso balneari: dopo la sentenza è possibile “fare il bagno senza pagare”

Leconcessioni balneariitaliane “sono attualmente inefficaci“, e di conseguenza qualsiasi cittadino nell’imminente stagione estiva “potrebbe recarsi in un lido efare il bagno senza pagare,perché tutte le strutture sono abusive”.Agatino Cariola,avvocato e professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Catania, fa il punto conFocuSiciliasulla situazione delle concessioni balneari. L’ultimo capitolo di questa lunga storia è lasentenza 3940/2024 del Consiglio di Stato,che confermato che le concessioni demaniali marittime sono scadute il 31 dicembre 2023. L’ulterioreproroga di un annodisposta dal governo Meloni “deve essere disapplicata”, e per assegnare le spiagge pubbliche occorre “dare immediatamente corso alla procedura di gara”. Nell’attesa, secondo l’esperto, i concessionari uscentinon possono avanzare diritti.“Sono da ritenersi abusivi,come un ambulante sprovvisto di autorizzazione. La situazione non si può sbloccare senza le gare, ma l’attuale Governo, come i precedenti, ha sottovalutato il problema. Anche perché si tratta digiustificare in Europala mancata applicazione delladirettiva Bolkesteinsulle gare”. Leggi anche –Concessioni balneari, il governo Meloni temporeggia sul rinvio delle gare La vicenda è stataapprofondita da questo giornalein numerosi articoli. Tutto ruota proprio intorno alladirettiva Bolkestein dell’Unione europea,meglio nota come direttiva Servizi. Quest’ultima, all’articolo 12, prevede che “qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via dellascarsità delle risorse naturalio delle capacità tecniche utilizzabili, gli Stati membri applicano una procedura di selezione tra i candidati potenziali”. Unanorma sempre respinta dalla categoria,secondo cui le concessioni balneari sarebbero un bene e non un servizio, edisapplicata dai Governi,a partire dalConte Iche con lalegge 145/2018aveva deciso una proroga monstre al 2033. Contro questa interpretazione si è espresso a più riprese ilConsiglio di Stato,che considera le proroghe “in contrasto con il diritto euro-unitario”. Nonché la stessa Corte di giustizia europea, secondo cui le concessioni “non possono essererinnovate automaticamente” dovendo essere assegnate tramite “una procedura di selezioneimparziale e trasparente”. Leggi anche –Concessioni balneari, un affare di famiglia a buon prezzo: 2 euro al mq Così, tra un rinvio e l’altro, si arriva allasituazione di oggi.Con il Consiglio di Stato che ribadisce chela risorsa naturale è “sicuramente scarsa”,mentre le varie proroghe vanno contro “tutta la ormai costante e granitica giurisprudenza della Corte di Giustizia Ue”. Sulla vicenda, del resto, pende unaprocedura di infrazione europeache spetta al Governo italiano disinnescare. “Purtroppo questa situazione denuncia l’assenza di decisione della nostra classe politica. Se c’è una decisione dellaCorte di giustizia europeabisogna attenersi, evitando ulteriori perdite di tempo. Alla formazione delle leggi europee, come ladirettiva Bolkestein,il governo italiano partecipa alla pari di tutti gli altri governi statali. E però poi le leggi europee non vengono applicate”, osserva Cariola. Il governo deve dare le direttive per le gare, che poi verrannoeffettuate dagli organi competenti.In Sicilia, come sempre, le cose appaiono più complicate. “Anche da noi la normativa Europa e l’eventuale regolamentazione stataledovranno essere applicate.Poi la palla in concreto passerà alle Sta, Strutture territoriali dell’ambiente, a cui spettano i provvedimenti finali dicompetenza in materia di demanio marittimo“. Burocrazia su burocrazia, insomma. Leggi anche –Balneari, la sentenza Ue: proroghe vietate. Sindacati: serve la mappatura Lamessa a bando delle garenon significa che chi ha impegnato delle risorse nelle proprie attività, anche consolidando unprestigio aziendale,non debba essere tutelato. “In questo caso può essere riconosciuto ai vecchi titolari un ‘avviamento’sotto forma di indennizzo“, spiega Cariola. Proprio su questa materia si aspetta un’ulteriore decisione della Corte di Giustizia europea, come ricordato dallasentenza 3943/2024 del Consiglio di Stato.Con quest’ultima Palazzo Spada lascia una speranza ai concessionari uscenti, visto che la Corte Uepotrebbe autorizzare indennizzi“per gli investimenti effettuati per l’esercizio balneare”. Per questo la sentenza ha sospeso il giudizio “fino alla definizione delle questioni pendenti”. La decisione in sede europea dovrebbe arrivare a breve, ma secondo il giuristail problema è a monte.“Si tratta di unasituazione tipicamente italiana,nella quale non si riesce a venire a capo di una questione semplicissima. È difficile spiegare all estero che le lespiagge pubblichenon siano assolutamente libere, e non si riesca a fare una gara per uscire da questasituazione di abusivismo“.