Catania stravince, ma non è una buona notizia, perché il primato riguarda il superamento dei limiti consentiti di inquinanti nell’aria come Ozono, Pm10 e Biossido di azoto. Lo scrive l’Arpa Sicilia (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) nella sua “Relazione annuale sullo stato della qualità dell’aria nella regione siciliana per l’anno 2021”, pubblicata lo scorso 23 dicembre. L’agglomerato di Catania, insieme a dieci Comuni del circondario, è una delle cinque zone in cui è suddiviso il territorio regionale. Le altre sono gli agglomerati di Palermo (insieme a sette Comuni) e Messina, le aree industriali (31 Comuni) e il resto dell’Isola. Nel 2021 sono stati registrati a Catania e nelle zone industriali superamenti del valore obiettivo per l’ozono (O3), del valore limite della concentrazione media giornaliera del particolato fine Pm10 e della concentrazione media annua di biossido di azoto. Nessun superamento è stato registrato per gli altri parametri come Pm2.5, Co, So2, benzene e metalli pesanti. A Palermo, la stazione Di Blasi ha registrato una concentrazione media annua di biossido di azoto superiore al valore limite.

Leggi anche – Ecosistema urbano, Catania la peggiore d’Italia. Ma va male a tutta la Sicilia
I dati di 60 stazioni fisse in tutta la Sicilia
Il monitoraggio è stato realizzato attraverso l’analisi dei dati registrati da 60 stazioni fisse di rilevamento della rete regionale di monitoraggio ed è la base per “valutare le azioni di risanamento da adottare nel caso di superamenti dei valori limite”, si legge nel rapporto, che ricorda come “l’alterazione dei livelli di concentrazioni di sostanze, anche normalmente presenti in atmosfera, può infatti produrre effetti diretti sulla salute umana nonché sugli ecosistemi e sui beni materiali”. Ma come si valutano questi effetti? I riferimenti sono due: i valori limite stabiliti dalla direttiva europea 2008/50/Ce sulla qualità dell’aria (Dlgs. 155/2010) e le linee guida emanate nel 2000 dalll’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) con valori-soglia per la tutela della salute che sono ben più bassi.
Leggi anche – Qualità dell’aria, mobilità e trasporti: Palermo bocciata da Legambiente
Biossido di azoto: valori superati a Catania e Palermo
Per quanto riguarda il biossido di azoto (No2), “prendendo in esame solo le 39 stazioni con una sufficiente distribuzione temporale”, scrive Arpa, il valore limite medio annuo di 40 μg/m3 è stato superato nell’Agglomerato di Catania, nella stazione di traffico urbano di viale Vittorio Veneto (44 μg/m3) mentre nella stazione da traffico urbano Palermo – Di Blasi è stata registrata una concentrazione media annua pari a 50 μg/m3. Il dato di Palermo è ritenuto sufficiente per la valutazione, anche se Arpa precisa che il rendimento della centralina è stato inferiore alla copertura minima (65 per cento). In entrambi i casi di tratta di stazioni di traffico urbano, a differenza di centraline installate in aree diverse (cosiddette stazioni di fondo). Se si considerano, però, le soglie stabilite dall’Oms, il valore guida del biossido di azoto sulla media annua (10μg/m3) è stato superato da metà delle stazioni in esercizio.


Leggi anche – Ecosistema urbano, Palermo e Catania ultime in Italia: “Troppi rifiuti e traffico”
Particolato fine “Pm10 annuo” superato ovunque
Per quanto riguarda il particolato fine Pm10, nel 2021 le stazioni di monitoraggio che lo hanno misurato sono state 55, le serie di dati considerate sufficienti sono state 35. La massima concentrazione annua è stata registrata nell’agglomerato di Catania dalla stazione viale Vittorio Veneto (35μg/m3). Sono stati registrati superamenti del valore limite giornaliero (50 μg/m3) in tutte le stazioni di monitoraggio e la stazione di Catania, viale Vittorio Veneto, ha registrato 50 superamenti, un numero superiore a quello ammesso dalla legge, che è di 35. Per l’Oms, il valore guida per il particolato fine PM10 sulla media annua (15μg/m3) è stato superato da tutte le stazioni. Le stazioni di traffico, a differenza di quelle di fondo, hanno registrato le più alte concentrazioni medie annue.


Il Pm2.5 è stato rilevato da 32 stazioni, 23 delle quali hanno rispettato gli obiettivi di qualità dei dati con una media annua inferiore al valore di legge (20 μg/m3). Prendendo in considerazione il valore guida dettato dall’Oms, però, che come detto dà dei limiti più bassi per la concentrazione media annua (5μg/m3 ), tutte le stazioni l’hanno superato. Inoltre, il valore guida per la concentrazione media giornaliera, pari a 15 μg/m3, è stato superato in tutte le stazioni per più delle tre volte consentite.

Leggi anche – Palermo, nel 2020 traffico da primato mondiale. Il Comune: “Bene lo sharing”
Scirocco ed eruzioni fanno aumentare le polveri sottili
Quasi tutte le stazioni hanno registrato superamenti del valore limite giornaliero di Pm10 in particolare in alcuni periodi dell’anno, tra cui 8-11 gennaio, 20 giugno-1 luglio, 28 luglio-5 agosto e 10-13 agosto. Il periodo tra il 20 giugno e il primo luglio è stato caratterizzato da venti di scirocco che hanno trasportato masse d’aria ricche di sabbia sul territorio siciliano, contribuendo così all’incremento di concentrazione di PM10. Anche l’Etna ha fatto la sua parte: l’intensa attività vulcanica del 2021, con emissione di lava e ceneri, ha probabilmente contribuito a far registrare molti picchi di concentrazione superiori al valore limite giornaliero, 50 μg/m3 nelle stesse giornate dei parossismi, in particolare a febbraio e dicembre. Per quanto riguarda infine l’ozono, sono stati registrati superamenti del valore obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana in 17 stazioni, in particolare nella Zona Aree Industriali (a Solarino), nell’Agglomerato di Catania (Parco Gioeni) e ad Enna.

