Acqua, la Sicilia è bocciata. Le reti disperdono il prezioso liquido, i cittadini ne fanno un uso spropositato. L’ultimo rapporto di Legambiente, “Ecosistema urbano”, traccia un quadro molto sconfortante per le città dell’Isola. In 23 capoluoghi d’Italia le perdite della rete idrica superano il 50 per cento, su una media nazionale del 36 per cento. Nove città virtuose riescono a contenere le perdite entro il 15 per cento: Cosenza, Lecce, Macerata, Mantova, Milano, Monza, Pavia, Pordenone e Savona. E i capoluoghi siciliani? Tutti superano il 25 per cento di dispersione, una soglia tutt’altro che fisiologica. Solo Trapani riesce a mantenersi sul 27 per cento di dispersione, mentre Siracusa raggiunge il 66 per cento e Catania il 61. Significa che per ogni litro di acqua immesso in rete per la distribuzione, agli utenti finali (consumo civile, agricolo e industriale) ne arriva solo un terzo. Una “situazione assai frequente – osserva Legambiente – dal momento che le reti idriche italiane sono generalmente vecchie e scarsamente manutenute. Il 60 per cento delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa. Basta un foro di tre millimetri in una condotta per far perdere fino a 340 litri d’acqua al giorno, ovvero al consumo medio di una famiglia”.

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Acqua, Sicilia capace di consumare più degli altri
Anche gli utenti finali, i consumatori, giocano un ruolo determinante per un uso consapevole dell’acqua. “L’Italia ha una delle impronte idriche più alte d’Europa”, scrivono gli ambientalisti, che aggiungono: “con 220 litri in media abitante al giorno, il nostro Paese detiene il triste primato europeo di spreco idrico. In 30 anni di report simili, “il dato delle città italiane era, ed è tuttora, preoccupante se confrontato con altre città europee”, evidenzia Legambiente. “La media continentale è di 165 litri“. I capoluoghi siciliani tengono una media alta di consumo: a Catania si toccano i 247 litri per abitante al giorno, a Enna 277, a Trapani 199. Solo ad Agrigento si scende a 88. Sono otto i Capoluoghi italiani dove il consumo supera i 200 litri e quasi tre sono siciliani. Agrigento parrebbe rientrare nelle città virtuose, anche se per Legambiente potrebbe essere un dato solo apparente. Questi valori infatti “potrebbero essere in parte determinati da situazioni di elevate perdite, carenza idrica durante alcuni mesi dell’anno o da mancata contabilizzazione”. Mancano, sia per le perdite che per i consumi, i dati di Palermo ma, secondo Eurispes, la dispersione di acqua nel Capoluogo della Sicilia raggiunge il 48 per cento.

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Acqua, la Sicilia non è terra di depurazione
In Italia, il servizio pubblico di depurazione delle acque reflue urbane è “completamente assente in 296 comuni, dove risiedono 1,3 milioni di abitanti (2,2 per cento dei residenti). Il 68 per cento di questi comuni sono localizzati nel Mezzogiorno, soprattutto in Sicilia, Campania e Calabria”, riporta Ecosistema urbano. In Sicilia solo il 77,2 per cento della popolazione è servita da reti di depurazione. È la quota minore d’Italia. La provincia di Catania rappresenta il caso più grave: qui solamente il 35,9 per cento della popolazione ha accesso al servizio pubblico di fognatura. riporta Eurispes. Per Legambiente, nel resto del Paese, secondo stime del 2020, circa nove residenti su dieci (88,7 per cento) sono effettivamente allacciati alla rete fognaria pubblica, indipendentemente dalla disponibilità di impianti di trattamento successivi. Sono 6,7 milioni i residenti non allacciati alla rete fognaria pubblica; di questi 387 mila (0,7 per cento della popolazione) risiedono in 40 comuni completamente privi del servizio. In Sicilia, il 13 per cento dei siciliani è totalmente scoperto o usa dispositivi autonomi, come la vasca Imhoff. Tra gli impianti di depurazione che trattano scarichi inquinanti, specie quelli industriali, in Sicilia solo il 40,2 per cento rispetta i requisiti di legge.