Nel 1987 Bent Parodi di Belsito (Copenaghen, 7 marzo 1943 – Palermo, 16 dicembre 2009), giornalista e scrittore italiano, studioso di esoterismo, discendente da parte di madre, addirittura da Hans Christian Andersen e legato a doppia mandata alle più importanti famiglie dell’aristocrazia siciliana, come la famiglia Piccolo di Calanovella, Raniero Alliata di Pietratagliata e lo stesso Tomasi di Lampedusa, consegna alle stampe un piccolo gioiello editoriale, “Il Principe Mago”.
Tra fantasmi ed evocazioni
Il libro parla e racconta degli ultimi “gattopardi” di Sicilia, i fratelli Piccolo, il principe Raniero, il principe mago per l’appunto, e del legame che si evolve con il giovane Bent attorno alle pratiche magico-esoteriche che il principe ama sperimentare nelle sue lunghe notti insonni. Il mondo fatto di fantasmi ed evocazioni, descritto da Parodi, si fonde con gli ultimi bagliori della nobiltà siciliana che si sta dissolvendo a causa delle finanze sempre più dissestate e degli sperperi dell’aristocrazia sempre più indebitata. Nelle pratiche del protagonista gli spiriti guida provenienti dalla Magna Grecia si mescolano alla ritualità pagana, sullo sfondo della storia, un castello, quello di Raniero, al centro di una Palermo che sta cambiando e sta fagocitando col modernismo tutto il retaggio e le usanze nobiliari che un tempo luccicavano ed abbagliavano come l’argenteria che si esponeva nei pranzi sontuosi.
Dal “Mago” al “Gattopardo”
Parla dei “gattopardi” Bent Parodi, ma anche del rapporto fraterno con i cugini Casimiro e Lucio Piccolo di Calanovella e dei suoi soggiorni a Villa Piccolo tra gnomi, folletti, piante rarissime e scorribande in moto per Capo d’Orlando. La stessa villa dove Tomasi Di Lampedusa, anch’egli cugino dei Piccolo, aveva una sua stanza, che si affacciava sulle isole Eolie e su Salina in particolare. In quella stanza, dove Tomasi di Lampedusa amava tantissimo soggiornare, prese vita “Il Gattopardo”, il cui personaggio protagonista, il Principe di Salina, deve il proprio nome all’isola che Tomasi amava contemplare dalla finestra. Eppure, nonostante le tante analogie che li accomunano, rispetto a “Il Gattopardo”, “Il Principe Mago” è un libro crepuscolare, redatto in una sorta di scrittura automatica, autonoma persino dall’autore stesso, che ci avvolge in una condizione di spleen dolce e lunare e ci fa immaginare i fasti dei quali restano gli echi.
Opere da riscoprire
Non mi voglio addentrare nella trama perché, tramite questo articolo, vorrei far nascere in chi legge la curiosità per la lettura del libro che, per usare un termine che Bent avrebbe odiato, potrebbe essere un Gattopardo 3.0. Prima di morire, Bent Parodi diede disposizione di essere sepolto con il “Trattato di Storia delle Religioni” di Mircea Eliade, dal quale non si separava mai. Il volume fu trafugato ma qualche tempo dopo la “Fondazione Bent Parodi” provvide a rimetterne una nuova copia all’interno della cappella dove Bent giace insieme ai suoi fantasmi e alle sue opere, che andrebbero riscoperte e valorizzate dal panorama culturale italiano.