Centro direzionale, iter sospeso. D’Urso: “Avanti nella graduatoria”
Doveva essere “la più grande opera di edilizia pubblica d’Italia“, aveva dichiarato il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci. Ma, al momento, è sospesa. Parliamo del nuovo centro direzionale della Regione siciliana in via Ugo La Malfa a Palermo, ideato per raggruppare tutti gli uffici dell’amministrazione regionale nel capoluogo. Ilbandoè da 425 milioni di euro, divisi tra opere di edilizia, per 225 milioni, e ulteriori 100 per le opere di urbanizzazione, alle quali si aggiunge l’Iva. Su 34 progetti inviati, la commissione aggiudicatrice aveva scelto tra i cinque finalisti, con primo classificato il progetto degli studi Leclercq Associés, Nicolas Laisne, e Clément Blanchet di Parigi, e come mandataria la società Teknè di Milano. La stessa che, come denunciato nelle scorse settimane dai deputati regionali di Partito Democratico e del Movimento Cinque Stelle, avrebbe intessuto in passato più volte rapporti professionali proprio con il presidente della commissione, l’archistar franceseMarc Mimram. Una incompatibilità, emersa anche grazie ai servizi di Giornale di Sicilia e Striscia la Notizia, che sembra essere confermata dalla decisione del responsabile unico del procedimento, l’ingegnere Antonio Leone, a capo del Genio civile di Enna, che lo scorso 7 maggio ha emanato una nota nella quale “si fa presente che in relazione alle verifiche in corso, la Stazione appaltante non ha ancora formalizzato le proprie determinazioni in merito all’esito del concorso. Il calendario di gara, pertanto, è momentaneamente sospeso”. “Un grande dispiacere vedere un grande e appassionato lavoro che rischia di essere gettato alle ortiche”, è il commento a FocuSicilia sulla vicenda di Tuccio D’Urso, dirigente della Regione in pensione, attuale direttore della struttura di emergenza anti-Covid regionale e ideatore del progetto. Per D’Urso, dimessosi dal ruolo di Rup lo scorso 8 agosto, “le nostre verifiche di fattibilità parlano di un’opera che darà un nuovo svincolo autostradale, un tram, nuove fognature. E che si ripaga in dieci anni, con un risparmio stimato dai 25 ai 40 milioni di euro ogni dodici mesi. Con queste cifre si copre qualunque mutuo”. E un annullamento sarebbe un problema soprattutto economico: “Se si annulla la gara nascerà un contenzioso enorme”. Una eventualità che, stante il regolamento, non dovrebbe verificarsi: la soluzione più logica dovrebbe essere lo scorrimento della graduatoria, spiega l’ex responsabile del procedimento. “Il bando, al punto 3.9, parla chiaro: se c’è affinità con uno dei componenti della commissione la pena non è la nullità della gara, ma l’esclusione del concorrente”, afferma D’Urso. Secondo questa ipotesi, il progetto scelto sarà il secondo in graduatoria, presentato da un raggruppamento di imprese guidato dalla francese Lamoureux & Ricciotti Ingénierie. La scelta di Mimram, professionista internazionale di chiara fama, era stata fatta dal presidente dell’ordine degli architetti di Palermo, Francesco Miceli, da pochi giorni a capo del Consiglio nazionale. Gli altri componenti, nominati lo scorso 2 novembre, sono tutti ingegneri e docenti siciliani: Paolo La Greca, Ordinario di Urbanistica dell’Università di Catania, designato dal rettore Francesco Priolo, Gaetano Bosurgi designato dal rettore dell’Università di Palermo Fabrizio Micari, Giacomo Navarra, scelto dal rettore dell’università di Enna Giovanni Puglisi, e Francesco Lo Piccolo, anche lui nominato dal rettore di Palermo. La querelle sulla presunta incompatibilità sarebbe però soprattutto una questione “politica”, sulla quale D’Urso non vuole rilasciare dichiarazioni, anche dopo una lunga polemica a distanza con il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché. “Sui tempi e la cronistoria delle decisioni prese, è tutto pubblico e consultabile liberamente”, conclude l’ideatore del Centro direzionale. Un punto di vista sul quale la politica, e in particolare il Partito Democratico siciliano, attende invece “risposte chiare dal governo Musumeci”, come afferma a FocuSicilia il segretario regionale del Pd, e deputato all’Assemblea regionale, Anthony Barbagallo. “Noi continuiamo ad essere molto preoccupati per un’opera che non ci ha mai convinto”, afferma Barbagallo. Con il centro direzionale che rischia di diventare “l’ennesima Caporetto del governo di Nello Musumeci, che vive di soli annunci. Ci sono delle ombre che per primi noi abbiamo denunciato, rapporti pregressi che vanno chiariti”. L’auspicio è che il governo regionale “risponda ai nostri atti ispettivi, abbiamo chiesto cosa succederà, se ci sarà l’annullamento del bando o altro. Si deve evitare che la magistratura arrivi prima della politica. Dispiace che la Sicilia si faccia notare non per le eccellenze ma per le solite vicende”, commenta il segretario regionale del Partito democratico. “Lo stop all’iter progettuale conferma che avevamo ragione. Peccato che a far cambiare idea alla Regione siano stati gli articoli di stampa derivanti anche dalle nostre denunce così come l’inchiesta di Striscia la Notizia. I siciliani hanno altre priorità”. A dichiararlo, sulla vicenda, è il deputato regionale del Movimento 5 Stelle Nuccio Di Paola. Il deputato rivendica di aver depositato insieme al proprio gruppo “decine di atti parlamentari in cui abbiamo messo nero su bianco le molteplici incongruenze di un progetto assolutamente sproporzionato alle reali esigenze dell’amministrazione regionale. Si tratta di un progetto faraonico dal punto di vista dei costi, anacronistico alla luce della pandemia e dello sviluppo dello smart working e con un impatto devastante sul territorio. A tal proposito infatti l’assessore Falcone, rispondendo ad una nostra interrogazione ha ammesso che il progetto non presenta ancora un piano del traffico”. Secondo Di Paola il nuovo centro direzionale sarebbe un ulteriore “attrattore di traffico e persone nell’area urbana di Palermo”, aspetto che si va ad affiancare alla “questione incompatibilità della Commissione giudicatrice che anche in questo caso abbiamo tradotto in interrogazione ufficiale. Insomma un’opera che parte male già sulla carta e che se vedesse la luce, sarebbe fallimentare dal punto di vista economico e ambientale”, conclude Di Paola.