C’è ancora tempo per intervenire sulla riforma europea delle indicazioni geografiche, ma è sempre meno. “Tutto si concluderà entro marzo, entro quel termine dobbiamo vigilare che non si creino due blocchi contrapposti tra Nord e Sud Europa”, spiega il presidente del Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia Igp, Gerardo Diana. Secondo Diana la riforma che “riguarda in Europa la riclassificazione di 3400 Dop e Igp, per un volume d’affari da 75 miliardi di euro, 17 dei quali solo in Italia”, è un argomento fin troppo importante per restare ai margini del dibattito politico. E il presidente del Consorzio, che proprio oggi ha organizzato a Catana una conferenza sul tema denominata “La riforma: rafforzare il ruolo dei consorzi come motore dello sviluppo e della sostenibilità dei territori”, ribadisce un punto fondamentale in questo quadro: “Troppe volte abbiamo sentito i nostri rappresentanti a Bruxelles dire che hanno battuto i pugni, ma poi si scordano di dire che sono andati via. Siamo qui per dire ciò che è fondamentale rappresentare le nostre istanze”.
I punti chiave della riforma
I punti critici della riforma, secondo il Consorzio Arancia Rossa Igp, e non solo, sono stati elencati più volte, già negli scorsi mesi. In sintesi: la riforma darebbe troppa forza alla distribuzione commerciale per pratiche di “svalorizzazione” dei prodotti. Accanto a questo non ci sarebbe spazio per risolvere in maniera comune le problematiche derivanti dalle fitopatie, scaricando le responsabilità della salute delle piante ai produttori. E manca anche un meccanismo premiale per chi, come in Sicilia, punta moltissimo sulla sostenibilità ambientale. Secondo Diana è quindi, accanto alla fiducia verso “Paolo De Castro relatore dell’Europarlamento sulle nuove regole Dop e Igp persona di grande competenza” per una riforma che sia valida, sviluppare anche in maniera più solida le relazioni tra le tante, 67 in totali, Dop e Igp siciliane. “Dobbiamo essere sempre più forti, il modello di ‘piccolo e bello’ si vende bene ma non è abbastanza. Dobbiamo andare verso la conquista di nuovi mercati mondiali tutti insieme. Abbiamo prodotti che ce lo permettono”, conclude Diana.
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Dos, il consorzio che vuole riunire le eccellenze siciliane
E nella strategia di coesione tra le Dop e Igp siciliane interviene anche un nuovo consorzio di secondo livello, Dos, ovvero “Associazione dei Consorzi delle Denominazioni di Origine Siciliana e delle produzioni a marchio QS”. Al momento, come spiegato dal presidente di Dos Massimo Todaro, questa conta “17 adesioni in Sicilia, a cui oggi si è aggiunta quella dell’Arancia Rossa Igp, con nostro grande orgoglio”, spiega. Dos ha quindi il compito, ambizioso, di “raggruppare sotto unico marchio tutto il food siciliano, per avere due anime food e wine e portare alla ribalta le eccellenze siciliane”. Inoltre, come primo atto concreto, Dos ha “già proposto la candidatura della Sicilia come regione gastronomica europea 2025, un riconoscimento che verrà dato se svolgeremo al meglio il nostro progetto, che è legato allo sviluppo e al riconoscimento della nostra tradizione gastronomica. Con la valorizzazione dei nostri piatti, ricette e prodotti che passa non solo dai produttori ma anche da chi completa la catena, come alberghi e ristoranti. E quindi dai giovani, gli chef del futuro, i ragazzi degli istituti alberghieri che riusciranno a interpretare al meglio questo”.
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Combattere parassiti e desertificazione
Grande attenzione nel corso dell’evento tenutosi oggi a palazzo Biscari anche alle problematiche di cambiamento climatico e fitosanitarie. La Sicilia ha affrontato nel settore degli agrumi il problema del virus Tristeza, un campanello d’allarme per evitare emergenze anche peggiori. Un esempio è “l’esperienza drammatica che ha vissuto la Puglia dopo la Xylella che ha ucciso venti milioni di ulivi, dal quale è nato il tema della riforestazione”, racconta Luigi de Vecchi, presidente e fondatore della Fondazione Sylva in Puglia, tra gli ospiti voluti dal Consorzio Arancia Rossa di Sicilia Igp. Secondo De Vecchi “il cambiamento climatico ha le sue implicazioni negative anche in Sicilia, con una possibile desertificazione anche in tempi rapidi. Mentre si parla di temi importanti come quello delle eccellenze, si deve pensare a creare una biodiversità per difendersi al meglio da agenti e parassiti, e attraverso la riforestazione. In Puglia lo facciamo reinserendo la macchia mediterranea, con l’obiettivo è dare un futuro ai nostri figli, un ossigeno migliore di quello che stiamo vivendo”, conclude.