Sono quasi 300 i pasti targati Slow Food destinati a persone in difficoltà nella zona di Catania in queste settimane. L’iniziativa si chiama Eat Slow Be Happy, ed è stata organizzata in sette città italiane dall’associazione internazionale Slow food con il contributo del ministero del lavoro e delle politiche sociali e la partecipazione dell’alleanza dei cuochi.
Eat Slow Be Happy
“Catania è stata inserita in questo progetto sia per dare un supporto ai cuochi sia per offrire un piccolo aiuto a persone e famiglie che vivono un momento di difficoltà” spiega Anastasia De Luca, fiduciaria della condotta Slow Food di Catania. “La prima serata è stata organizzata ad Acireale il nove marzo per gli ospiti della Madonna della Tenda – continua De Luca – una struttura di accoglienza che permette di ospitare mamme o intere famiglie con bambini, evitando che i piccoli vengano separati dai genitori”. La cena è stata preparata dall’osteria “4 Archi” di Milo e dalla chef Lina Castorina.
Cucinando il Trunzu di Aci
Racconta Saro Grasso, titolare dell’osteria I 4 Archi: “E’ stata una serata strepitosa, siamo davvero stati felici di poter dare un piccolo aiuto a persone bisognose e ai tanti bambini ospiti. Abbiamo cucinato con prodotti dei presidi slow food, primo fra tutti il ‘trunzu di Aci’, verdura che io stesso coltivo. Nei prossimi giorni faremo una seconda iniziativa, con grande gioia”. Il 18 marzo sarà la volta della pizzeria “Sazi e sani” di Catania distribuire circa cento pasti all’associazione “Madonna delle Grazie”.
In memoria di Modesta
Domenica 21 marzo a pranzo il ristorante “Me Cumpari Turiddu” si occuperà di cucinare per gli ospiti della Comunità Sant’Egidio di Catania. Lo annuncia Roberta Capizzi, titolare del ristorante del centro storico catanese: “Il Covid ci ha fatto capire l’importanza di ciascuna persona, di quanto sia importante darsi aiuto reciproco. Noi abbiamo scelto la Comunità di Sant’Egidio per commemorare Modesta, la clochard che nel 1983 non venne soccorsa da un’ambulanza malgrado stesse molto male, per le sue condizioni di scarsa igiene personale. Da quell’episodio nacque il movimento che portò alla nascita della Comunità di Sant’Egidio”. Roberta Capizzi anticipa in parte il menu:” Faremo tutto con l’impronta Slow Food, perché ce l’abbiamo nel sangue. Prepareremo pasta con macco di fave coltivate nel nostro orto e anche piatti destinati agli ospiti musulmani”.