In Sicilia quasi l’otto per cento della popolazione vive in zone a rischio di alluvione. Traducendo in numeri, quasi 400 mila persone su una popolazione complessiva di circa cinque milioni. A metterlo nero su bianco è l’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nell’ultimo Rapporto sulle condizioni di pericolosità da alluvione in Italia. I dati risalgono al 2021, e fotografano una situazione territoriale abbastanza variegata. Su una superficie complessiva di quasi 26 mila chilometri quadrati, quasi 1.500 sono a rischio, con diversi livelli di allerta. Secondo gli esperti l’Isola possiede un “reticolo idrografico piuttosto complesso”, che in assenza di adeguata manutenzione “può costituire un serio pericolo per la pubblica incolumità”, soprattutto in caso di “eventi pluviometrici intensi”. Malgrado ciò, la Sicilia non è tra i territori italiani più a rischio. Secondo Ispra, infatti, le Regioni con i dati peggiori “sono Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Calabria”, e in particolare lo scenario di “pericolosità elevata” riguarda “Calabria (17,1 per cento) ed Emilia Romagna (11,6 per cento)”. Le immagini che arrivano in questi giorni dalla regione del Nord, colpita da violenti nubifragi, sono una prova dei possibili effetti per la popolazione.
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Fiumi e dighe sotto osservazione
Per quanto riguarda la Sicilia, come detto la superficie a rischio alluvione sfiora i 1.500 chilometri quadrati, il 5,8 per cento del totale. Di questi, 405 risultano ad alto rischio, 505 a medio rischio e 581 a basso rischio. I problemi maggiori, scrive Ispra, sono legati ai fiumi ma anche alla gestione del sistema delle dighe, che “sebbene non siano concepite per assolvere la funzione di laminazione delle piene”, vengono ugualmente utilizzate a questo scopo “sfruttando il volume tra la quota di esercizio e quella di massimo invaso”. In generale, nell’Isola “sono considerate significative prevalentemente le alluvioni di origine fluviale”, ma non sono escluse “quelle di origine pluviale” anche se queste ultime hanno “una rilevanza assolutamente marginale a livello di estensione”. L’Istituto fa l’esempio di una alluvione avvenuta tra il nove e l’11 settembre 2012 nel territorio ragusano. A provocarla furono “piogge intense e consistenti”, incamerate tra l’altro dalla diga di Ragoleto, che però risultò “insufficiente” al contenimento. L’effetto fu quello di consistenti allagamenti a valle, “che si sono propagati rapidamente e coinvolgendo una vasta area pianeggiante caratterizzata soprattutto da terreni agricoli”, con gravi danni per i proprietari.
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Le province con maggiore rischio
La provincia con il maggiore pericolo di alluvione risulta essere Messina, con 31.262 abitanti in aree ad alto rischio (4,8 per cento), 31.718 in aree a medio rischio (4,9 per cento) e 31.816 a basso rischio (4,9 per cento). Complessivamente, quasi il 15 per cento della popolazione della città dello Stretto è a rischio alluvione. Segue di poco la provincia di Palermo, dove 57.597 persone vivono in zone ad alto rischio (4,6 per cento), 57.847 in zone a medio rischio (4,7 per cento) e 58.256 in zone a basso rischio (4,7 per cento). Nel complesso la popolazione a rischio nel capoluogo di Regione raggiunge il 14 per cento. Situazione delicata anche a Siracusa, con 12.016 abitanti in aree ad alto rischio (tre per cento), 12.077 in aree a medio rischio (tre per cento) e 14.034 in aree a basso rischio (3,5 per cento). Complessivamente la popolazione a rischio sfiora il 10 per cento. Al quarto posto si trova la provincia di Catania, dove 18.291 persone vivono in zone ad alto rischio (1,7 per cento), 19.524 in zone a medio rischio (1,8 per cento) e 22.089 in zone a basso rischio (due per cento). Nel complesso la popolazione a rischio nel comprensorio etneo supera il cinque per cento.
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L’importanza della manutenzione
Assai più contenuti i dati delle altre province. A Ragusa la popolazione a rischio supera di poco le ottomila unità (2,7 per cento). Seguono Trapani con oltre ottomila abitanti (due per cento), Caltanissetta con 5.200 (1,9 per cento), Agrigento con 7.600 (1,8 per cento). La provincia che registra i dati migliori in assoluto è Enna, con meno di 250 residenti in aree a rischio e percentuali prossime allo zero. Il rapporto sottolinea l’importanza della prevenzione e della manutenzione per mitigare il pericolo di alluvioni. La causa principale, come detto, è la “insufficienza idraulica” dei fiumi, dovuta a diversi fattori tra cui “presenza di fitta vegetazione”, ma anche “apporto di detriti” e persino “materiale di rifiuto sversato impropriamente”. Ispra inoltre fa notare la presenza di aree urbane a valle fortemente a rischio allagamento, “non essendo state previste opere di raccolta e allontanamento delle acque provenienti da monte”. Da tenere sotto osservazione, infine, i tratti dei fiumi coperti, “che spesso scorrono al di sotto di piazze o strade”. Questi tratti “risultano spesso ostruiti”, e una adeguata manutenzione sarebbe fondamentale per evitare problemi.