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Case popolari: Milano spende cento euro a cittadino, Palermo 80 centesimi

I bilanci dei Comuni e le spese per costruire, acquistare e ristrutturare abitazioni di edilizia pubblica e popolare. Poche risorse destinate nei Capoluoghi siciliani, molto diversa la situazione in altre aree d'Italia. Gli alloggi popolari emergono tra le vergognose incompiute dell'Isola

Palermo ha speso in edilizia pubblica e popolare, nel 2020, neanche 80 centesimi di euro per ciascuno dei suoi 630 mila abitanti: 500 mila euro in totale. Torino, che di abitanti ne ha 841 mila, nel 2022 ha destinato a questa voce di spesa la somma pro capite di 20 euro (17 milioni di euro in totale) e ne ha stanziati 48 milioni nel preventivo 2022, ben 56 pro capite. Milano, città da 1,3 milioni di abitanti, ha speso quasi cento euro per ciascuno dei propri cittadini (132 milioni di euro in totale) per la “costruzione, l’acquisto e la ristrutturazione di abitazioni di edilizia pubblica e popolare”. Tutto questo senza contare gli aiuti economici concreti per sostenere le famiglie nelle spese di alloggio, che appartengono alla categoria dei servizi sociali. Sorprendono e non poco le enormi differenze tra le città capoluogo siciliane e le ‘gemelle’ di simile popolazione in altre aree d’Italia. I dati emergono dai bilanci dei Comuni, pubblicati da Openbilanci e l’edilizia pubblica rientra nella categoria “assetto del territorio ed edilizia abitativa”. A questo importante capitolo le città dell’Isola dedicano davvero poche risorse economiche, nonostante non manchino certo le richieste di nuovi alloggi e di interventi su quelli esistenti.

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Catania sogna: spende quattro euro, ne impegna 130

A Catania, il sei giugno il Sunia (Sindacato nazionale unitario inquilini ed assegnatari) ribadirà i propri sentimenti di rabbia e indignazione per le case pubbliche che non sono mai sufficienti e per le assegnazioni degli alloggi che non vengono completate. Lo farà davanti a edifici che sono ormai diventati il simbolo amaro del degrado e dei ritardi burocratici, le Due Torri, palazzi ancora incompleti nel viale San Teodoro del quartiere Librino. Su uno dei due, la Torre Leone, prima Palazzo di Cemento, sono stati versati fiumi di inchiostro per denunciare gli impianti da ultimare, la difficile gestione condominiale e addirittura importanti servizi che non sono stati assicurati ai residenti, come ad esempio il gas. Il Comune di Catania, 301 mila abitanti, solo nel 2022 e solo sulla carta ha dato un’impennata ai fondi per l’edilizia residenziale pubblica, impegnando nel bilancio preventivo ben 39 milioni di euro (130 euro pro capite). Nel 2021, però, secondo il bilancio consuntivo l’ente era riuscito a spendere solo 1,1 milioni di euro (quattro euro pro capite). Bari, che di abitanti ne ha poco più di Catania (315 mila) e non è certo una città del Nord, ha speso molto di più: quasi dieci euro pro capite, oltre tre milioni di euro complessivi.

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Gli alloggi popolari sono eterne incompiute

Tra le città per le quali sono disponibili i bilanci consuntivi 2021, la più virtuosa appare Enna, che in edilizia pubblica ha speso 594 mila euro, 23 euro per ogni cittadino. Ragusa sta all’opposto e spende invece poco più di 20 centesimi di euro, 15 mila euro in totale. Si distingue Messina, che ha dedicato a questa voce di bilancio 3,4 milioni di euro, oltre 15 euro a cittadino. La città dello Stretto ha fatto meglio persino della sua gemella (per abitanti) Padova, che ha speso 1,3 milioni di euro, 6,6 euro pro capite. In una fascia intermedia Caltanissetta e Siracusa, con 5,7 e sette euro pro capite. Non pervenuti i dati di Agrigento né quelli di Trapani, che però indica nel 2017, ultimo consuntivo disponibile, una spesa di zero euro in edilizia residenziale pubblica. Gli alloggi popolari spiccano anche tra le principali categorie di opere pubbliche incompiute. Al terzo posto nella classifica delle incompiute in provincia di Catania ci sono proprio 144 alloggi popolari a Librino, mentre a Santo Bordonaro, a Messina, si trova la più costosa opera incompiuta della provincia: 210 alloggi popolari con otto botteghe, costati dieci milioni di euro e non ancora ultimati.

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Agostino Laudani
Agostino Laudani
Giornalista professionista, nato a Milano ma siciliano da sempre, ho una laurea in Scienze della comunicazione e sono specializzato in infografica. Sono stato redattore in un quotidiano economico regionale e ho curato la comunicazione di aziende, enti pubblici e gruppi parlamentari. Scegliere con accuratezza, prima di scrivere, dovrebbe essere la sfida di ogni buon giornalista.

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