Covid-19, a Siracusa impatto negativo per nove imprenditori su dieci

Una riduzione della produttività in tutti i settori, con maggiori contrazioni soprattutto nel settore turistico, edile e in parte metalmeccanico, mentre ha resistito meglio il comparto del terziario innovativo. È il risultato dell’indagine sulla crisi da Covid-19 condotta da Piccola Industria di Confindustria Siracusa nel mese di aprile, con il contributo delle imprese associate. L’indagine conferma quanto emerso dai vari studi a livello nazionale e sottolinea, come dato positivo, la grande incidenza (il 73 per cento) dello smart working o lavoro agile che in alcuni contesti ha anche aumentato la produttività. In negativo emerge l’uso massiccio della cassa integrazione, ordinaria o in deroga: ne ha usufruito il 76 per cento degli intervistati, e nel 42 per cento dei casi con percentuali comprese tra il 70 e l’80 per cento delle ore. Solo il 21 per cento ha dichiarato di averne invece usufruito con percentuali tra il 90 e il 100 per cento. Qualora fosse prorogata, ne farebbero uso il 69 per cento degli imprenditori siracusani anche per i mesi di maggio e giugno. Leggi anche –Covid, impatto ridotto in Sicilia: chi si è fermato (e chi no) L’indagine, svolta attraverso la somministrazione di un questionario, ha visto l’88 per cento degli imprenditori dichiarare come l’epidemia abbia avuto un impatto negativo sulla propria attività. Tra questi ben il 65 per cento ha dovuto sospendere le attività. La percentuale sale al 92 per cento se si considerano le imprese “colpite da un calo di produzione”, e tra queste una su quattro ha dichiarato di aver subito un calo tra il 90 e il 100 per cento. Dato negativo anche sulla previsione di maggio e giugno, con il 90 per cento degli intervistati che dichiara di prevedere un ulteriore calo, compreso per il 28 per cento degli intervistati tra la metà e il 60 per cento. Meno drammatici, ma sempre negativi, i dati sull’approvvigionamento: il 53 per cento ha dichiarato di aver avuto delle difficoltà a reperire i materiale necessari alla produzione. La percentuale sale però all’80 per cento se si considerano i problemi ad approvvigionarsi dei dispositivi di protezione individuali (dpi), come le mascherine e i guanti. Leggi anche –Covid-19, Priolo è la citta con meno restrizioni d’Italia Difficoltà anche in termini di disponibilità di denaro, con il 51 per cento che si è dichiarato con problemi di liquidità, mentre l’accesso al credito è stato problematico per il 69 per cento degli imprenditori. La maggioranza di questi ha provato a usufruire delle misure di accesso al credito previste dal decreto Cura Italia, ma dal quale sono emerse varie problematiche. Tra queste, oltre a una generalizzata mancanza di informazioni complete sulle procedure da seguire da parte dei consulenti e dei dirigenti bancari, è emersa la difficoltà delle pratiche burocratiche e soprattutto l’impossibilità “di avere ulteriori scoperture sul conti correnti”. In generale quindi gli intervistati giudicano non utili nel 25 per cento dei casi i provvedimenti del governo, il 41 per cento poco utili mentre il 33 per cento restante li giudica utili.