Agricoltura, in Sicilia meno semina. Il 2024 andrà peggio, e c’entra il clima

InSicilia, come in diverso modo nel resto d’Italia, ilclimate changepesa più delle oscillazioni economiche del mercato inagricoltura. Per questo i dati sull’uso deiterreni agricolistanno cambiando, complice anche la chiusura delleaziende. Quest’ultimo è però un processo di lungo periodo ed infatti laSau (superficie agricola utilizzata)in Italia è aumentata, seppure molto poco, nell’ultimo anno. Lo spiegaIstatspecificando però che nel 2023 c’è più terreno disponibile rispetto quello effettivamentecoltivatoa seminativi. Difficile capire quale sarà il futuro dell’agricoltura italiana e siciliana di frontecambiamenti del climacosì repentini, servirà adattarsi, anche introducendo delle coltivazioni resistenti alle nuovecondizioni metereologiche. Un esempio arriva dallaSicilia, la prima regione italiana per Sau con 1,342 milioni di ettarie con la maggiore estensione di terreni (360.000 ettari) votati all’agricoltura biologica, ma cheda lunghi mesi affronta una grave siccità, che ha portato anche auna grave crisi nella produzione di foraggio. In Sicilia sono stati presentati i risultati di un progetto di ricerca per una maggiore diffusione di unavarietà di frumentoche può resistere maggiormente al clima arido. Leggi –Stop fotovoltaico nei terreni produttivi. “Toglie un’entrata all’agricoltura” Lasuperficie agricola utilizzata, nell’annata agraria 2022-2023, ha mostrato un andamento in leggera crescita, con unaumentodello 0,6% rispetto all’anno precedente. I dati censiti da Istat evidenziano però unandamento negativonel Mezzogiorno per i seminativi e i cereali, conprevisioni di cali ulteriori nel 2024(frumento tenero -6%, frumento duro -4,1%, orzo -5,9%). La diminuzione più intensa si regista aSud, dove l’incidenza dei seminativi sulla Sau scende dal 47,7% al 44,1%, e nelleIsoledove il dato si è assestato al 32,3%, dopo essere sceso dal 33,5% del 2021. All’opposto le aree geografiche che hanno mostrato unaumentopiù significativo nei seminativi si trovano alCentro(dal 62,8% al 63,3%) e nelNord-ovest(da 68,2% a 71,5%). Aumenti comunque così contenuti non permetteranno, verosimilmente, di recuperare ilterreno perdutoin questi anni per colpa diinondazioniomancanza di piogge. “Nel corso del 2023 – scrive infatti Istat – il susseguirsi dieventi climatici estremiha procurato molti danni all’agricoltura nazionale tra coltivazioni e infrastrutture”, con una Sau in aumento solo dello 0,6% la prospettiva non è rosea. Leggi –Grano turanico, varietà autorizzata “sparita”. Grani antichi salvi (per ora) Affrontando il tema del cambiamento climatico, Istat ha elencato i tipi di fenomeni che hannocondizionatol’utilizzo della Sau e il suo impiego in Italia. “Sfasamentistagionali,precipitazionibrevi e intense e il rapidopassaggio dal caldo al maltempohanno prodotto effetti devastanti, come hanno dimostrato anche lealluvioniinRomagna,Lombardia,Piemontee inToscana, con frane, fiumi e corsi d’acqua esondati e allagamenti”. Dietro questi cambiamenti strutturali del clima c’è l’attività dell’uomo, così invasiva da essersi sostanzialmente ritorta contro gli stessi produttori nel lungo periodo. Sono “conseguenza dellacementificazionee dell’abbandono dei terreni– ha spiegato ancora Istat – i risultati delsettimo Censimento dell’agricolturahanno mostrato che, negli ultimi60 anni,l’Italia, ha perso circa tre aziende agricole su quattro e circa il42%della Superficie agricola utilizzata”. Leggi –Diga Ragoleto Dirillo: “3 volte più acqua ad EniChem che all’agricoltura” In questa fase di chiara instabilità fareprevisioniè difficile, ma latendenzaè al ribasso in particolare per l’utilizzo delle superfici per lacoltivazione dei cereali. Tra il 2022 e il 2023, Istat ha registrato un andamento in realtà stabile delle superfici investite su questo tipo di coltura (+0,2%) in Italia, ma le previsioni per il 2024 denotano invece unbrusco caloche arriva al -6,7%, spiega Istat. Questo il dettaglio permacro area. Tra il 2022 e il 2023, i cereali hanno registrato una lieve diminuzione delle superfici aSud, passando dal 23,1% al 22,6%; mentre per l’annata 2023-2024 le previsioni delle aziende registrano un aumento fino al 6,1% che spingerebbe questa porzione di paese a posizionarsisubito dopo ilNord-est(+26,8%). LeIsolemostrano invece un trend in diminuzione (-0,5%), con Sau a cereali scese dal 14,2% al 13,7%. All’opposto, lo scorso anno, le superfici destinate ai cereali delNord-ovesthanno coperto il 22,6% del totale dellesuperfici cerealicolenazionali, con unincrementosoltanto dello 0,3% rispetto all’anno precedente. Leprevisioni di seminaper il 2024 indicano unsensibile caloche porterebbe il valore al 21,2%. Leggi anche –Siccità, i grani antichi resistono meglio: lo dice l’Intelligenza artificiale. Lo studio In risposta allafragilitàdell’agricoltura in aree a clima semiarido come la Sicilia, è stato sviluppato il progettoMixwheat, finanziato con lasottomisura 16.1delPSR Sicilia 2014-2022. I risultati sono stati presentati il 28 maggio all’Università di Catania. Lo studio è duratotre annie ha analizzato la possibilità di incentivare l’introduzione di unavarietà di frumentocapace di adattarsi aiclimi semi aridi. Proviene dallaSiriae si chiama“Furat Li Rosi”. Affinate le tecniche, l’innovazione di processo verrà gestita direttamente dagliagricoltorie diffusa con unalicenzaopen sourceper garantirne il più ampio accesso e utilizzo potenzialmente a livello mondiale. Sono sette le aziende agricole bio certificare che hanno partecipato allo sviluppo di Mixwheat, Dara Guccione Biofarm, Agricola Cavalli, Green Bio di Terre di Sant’Agata, Società Agricola di Pietro e Filippo Riolo, Terre Frumentarie di Giuseppe Li Rosi, Antichi Granai dei f.lli Mirella Santa e Salvatore Passamonte, e il Molino Quaglia. Permettendo di adattare e diffondere la popolazione evolutiva del “Furat Li Rosi”, introdotto in Italia più di undecenniofa e coltivato in Sicilia dal 2010.