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Anci: Comuni a rischio default. Serve subito un “Cura città”

L'associazione dei comuni siciliani chiede aiuto per le amministrazioni locali. Due le emergenze da fronteggiare: la salute dei cittadini e degli enti locali

Dopo il decreto Cura Italia che si riferisce per lo più a famiglie, imprese e liberi professionisti, i prossimi sulla lista dovrebbero essere gli enti locali. Sono molti, infatti, quelli che chiedono il blocco dei tributi a loro riferibili. Prima ancora che la misura sia decisa dal Governo i Comuni lanciano il loro grido: “siamo a rischio default e a rischio cassa, il che significa non riuscire a fronteggiare l’emergenza e il rispetto dei servizi, stipendi compresi”. Ecco quindi perché Anci Sicilia, l’associazione dei comuni italiani, chiede un decreto “Cura Città”. “È necessario, in tempi più brevi, che il legislatore affronti le enormi criticità finanziarie che incombono sugli enti locali a seguito dell’emergenza legata al Covid-19”, afferma il presidente di Anci Leoluca Orlando, nonché sindaco della città di Palermo. Secondo l’associazione qualcosa in favore dei Comuni poteva essere fatta già con il “Cura Italia”. Non averlo fatto “è una vera delusione”.

Mancato gettito dai tributi locali

“Ci sono due questioni da affrontare subito: la salute dei cittadini e la salute degli enti”, dice a FocuSicilia Mario Emanuele Alvano, segretario generale dell’Anci Sicilia. Da una parte, i Comuni hanno un ruolo nel garantire salute e sicurezza ai cittadini “soprattutto perché stanno emergendo nuove povertà e i cittadini si rivolgono proprio ai Comuni” per questo “vanno aiutati”. Dall’altro, “l’impatto dell’attuale crisi sui bilanci sarà necessariamente devastante in conseguenza del mancato gettito di parte significativa degli attuali tributi”. Il riferimento è in particolare a tari, tasu e addizionale Irpef comunale. Un introito importante per la gestione delle casse anche in considerazione del fatto che sono siciliani cinque dei dieci capoluoghi più cari del Paese. Catania batte tutti e ha un doppio primato: è la più cara d’Italia e metà dei suoi cittadini non paga la tassa sui rifiuti. Un problema non solo catanese tanto che l’Anci ha più volte proposto di inserire il tributo in bolletta come fatto con il canone Rai.

Servizi alla persona e multe

Accanto ai tributi locali, Anci segnala anche il mancato gettito legato ai servizi a domanda individuale come gli asili nido ma anche alle multe per violazione del codice stradale. Nel primo caso il servizio non viene erogato e quindi i cittadini, non usufruendone, non lo pagano. Nel secondo caso non c’è modo di emettere delle multe, visto che le persone sono obbligate a casa. Le conseguenze sono importanti per tutti i Comuni, ma “ancora più in Sicilia in considerazione della fragilità del sistema della finanza locale che, già da prima, registrava un numero elevatissimo di comuni in dissesto e pre-dissesto e ridotti livelli di riscossione dei tributi”, spiega Alvano. Il rischio annunciato è la mancanza di capacità di reggere il sistema. Sia per quanto riguarda l’erogazione dei servizi essenziali che lo “svolgere dei delicatissimi compiti cui sono chiamati in questa fase”, dice Orlando.

Una proposta in sei punti

Proprio per questo i Comuni chiedono un intervento “immediato: il rischio è concreto”. Anche alla luce del fatto che in Sicilia, prima della crisi, le difficoltà erano già all’ordine del giorno. Ecco perché “ben vengano gli aiuti da parte della Regione, ma è il Governo che deve intervenire”, secondo Alvano. Anci propone un piano in sei punti. In primo luogo chiedono la revisione sia del fondo dei crediti di dubbia esigibilità sia di quello di garanzia per i debiti commerciali. Aggiungono poi norme sugli enti strutturalmente deficitari, il superamento del limite al ricorso all’anticipazione di liquidità e all’utilizzo dell’avanzo di amministrazione. Chiedono la sospensione del pagamento della quota capitale dei mutui degli enti locali e del DL 35/2013 nonché la semplificazione delle norme per l’acquisto di beni e servizi finalizzati a fronteggiare l’emergenza Coronavirus.

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Desirée Miranda
Desirée Miranda
Nata a Palermo, sono cresciuta a Catania dove vivo da oltre trent'anni. Qui mi sono laureata in Scienze per la comunicazione internazionale. Mi piace raccontare la città e la Sicilia ed è anche per questo che ho deciso di fare la giornalista. In oltre dieci anni di attività ho scritto per la carta stampata, il web e la radio. Se volete farmi felice datemi un dolcino alla ricotta

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