La crisi delle arance si aggrava in Sicilia. È già partita la richiesta al presidente della Regione siciliana Nello Musumeci e all’assessore all’Agricoltura Toni Scilla di un incontro urgente per affrontare la drammatica campagna agrumicola, ormai agli sgoccioli, che quest’anno tra fattori climatici ed emergenza sanitaria Covid-19 è stata particolarmente difficile. “Abbiamo necessità di smaltire tonnellate di arance ancora sugli alberi, ma non abbiamo la domanda. La Regione intervenga per concordare con le industrie un ritiro straordinario, non si lascino marcire”.
L’appello degli agricoltori
A lanciare l’appello sono i rappresentanti delle organizzazioni di categoria e delle imprese della filiera agrumicola, Giuseppe Di Silvestro (Cia Sicilia Orientale) Giovanni Selvaggi (Confagricoltura Catania) e Placido Manganaro (Fruitimprese Sicilia). Lo hanno rilanciato anche nel corso di una conferenza stampa nella sede del Consorzio Arancia Rossa, alla quale sono stati invitati anche i presidenti del Distretto Agrumi di Sicilia, Federica Argentati, e di Euroagrumi, Salvo Rapisarda.
Calo consumi causato dal Covid
Centinaia di produttori e di imprese di trasformazione del territorio etneo si sono ritrovati da un lato con una produzione di arance in esubero, di pezzatura piccola, però, a causa delle poche piogge di settembre, e per questo destinate alle imprese di trasformazione; e dall’altra, con una contrazione dei consumi determinata dalla chiusura di bar, ristoranti, mense scuola e alberghi, da un anno ormai, a causa della pandemia che ha inciso anche sul prezzo. “Intervengano i Governi, sia regionale che nazionale – chiede il presidente Cia Sicilia Orientale Giuseppe Di Silvestro – per lavorare su prospettive future di tutela e sviluppo del comparto. Quest’anno le arance sono spesso di pezzatura piccola ma la qualità è ottima, per i succhi sono ideali. Bisogna intervenire subito”.
Integrare il prezzo ai produttori
“Il nostro è un comparto – sottolinea Giovanni Selvaggi – che va avanti senza aiuti, che continua a fare investimenti e a garantire, in controtendenza rispetto ad altri settori, la tenuta economica ed occupazionale del nostro territorio. Chiediamo un ritiro straordinario da 20 mila a 50 mila tonnellate di frutto da trasformare in succo e distribuire a enti di beneficienza, integrando il prezzo al produttore di 10 centesimi al chilo”. Inoltre, continua Selvaggi, “chiediamo regole, norme, programmazione e un nuovo modello organizzativo che continuano a mancare. Un catasto agrumicolo, per esempio, e accordi con Paesi terzi che tengano conto dei nostri costi di produzione, superiori di oltre il doppio rispetto agli altri”.
Maggiori costi di produzione
“Anche la filiera intermedia di trasformazione del prodotto è in emergenza – spiega Placido Manganaro – La Sicilia parte con un gap strutturale costituito dal costo del trasporto, al quale si aggiunge quello più generale del costo del lavoro e dei contributi previdenziali, di molto superiori a quelli sostenuti dai nostri concorrenti europei”.