Direttiva Case Green: il calo di emissioni passa dai soldi di milioni di famiglie

Per i sostenitori porterà a unabbattimento netto delle emissionie alla creazione di posti di lavoro, per i critici non cambierà lo stato dell’arte dell’inquinamento e metteràin ginocchio milioni di famiglie:quel che è certo è che laEpbd, Energy performance of building directive– meglio nota in Italia comedirettiva Case green– è stata approvata definitivamente dal parlamento Europeo. L’obiettivo messo nero su bianco è “conseguire un parco immobiliare aemissioni zero entro il 2050“, puntando a ottenere “il miglioramento della prestazione energetica degli edifici e la riduzione delleemissioni dei gas a effetto serra“. Un traguardo ambizioso, frutto di lunghe trattative, che non è stato esente da polemiche. I partiti che sostengono ilgoverno Meloni– Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega – al Parlamento europeo hanno votatocontro il regolamento.Bollando la nuova normativa comunitaria come“eco-follia”, e definendola “una minaccia alla casa e airisparmi degli italiani“. Leggi anche –Case green, seminario Legambiente-Unict: “Non demonizzare legge Ue” Anche perConfedilizia,confederazione nazionale dei proprietari di casa, si tratta di un testo “dagli obiettivi finali bendifficilmente realizzabili“. La premessa è che il patrimonio edilizio italiano non è dei più moderni. Secondo i datiEnea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile,circa il 74% di abitazioni in Italia sono al di sotto dellaclasse D, che rappresenta un’efficienza energetica media.A dominare è la classe energetica più bassa, la G (34%), seguita da F (23,8%) ed E (15,9%). Per quanto riguarda laSicilia, come spiegato da questo giornale in unprecedente approfondimento,l’adozione della direttiva comporterà interventi su circa il 40% delle abitazioni, con una spesa media stimata dalportale specializzato Scenari Immobiliariha stimato una spesa tra i 20 e i 55 mila euro a famiglia. Tutto dipende dallo “stato di salute” energetica dell’immobile, e dallescadenze previste per la categoria. Leggi anche –L’Europa vuole regole verdi per tutti. “Aggressione alle case degli italiani” Nel testo sono fissati degliobiettivi intermedi,da raggiungere in tempi relativamente stretti. In particolare gli Stati membri sono chiamati ad adottare unPiano nazionale di riqualificazione energetica,attraverso cui ridurre l’impatto degli edifici esistenti. Queste ultime, secondo le stime di Bruxelles, pesano per il 40% sul consumo di energia e per il 36% sulleemissioni di gas serra.Per cambiare c’è poco tempo. Per gliedifici residenzialisi chiede che il consumo di energia “diminuisca di almeno il 16% rispetto al 2020 entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035”. Quanto a quellinon residenziali,l’obiettivo è invece “che siano al di sotto della soglia energetica del 16% a decorrere dal 2030 e della soglia del 26% a decorrere dal 2033”. Per quanto lenuove costruzioni,i tempi dettati da Bruxelles sono ancora più stretti. Il testo prevede che gli edifici pubblici sianoa emissioni zero“a decorrere dal primo gennaio 2028”, mentre tutti gli altri “dal primo gennaio 2030”. Leggi anche –Case green: entro 10 anni il 77% degli edifici siciliani sarà fuori norma La nuova Direttiva interviene anche suipannelli solari.Anche in questo caso viene dettato un calendario a cui le costruzioni esistenti e quelle ancora da realizzare dovranno adattarsi. Gli impianti dovranno essere installati “entro il 31 dicembre 2026, su tutti inuovi edifici pubblici e non residenzialicon una superficie coperta utile superiore a 250 metri quadri”. Per gli edifici esistenti sono previsti tempi più lunghi, che vanno dal 2027 al 2029 in base all’ampiezza, allaproprietà pubblica o privatae alla destinazione di utilizzo. Il nuovo regolamento europeo tocca anche il tema dellecaldaie.In primo luogo, viene messo nero su bianco lo stop ai bonus esistenti. “Dal primo gennaio 2025 gli Stati membri non offrono piùincentivi per l’installazione“. Al contrario saranno ammessi “nuovi incentivi e finanziamenti per incoraggiare il passaggio asistemi non basati sui combustibili fossili“. In generale l’obiettivo è quello di “sostituire le caldaie uniche alimentate acombustibili fossilinegli edifici esistenti”, puntando a eliminarle del tutto “entro il 2040“. Leggi anche –Sanatoria edilizia: servono 190 anni per esitare tutte le domande La direttiva Case green non parla soltanto di case. Gli edifici, infatti, dovranno essere previsti di“infrastrutture per lamobilità sostenibile“,in particolare per le auto elettriche. L’obbligo è automatico per i nuovi edifici, ma scatta anche quelli già esistenti “sottoposti a ristrutturazioni importanti“. La condizione posta dal legislatore europeo è che le costruzioni abbiano a disposizione “più di cinque posti auto”. In questo caso gli Stati membri dovranno prevedere “all’installazione di almenoun punto di ricarica ogni cinque posti“, predisponendo anche i cablaggi “per consentire in una fase successiva di installare punti diricarica per veicoli elettrici“. C’è spazio anche per lamobilità a due ruote.Gli edifici infatti dovranno dotarsi di “posti bici che rappresentino almeno il 15% della media o il 10% della capacità totale di utenza, tenendo conto dello spazio necessario anche perbiciclette di dimensioni maggioririspetto a quelle standard”.