Un mese fa, un violento acquazzone si è abbattuto sulla Sicilia sud orientale, causando danni al territorio e soprattutto al comparto agricolo. I danni sono stati maggiori soprattutto nella zona di Acate per l’esondazione del fiume Dirillo. Il fiume ha rotto gli argini e l’acqua si è riversata nelle campagne inondando le serre per la coltivazione di ortaggi e i carciofeti, ormai a un passo dalla maturazione e dall’inizio della raccolta. Le produzioni sono andate interamente distrutte. Per giorni e giorni le colture sono rimaste seppellite sotto una coltre di fango: quando sono riemerse restavano solo pochi rami rinsecchiti.
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Oltre 100 milioni di euro di danni
Nel territorio di Acate i danni calcolati ammontano a 106 milioni di euro. La gran parte, circa 100 milioni sono danni delle aziende private. Sotto accusa, la mancata manutenzione del fiume Dirillo, che non viene dragato da anni, ma anche della diga di Ragoleto che a monte, in territorio di Licodia Eubea, ha permesso la realizzazione di un lago artificiale per la raccolta delle acque. La diga venne realizzata nel 1950 dall’Anic, al servizio del Petrolchimico e delle zone abitative annesse e il 90 per cento delle acque, ancora oggi, è destinato proprio al territorio di Gela. Interrogativi sorgono anche attorno alla gestione della diga dove, quando il livello dell’acqua sale, vengono aperte le paratie immettendo nel fiume un quantitativo di acqua che il letto non riesce a contenere. Gli agricoltori si chiedono perché il sistema del rilascio delle acque non venga programmato in modo da evitare l’onda d’urto violenta che rompe gli argini e invade le campagne prima di potere arrivare al mare. I danni all’agricoltura potrebbero quindi essere evitati con una gestione che tenga conto anche delle esigenze di chi vive a lavora a valle.
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Il sit-in di protesta di sindaci, deputati e sindacalisti
L’allarme è stato raccolto dai sindaci del comprensorio che, nei giorni scorsi, hanno tenuto un sit-in di protesta. In precedenza anche il presidente della Regione Renato Schifani e il vicepresidente Luca Sammartino, che è anche assessore all’Agricoltura, avevano visitato le aziende sommerse dalle acque. Il sindaco di Acate, Giovanni Di Natale ha invitato i colleghi i cui territori ricadono nella zona del fiume Dirillo. Hanno aderito il sindaco di Chiaramonte Gulfi, Mario Cutello, i comuni di Mazzarrone e Niscemi, il deputato regionale Nello Dipasquale e, pur se assenti, i deputati Stefania Campo e Giorgio Assenza, il sindacalista della Cgil Salvatore Tavolino. “L’alluvione del 9 e 10 febbraio ha distrutto le colture di tante aziende ad Acate e nei comuni vicini – ha detto Di Natale – Il problema si è aggravato per le condizioni del fiume, pieno di detriti e non dragato da troppo tempo. Anche la diga dovrebbe essere dragata per aumentarne la portata. Gli agricoltori, a quasi un mese dall’alluvione, non hanno ancora avuto nessuna risposta dalla Regione siciliana, che aveva promesso aiuti e interventi. E non sono ancora iniziati gli interventi per la ricostruzione degli argini”. Il comune di Acate ha stanziato 79 mila euro, ma è troppo poco.
Esondazioni anche nei giorni senza piogge
I sindaci chiedono anche l’intervento dell’Autorità di Bacino e dei controlli sulle modalità di gestione della diga di Ragoleto che non può continuare a rappresentare una minaccia per gli agricoltori. Non è un caso che le esondazioni si siano verificate l’11, il 13 e il 16 febbraio, cioè in giorni in cui non c’erano piogge ad ingrossare il fiume. Era accaduta la stessa cosa anche nel 2012, quando il ciclone Athos si era abbattuto nella zona. Anche in quel caso il fiume Dirillo aveva rotto gli argini. I sindaci hanno chiesto ai parlamentari di intervenire per bloccare le rate dei mutui per gli agricoltori che, in questa annata agraria, non potranno avere nessun guadagno perché le loro colture sono state distrutte.
“Questa fascia di territorio è la nostra Fiat – ha detto il sindaco di Chiaramonte Cutello – deve essere sostenuta e tutelata anche dalle autorità regionali”. “Abbiamo chiesto anche che il gestore della diga avverta preventivamente i sindaci dei territori bagnati dal Dirillo di un aumento della portata del fiume qualora si rendesse necessario aprire la diga o aumentare la portata del cosiddetto soprapiù. Produrremo insieme agli altri comuni una cartografia con i punti critici del Dirillo che porteremo agli enti interessati, sollecitando il loro intervento per rendere più sicura questa zona agricola così fertile e ricca”.