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Arrigo Sacchi: “L’Italia è culturalmente mediocre. Dobbiamo investire”

Usa metafore calcistiche per raccontare l'Italia secondo lui. L'ex allenatore della nazionale maschile di calcio Arrigo Sacchi non ha dubbi: è la cultura il settore su cui puntare

“Non può esserci una grande squadra se non c’è un grande club che con la sua storia, le sue visioni, la sua competenza, il suo stile viene prima della squadra e la squadra viene prima di ogni singolo. Siamo in un Paese che purtroppo, per ignoranza calcistica, ha invertito la scaletta. Il calcio è uno sport di 11 persone che in contemporanea si devono aiutare. Se uno non aiuta è un buco. Fare squadra in questo Paese è una delle cose più improbabili, in tutti gli ambiti”. Così Arrigo Sacchi, ex allenatore della Nazionale italiana maschile di calcio e di numerosi club privati, tra tutti il Milan quando il presidente della squadra era Silvio Berlusconi. Le sue parole al microfono di FocuSicilia in occasione dell’evento a Catania “Sicily Business Forum”.

Correnti diverse ovunque

L’ex allenatore della nazionale usa un racconto personale come metafora attuale dell’Italia. “Mio padre – ricorda – aveva un calzaturificio, in ufficio c’erano sei ragazze, avevano fatto tre gruppi da due e ogni gruppo parlava male dell’altro”. E così è dappertutto secondo Sacchi: “al Nord come al Sud e anche nella politica. In ogni partito ci sono correnti diverse”. Lui stesso offre la risposta al perché di questo stato dei fatti. “Perché questo Paese che ha illuminato il mondo fino al 1500/1600 oggi è culturalmente mediocre tanto che non spendiamo soldi per l’istruzione e la ricerca, tanto mediocre perché i ragazzi percepiscono poco come stipendio e i bravi non vogliono insegnare”.

Nessuna differenza territoriale

Le differenze tra i territori, inoltre, in questo senso, per Arrigo Sacchi non esistono. “Credo che sia tutto una Sicilia. Dobbiamo incominciare a investire. In Spagna i professori percepiscono il doppio che in Italia, in Francia il triplo, in Germania il quadruplo, in Inghilterra ancora di più. È chiaro che così i ragazzi più bravi non scelgono la strada dell’insegnamento. Così facendo si dà spazio ai sentimenti non nobili: l’invidia, la gelosia, la presunzione. Io non volevo giocatori presuntuosi perché il presuntuoso pensa di sapere già tutto ma. in realtà non sa nulla e perdi solo tempo. Meglio uno affidabile”.

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Agostino Laudani
Agostino Laudani
Giornalista professionista, nato a Milano ma siciliano da sempre, ho una laurea in Scienze della comunicazione e sono specializzato in infografica. Sono stato redattore in un quotidiano economico regionale e ho curato la comunicazione di aziende, enti pubblici e gruppi parlamentari. Scegliere con accuratezza, prima di scrivere, dovrebbe essere la sfida di ogni buon giornalista.

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