Perché costruire centri commerciali in aridi capannoni in periferia, se ci sono le vie del centro piene di negozi? La premessa per la costituzione dei centri commerciali naturali in Sicilia era semplice: unire le attività nei centri storici per lo sviluppo di soluzioni condivise, dalle manutenzioni alla promozione di eventi al marketing. A distanza di quasi dieci anni dalla legge regionale 32 del 2000 che li ha istituiti, e con l’epidemia da Covid-19 non ancora terminata, secondo Ugl Catania questi consorzi tra commercianti possono essere la chiave del rilancio. Per Giovanni Musumeci, segretario territoriale etneo, e Carmelo Catalano segretario provinciale della federazione Ugl terziario “è il momento di agire, dando la possibilità a centinaia di piccole e medie imprese e artigiani di rafforzare la qualità dei servizi offerti”.
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L’incognita della stagione turistica compromessa
Il sindacato chiede alla Regione siciliana di favorire lo sviluppo di nuovi Ccn, oltre che di rifinanziare quelli esistenti, unendo la proposta alla creazione di zone economiche speciali legate al turismo nelle città siciliane “a vocazione turistica”, ovvero quelle individuate nel decreto assessoriale 10 del 16 febbraio 2011. “L’indotto generato dal turismo è sempre stato fondamentale per noi commercianti del centro. E naturalmente ci stiamo chiedendo come fare a ripartire con la stagione ormai compromessa”, spiega Domenico Ferraguto, presidente del Centro commerciale naturale di Via Etnea a Catania. Costituito il 23 marzo 2011 in forma consortile, conta ad oggi una ventina di piccole e medie attività commerciali lungo la principale arteria cittadina. All’interno ci sono gioiellerie, come quella di Ferraguto, boutique di abbigliamento, di pelletteria. Ma non, per scelta statutaria del consorzio, grandi magazzini e franchising. Nel corso dei nove anni il Ccn è stato protagonista di eventi cittadini, è intervenuto sulle scelte politiche relative alla zona e ha anche per un lungo periodo creato una propria rivista, Ct Center. “In realtà – spiega Ferraguto – alla creazione eravamo più di quaranta. Ma negli anni sono venute meno molte premesse come la manutenzione delle strade e al decoro non curati. Non è facile tenere tutti insieme e chiedere anche solo qualche centinaia di euro di contributo annuale se non ci sono alla fine i risultati”.
Una nuova strategia di marketing per la ripartenza
In questi anni però il consorzio non si è mai formalmente fermato, tanto che a febbraio si è tenuta l’assemblea dei soci con relativa approvazione del bilancio annuale. “In quella occasione – prosegue Ferraguto – abbiamo anche deciso di rilanciare il Ccn, ripartendo dal rinnovo del nostro sito internet e sfruttando i canali sui social network che non si sono mai fermati e dove abbiamo un riscontro piuttosto costante. Naturalmente nessuno immaginava l’arrivo dell’epidemia”. E proprio l’epidemia, e l’incertezza “anche solo nelle linee guida che dovremo usare per riaprire da lunedì 18”, potrebbero paradossalmente essere il punto di svolta, con indicazione nei canali social non solo dei prodotti, ma anche con i link diretti ai negozi. “Negli anni abbiamo capito come il marketing sia al centro di tutto. Ma naturalmente, nello sfruttare i canali social, rivedremo alcune cose: metteremo al centro i negozi, e non più la via Etnea soltanto. Ci siamo fatti carico della promozione dell’intera zona, quando siamo solo una piccola parte. E lo sviluppo della zona, legato più al food e non all’esclusività, non rappresenta il nostro orientamento”. Quello che per Ferraguto sembra invece più complesso, è l’attivazione a livello istituzionale di nuovi contributi. “Nel 2011, quando siamo nati, la Regione aveva già messo in cantiere di stanziare dei fondi appositi, poi messi a bando nel 2013 all’interno del Po-Fesr. 19 milioni, dei quali spesi circa 6. Noi abbiamo avuto immense difficoltà burocratiche per partecipare ai bandi regionali, con progetti da oltre un milione presentati e vinti solo per un terzo. In molti hanno pensato che non valesse la pena. Ma ripartiamo comunque”, conclude Domenico Ferraguto.