“In Sicilia l’emergenza sanitaria ha causato una contrazione dell’economia di dimensioni mai rilevate dal dopoguerra a oggi”. Lo scrive Banca d’Italia nel suo ultimo rapporto sull’economia dell’Isola. Nel report presentato oggi, la Banca centrale sottolinea come il calo del prodotto interno lordo del 8,4 per cento sia la diretta conseguenza del periodo di restrizioni obbligatorie dovuto all’emergenza pandemica da Covid-19. Un quadro valido per tutta Italia, dove il calo del Pil è superiore attestandosi al meno 8,9 per cento, così come la perdita di occupati (meno 2 per cento in Italia, meno 1,1 in Sicilia, ovvero 15 mila lavoratori in meno). Ma i dati analizzati da Bankitalia, provenienti da Istat e Inps, mostrano un andamento altalenante anche più severo del dato nazionale per alcuni settori chiave come il Turismo.

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Il Turismo va peggio degli altri settori
Il Turismo è stato particolarmente colpito dalla crisi innescata dall’epidemia di Covid-19, con un calo di oltre la metà delle presenze. La contrazione, più forte rispetto a quella media nazionale, è stata più marcata per la componente straniera che ha mostrato una limitata capacità di ripresa nei mesi estivi, quando si era verificato un allentamento delle restrizioni. Dal secondo trimestre del 2020 il numero di occupati si è ridotto del 17 per cento, contro un meno 15,8 e meno 14,1 nel Mezzogiorno e a livello nazionale, rispettivamente, un calo più intenso che negli altri settori. Sulla contrazione ha inciso soprattutto la componente a termine, diminuita del 40,6 per cento, mentre l’impatto sull’occupazione permanente è stato mitigato dal blocco dei licenziamenti e dal ricorso alla cassa integrazione. Un dato ancora più eclatante se si considera come nel decennio precedente (2010-2019) il numero di occupati fosse invece cresciuto mediamente del 2 per cento l’anno.
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L’altalena del Pil: secondo trimestre disastroso
La Sicilia, come ribadito da Bankitalia, viene infatti da un decennio di sostanziale stagnazione economica. Gli effetti della crisi si sono fatti maggiormente sentire nel secondo trimestre del 2020, conseguenza diretta del lockdown totale, con una perdita tendenziale rispetto al precedente trimestre del 2019 di oltre 17 punti. Secondo l’Indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) della Banca d’Italia, il forte calo del prodotto registrato nel secondo trimestre si è successivamente attenuato. Tuttavia nell’ultimo trimestre dell’anno, in concomitanza con le nuove misure restrittive alla mobilità e alle aperture degli esercizi commerciali, la contrazione è tornata ad accentuarsi. Per attestarsi, infine, a un calo del 8,4 per cento, comunque inferiore al dato nazionale del meno 8,9 per cento.
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Imprese, cresce l’indebitamento
Per quanto riguarda i settori produttivi, nell’industria e nelle costruzioni il calo della produzione si è concentrato soprattutto nel secondo trimestre dell’anno, a causa del blocco delle attività non essenziali, con una ripresa nei mesi successivi insufficiente per compensare. Nei servizi privati non finanziari la contrazione dell’attività ha interessato anche la seconda parte dell’anno, in connessione con le limitazioni imposte a seguito della ripresa dei contagi nell’autunno del 2020. Le esportazioni di merci si sono significativamente ridotte, sia per il comparto petrolifero, il principale dell’Isola, sia per il complesso degli altri settori. La spesa per investimenti delle imprese è diminuita, così come la redditività. Aumenta, invece, l’indebitamento, con i prestiti bancari al settore produttivo che hanno ripreso a crescere, interrompendo un calo che durava quasi ininterrottamente dal 2012, anche per effetto delle misure straordinarie di sostegno al credito. L’aumento dei finanziamenti ha riflesso il significativo incremento della domanda di fondi da parte delle imprese, da un lato per soddisfare il fabbisogno di liquidità dovuto al calo dei flussi di cassa, dall’altro per costituire riserve precauzionali volte a fronteggiare l’incertezza sulle prospettive economiche. Ne è conseguito un incremento dei depositi bancari.