Aria inquinata, le città uccidono. L’Italia è la peggiore dell’Ue per polveri sottili

L’aria è inquinata e sulla sua qualità l’Italia è fanalino di coda tra i grandi Paesi dell’Europa, con la più alta concentrazione di polveri sottiliPm 2,5, poco inferiore a 15 µg/m3(microgrammi per cubo), e15 morti ogni 100 mila abitantiper patologie legate all’inquinamento atmosferico. Sono i dati dell’ultimo report sulla qualità dell’aria del centro studiEconomist Impact,con il supporto della multinazionale farmaceuticaChiesi Group,che ha analizzato i dati diFrancia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito.La qualità dell’aria è strettamente legata ailuoghi di residenza.Secondo il report, “la maggior parte dei cittadini europei vive nelle città, in una forbice che va tra il 72 per cento dell’Italia e l’84 per cento del Regno Unito”. Nei grossi centri urbani “lascarsa qualità dell’ariacontinua ad essere un problema importante”, malgrado negli ultimi anni le metropoli europee “si siano lasciate alle spalle l’intenso inquinamentodell’epoca precedente”. Leggi anche –Biossido d’azoto nell’aria: il killer invisibile a Palermo e Catania A dirlo sono i dati. Tra il 2011 e il 2020 inItaliaillivello di inquinamento dell’aria da Pm 2,5 nell’atmosfera è scesoda oltre 20 a meno di 15 µg/m3. Malgrado il miglioramento, resta ben superiore rispetto ai valori massimi previsti nellelinee guida Oms 2021,che fissa il limite acinque µg/m3.E soprattutto rispetto agli altri grandi Paesi europei – Francia, Germania, Spagna e Regno Unito – che rientrano tutti nella forbice tra cinque e 10 µg/m3.I dati sull’aria inquinata in Italia sonotroppo altiper l’Organizzazione mondiale della sanità, ma non per l’Europa. I limiti previsti dallaDirettiva 2008/50,infatti, “sonomaggiori rispetto ai valori Oms“. A ottobre 2022 è stata formulata una proposta per abbassarli, “ma non abbastanza per scenderesotto la soglia di cinque µg/m3“. A luglio 2023, inoltre, gli Stati europei che aderiscono all’Oms hanno firmato un accordo per “utilizzare le linee guida come riferimento perlimiti più severidi inquinamento atmosferico”. Un accordo non vincolante, si precisa nel report, visto che i Paesi “non si sono impegnati asoddisfarli pienamente“. Leggi anche –In Sicilia aria sempre più pesante. Sprechi d’acqua e niente depuratori I dati dei Paesi europei, si legge ancora nel documento, devono esserecontestualizzati. “Leconcentrazioni di inquinamentonei cinque Paesi oggetto dello studio sonobuoni a livello globale“. Contrariamente a quanto avviene nel resto del mondo, infatti, “queste nazioni hanno registrato progressi sostanziali versoun’aria più pulita nell’ultimo decennio“.Economist Impactfa alcuni esempi. “Guardando alle concentrazioni medie di Pm 2,5, ad esempio, nel 2019 laSpagnaha raggiunto i valori Oms 2005 (fissati a 10 µg/m3 annui, ndr), con un’esposizione media annua di 9,73 µg/m3, mentre ilRegno Unitoli ha sfiorati (10,1 µg/m3)”. Diversa la situazione dell’Italia, che con 16,1 µg/ m3 annui ha registrato “l’esposizione peggiore“, restando tuttavia “ben al di sotto dei limiti europei”. Come detto, anche i dati del Belpaese sonoin calo rispetto agli anni Duemiladieci.Malgrado ciò “sono necessari miglioramenti”, anche per gli Stati “che hanno raggiunto i livelli Oms 2005”. Un miglioramento che secondo i tecnici “aiuterà asalvare vite umane“. Leggi anche –Transizione ecologica a rischio: in Sicilia spreco d’acqua e siti inquinati Su questo fronte, come detto, i numeri italiani sono peggiori rispetto agli altri grandi Paesi europei, raggiungendo i15 morti ogni 100 mila abitantiper patologie legate all’inquinamento atmosferico. Il dato più basso è quello dellaFrancia, che conta poco più di10 morti ogni 100 mila abitanti.Anche in questo caso, i numeri dell’Europa vanno contestualizzati a livello globale. Si scopre così che “questi dati nazionali sonotra i 22 più bassi del mondo“, e che in particolareFranciaeSpagna“sonotra i dieci più bassi“. Da non sottovalutare poi l’impatto del “climate change” su questo tipo di patologie. Secondo il report “questi problemi stanno aumentando nell’emisfero settentrionale,compresa l’Europa occidentale,probabilmente a causa delcambiamento climatico“. L’aumento incontrollato delle temperature, concludono gli esperti, è un problema indipendentemente dall’inquinamento. “Un recente rapporto del Gruppo intergovernativo sul clima ha avvertito che ilnumero di giorni caldisufficiente a causare la morte è in aumento a livello globale”.