Aumenta – ma solo di un po’ – il numero dei dirigenti in Sicilia, secondo la ricerca sul capitale manageriale presentato da 4.Manager, l’ente per le politiche attive del lavoro costituito da Confindustria e Federmanager. I numeri si riferiscono al 31 dicembre 2017 e sono stati elaborati partendo dai dati Inps. La figura professionale è sempre più ricercata dalle aziende. In Sicilia si contano 1.732 dirigenti che corrispondono a meno dell’uno per cento (0,40 per la precisione), di tutti i manager in Italia (120.092). Numeri bassi ma che comunque rappresentano un incremento rispetto all’anno precedente, il 2016, quando se ne contavano 86 in meno. Quasi tutti, il 96 per cento, ha un contratto a tempo pieno.
Per lo più uomini e nel settore manifatturiero
Come spesso accade si tratta, in prevalenza (82 per cento), di uomini non più giovanissimi in quanto hanno superato i 55 anni di età. Questa si abbassa quando guardiamo il quadro delle donne, in prevalenza under 44. Spostando l’attenzione sui settori di azione, quello che conta più manager in Sicilia (38 per cento) è quello manifatturiero in senso ampio (industria, costruzioni, energia…). Il 17 per cento è impiegato nei servizi sanitari e di assistenza sociali, il 7 per cento nelle assicurazioni e banche così come nei trasporti. Il 5 per cento lavora invece nel commercio e nei servizi legati alla comunicazione.
Manager esterni al posto dei figli dei proprietari
Secondo il presidente di Federmanager Sicilia Orientale, Giuseppe Guglielmino, si tratta di piccoli passi avanti che dimostrano un cambio di tendenza. Sono sempre più numerose le aziende, anche con meno di 10 dipendenti, che preferiscono affidare la guida e le strategie della propria azienda a un soggetto esterno, assunto appositamente. Un meccanismo che supera il classico passaggio da padre in figlio che, come afferma Guglielmino: “ha anche causato delle fuoriuscite dal mercato per alcune aziende, perché il figlio non era all’altezza del padre”. Se la progenie è difficile da licenziare, il soggetto terzo che dovesse rivelarsi inadatto per le sue strategie, può essere liquidato con più facilità. “Una visione di business che da qui ai prossimi anni dovrebbe fare vedere una salto di qualità per le aziende della nostra Sicilia”, dichiara Guglielmino. Inoltre, “i dirigenti che si affidano alle attività commerciali sono sicuramente quelli che maggiormente avranno sviluppo da qui ai prossimi anni perché abbiamo la necessità di andare sul mercato, anche se non in senso fisico, per pubblicizzare le aziende”, aggiunge.
Formazione sì, ma leader si nasce
L’incremento nel numero dei dirigenti, arriva dopo anni di decremento. La figura dirigenziale esterna non è ancora del tutto diffusa e non tutti possono diventarlo secondo il presidente di Federmanager. “Certo, – dice – la formazione, che più che continua definirei eterna, è fondamentale, ma occorrono delle capacità di leadership come sapere lavorare in gruppo e guidarlo, ma anche avere una visione per le prospettive future, che sono innate. O le hai oppure no”.
Gli incentivi del Mise
Alla crescita di questa figura professionale, spiega Guglielmino, ha contribuito il voucher per l’innovazione introdotto dal ministero per lo Sviluppo Economico. Si tratta, come si legge sul sito del Mise, di un “intervento che, in coerenza con il Piano nazionale “Impresa 4.0”, sostiene i processi di trasformazione tecnologica e digitale delle PMI e delle reti di impresa di tutto il territorio nazionale attraverso l’introduzione in azienda di figure manageriali in grado di implementare le tecnologie abilitanti previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0, nonché di ammodernare gli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali”. Una grande occasione per Guglielmino “perché abbatte i costi da 40 a 80 mila euro annui. Questo – dice – dà obiettivamente un incentivo in più alle aziende”.
Incentivi regionali inesistenti
“A livello di Regione Sicilia non esistono bandi né per il privato né per il pubblico per l’assunzione o l’incentivo ad assumere nuove figure manageriali. Lo stanno invece facendo, e molto, alcune regioni del Centro e del Nord, in particolare Lombardia e Lazio. Lì infatti vediamo che c’è un aumento importante delle figure dirigenziali”. Il problema, secondo il presidente di Federmanager, è che il contratto dirigenziale spaventa un po’ gli imprenditori. “Credono sia troppo oneroso non capendo che, l’azienda, a fronte di un contratto così ha la possibilità, visto che il rapporto è fiduciario, di poterlo mandare via senza grandi aspettative se non ha ottenuto i risultati sperati. Cosa che non può accadere con i quadri o con i dipendenti”. Certo, può anche esserci l’eventualità per cui il proprietario sia impreparato ad avere una figura dirigenziale esterna a cui affidare la propria azienda e dunque si aspetta più di quanto realisticamente possibile, ma secondo Guglielmino non è un vero problema, “perché nessun manager accetterebbe il ruolo senza avere valutato bene sia l’azienda che l’imprenditore. Il manager ha la possibilità di scegliere dove andare. Poiché numericamente siamo meno della richiesta, prima di accettare si valuta con attenzione”.
Diventare manager, un modo per evitare di emigrare
Per i giovani che volessero fare il dirigente d’azienda, Giuseppe Guglielmino suggerisce corsi di studio come Ingeneria, Matematica, Economia ma anche Filosofia “che forniscono creatività e la propensione alla visione necessaria per le aziende. È un campo tutto da esplorare e vista la richiesta sempre più grande, potrebbe essere un modo per evitare di emigrare per tanti dei nostri giovani”, afferma. Alle imprese che invece cercano nuovi dirigenti, Guglielmino suggerisce “di essere un po’ più spregiudicate nella ricerca di persone che possano fargli fare il salto di qualità e non essere chiusi nel loro territorio”.