A Siracusa il 67,6 per cento dell’acqua immessa in rete non arriva agli utenti finali, ma viene dispersa lungo il percorso. Il dato emerge dall’ultimo report di Istat sulle infrastrutture idriche in Italia per il periodo 2019-2021, elaborato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo, che evidenzia come in Italia sia circa un terzo, esattamente il 36,2 per cento, l’acqua sprecata principalmente per “vetustà degli impianti, problemi di misurazione e allacci abusivi”. Problematiche ben evidenti in Sicilia, regione dove la perdita media supera il 47 per cento, e che ha il record di capoluoghi di provincia che nel corso del 2020 hanno fatto ricorso al razionamento: sono sette degli undici totali italiani, tutti nel Mezzogiorno. Tra quelli siciliani mancano solo Messina e, paradossalmente, Siracusa, che è quarta in Italia per perdite d’acqua nella rete, dopo Belluno (68,1 per cento), Latina (70,1) e Chieti (71,7). Il capoluogo più virtuoso è invece Macerata, dove la quota di acqua sprecata è inferiore al 10 per cento (9,8 per la precisione), mentre spicca la performance, in positivo, di Milano, dove a fronte di 203 milioni di metri cubi d’acqua immessa in rete vengono erogati agli utenti 175 milioni di metri cubi, ovvero una perdita del 13,5 per cento.
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Agrigento e Trapani, un intero anno di erogazione ridotta
Le situazioni più critiche, scrive Istat, sono “ad Agrigento e Trapani, dove l’erogazione dell’acqua è stata sospesa o ridotta in tutti i giorni dell’anno, con turni diversi di erogazione
estesi a tutta la popolazione residente”. Male anche Ragusa, dove si è fatto ricorso a turni di erogazione o sospensione dell’acqua per 75 giorni in alcune zone della città, interessando “il 13,9 per cento dei residenti”. Ad Enna l’erogazione è stata sia sospesa che ridotta per un totale di 32 giorni su tutto il territorio comunale, mentre a Palermo, l’11 per cento dei residenti ha subito la riduzione dell’erogazione nelle ore notturne “per consentire per consentire il riempimento delle vasche di alimentazione della rete di distribuzione”: un disagio andato avanti per ben 183 giorni. La percentuale sale a Caltanissetta, dove il 20,8 per cento dei residenti è stato sottoposto a una riduzione o sospensione nell’erogazione dell’acqua per 211 giorni complessivi. A Catania, infine, la distribuzione dell’acqua è stata ridotta per fascia oraria per sei giorni nel mese di luglio: nel capoluogo etneo non succedeva dl 2009. Fuori dalla Sicilia la situazione più critica si registra invece a Cosenza, dove al pari di Agrigento e Trapani i giorni di riduzione sono stati 366. Seguono Reggio Calabria con 77 giorni, Pescara con 74 e Avellino con 11 giorni.
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Gli sprechi nei nove capoluoghi siciliani
Il record negativo siciliano non stupisce se si vanno ad analizzare nel dettaglio i volumi immessi in rete e quelli effettivamente erogati agli utenti finali. Come detto Siracusa ha la quota record del 67,6 per cento di perdite, corrispondenti a poco più di 8 milioni di metri cubi erogati su gli oltre 25 milioni immessi. Segue Messina che “perde” il 52,4 per cento del totale dell’acqua immessa (16 milioni di metri cubi erogati a fronte di 33,5 milioni immessi). Catania spreca il 51,3 per cento dell’acqua, ovvero erogando solo 29 milioni di metri cubi sugli oltre 60 immessi. Performance, in percentuale, non dissimile a quella di Agrigento, che a fronte di volumi molto inferiori (5,7 milioni di metri cubi immessi in rete) ne utilizza solo 2,8. Palermo è ancora sopra la media siciliana quanto a sprechi, con il 49,3 per cento degli oltre 79 milioni di metri cubi immessi in rete che vanno dispersi (erogati 40,2 milioni di metri cubi). Ragusa e Trapani sprecano entrambe il 45 per cento della propria acqua immessa in rete, rispettivamente 10,5 e poco meno di 7 milioni di metri cubi. Virtuosi, anche rispetto alla media italiana, sono invece le province di Enna e Caltanissetta, rispettivamente con una quota di spreco del 32,2 e del 32,5 per cento, a fronte di immissioni in rete rispettivamente di 2,2 e 4,8 milioni di metri cubi.