Il presidente dichiara aperta la seduta. L’Assemblea regionale siciliana è ufficialmente riunita. I 70 deputati, o chi tra loro ha deciso di presenziare, hanno inserito il loro tesserino e sono seduti tra le magnificenze di Sala d’Ercole, nell’imponente Palazzo dei Normanni a Palermo. Proprio in questo momento, i siciliani stanno pagando 2,2 milioni di euro. Tanto costa una seduta dell’Ars. La somma si ottiene dividendo i costi annuali del funzionamento del parlamento per il numero di sedute. Nel resoconto finanziario della gestione del 2022, le spese annuali raggiungono i 171 milioni di euro. Sono 14,25 milioni di euro al mese. Nei dieci mesi di attività dell’attuale 18 esima legislatura, dal 10 novembre 2022 all’ultima seduta del 20 settembre 2023, l’Ars è costata 142 milioni di euro. Il parlamento si è riunito 65 volte. Ogni seduta, quindi, è costata 2,2 milioni di euro. Il costo della politica o della democrazia, a conti fatti e semplificando al massimo, dal punto di vista dei cittadini contribuenti, è tutto qui. Sui risultati, invece, il dibattito resta aperto.
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Oltre 580 disegni di legge da esaminare
Lo scorso 20 settembre, all’ordine del giorno c’erano le interrogazioni dei deputati, mentre il prossimo 26 settembre l’Assemblea tornerà a riunirsi per recepire il nuovo Codice dei contratti pubblici e per approvare una sfilza di debiti fuori bilancio. Stop. Non si discuterà di nuove leggi. In dieci mesi, di leggi ne sono state approvate sette. Tra queste, alcune sono finanziarie e quindi sono atti di dovuta e ordinaria amministrazione. I risultati finora sono questi. Eppure, il lavoro non manca. Sui tavoli delle sei commissioni legislative, ci sono 583 disegni di legge da esaminare, discutere, votare, approvare. Certamente non sono tutti prioritari. Si va dall’istituzione di nuovi musei a Palermo, allo sviluppo della mobilità ciclistica, dall’istituzione del Garante degli emigranti siciliani residenti all’estero alla “Giornata del siciliano nel mondo“. Ci sono anche le riforme: quella sulle aree naturali protette, l’altro sugli Ambiti territoriali ottimali e sulla gestione dei rifiuti. Poi c’è il riordino dei Consorzi di bonifica, la riforma del trasporto pubblico locale, quella del turismo, le nuove regole per velocizzare i pagamenti della pubblica amministrazione.
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Ogni legge costa cinque milioni di euro
Tra gennaio e aprile, erano solo quattro le leggi approvate. Stando ai numeri del resoconto di gestione 2021, del valore di 166 milioni di euro, i siciliani avevano pagato per ciascuna legge ben 14 milioni di euro. Togliamo dal calcolo, però, i costi burocratici per il funzionamento dell’istituzione. Limitandoci ai soli costi politici. I 70 deputati eletti percepiscono un compenso di quasi 12 mila euro al mese. Moltiplicato per il numero dei parlamentari, fa 840 mila euro al mese, più 54 mila euro al mese per varie indennità di carica (presidenti, segretari, questori ed altro). Sono circa 3,6 milioni di euro al mese. Diviso per quattro leggi, ciascuna è costata 900 mila euro. Ricalcolando tutto su sette leggi fin qui approvate, si superano i cinque milioni di euro per ciascuna legge. Il dibattito sui costi e sulla produttività resta aperto.
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Quasi mille euro in più a deputato. Poi il dietrofront
A febbraio l’Ars aveva approvato, tra le quattro leggi cui si faceva prima cenno, l’adeguamento automatico delle indennità al costo della vita secondo Istat. Si trattava di 890 euro sul compenso mensile di 11 mila euro lordi. Complessivamente, circa 750 mila euro in più all’anno. Il meccanismo era possibile secondo quanto previsto dalla legge regionale 1/2014 che regola i compensi dei deputati. Inevitabili imbarazzi e polemiche. Così a luglio di quest’anno, durante l’approvazione del collegato alla Manovra bis, il provvedimento è stato bloccato almeno per tutta l’attuale legislatura, cioè per altri quattro anni. “Avevo preso l’impegno di fare votare questa norma alla prima occasione utile, l’abbiamo fatto senza riflettori e pressione mediatica” ha spiegato il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno.