Piaccia o meno, ChatGPT è una finestra sul futuro che ci attende. GPT-4, l’ultima versione del motore di intelligenza artificiale creato dall’azienda OpenAI, ha nuove funzionalità (usufruibili in abbonamento) ma nelle sue risposte c’è sempre un riflesso umano. Questo perché ogni risposta è generata da montagne di dati gestite da algoritmi che utilizzano dati digitalizzati e presenti su internet e in tal modo, GPT è stato “pre-addestrato” a generare risposte simili a quelle umane in base agli input che riceve.
Sbagliare con sicurezza
A differenza degli uomini, le macchine non nutrono dubbi. È un dato di fatto. Ecco perché le risposte che fornisce ChatGPT sono estremamente assertive ma siamo ben lontani da una macchina perfetta e difatti, non mancano gli errori da matita blu che fanno sorridere, fornendo trame di libri completamente inventate o dando informazioni geografiche errate, salvo poi scusarsi e rimasticando le stesse dichiarazioni, come nulla fosse. Del resto, in un recente rapporto tecnico leggiamo che GPT4 “a volte può commettere semplici errori di ragionamento che non sembrano compatibili con la competenza in così tanti ambiti, o essere eccessivamente ingenuo nell’accettare dichiarazioni palesemente false da parte di un utente […] può sbagliare con sicurezza le sue previsioni”. Succede anche alle macchine, insomma.
Blocco in Italia
La curiosità è inevitabile e lo dimostra l’esponenziale download di VPN per aggirare il blocco in Italia ma una macchina che si scusa e non corregge le informazioni errate, è affidabile? Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, ha dichiarato: “Sono particolarmente preoccupato che questi modelli possano essere utilizzati per la disinformazione su larga scala”. Una celebre massima di Mark Twain recita: “Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe”. Valeva nell’800, figurarsi adesso con la fibra. Insomma, ci toccherà vigilare e correggere le falsità ideologiche e le disuguaglianze sociali, consapevoli che queste provengono direttamente dall’oceano di dati e forum da cui attinge GPT.
Che fine fa il lavoro creativo
Dal fuoco di Prometeo, passando per il vapore e l’energia elettrica, la tecnica migliora costantemente la vita dell’uomo e buona parte dei lavori pesanti è già scomparsa con l’automatizzazione. Oggi, GPT viene già usato dagli studenti per scrivere dei temi e sui social network in tanti gli hanno chiesto di riassumere I promessi sposi… Ma con il vero lavoro creativo come la mettiamo? L’agente letterario Morgan Palmas ha lanciato dei corsi per imparare a scrivere utilizzando GPT, spronando l’algoritmo anche per avere spunti creativi e lo scrittore Andrea Cotti su Facebook è convinto che “tra qualche anno l’AI sostituirà più o meno integralmente tutti i lavori creativi. […] Arriveranno romanzi, film, serie tv, quadri, pubblicità, installazioni, canzoni, illustrazioni create interamente dalla AI”.
Lavorare meno con lo stesso stipendio
Il dibattito è aperto ma siamo ben oltre lo scenario ipotetico. Da tempo i doppiatori sono in agitazione sindacale e Federico Pontiggia su Il Fatto Quotidiano ha rivelato che ci sono società come Papercup che offrono “voci sintetiche che suonano genuinamente umane e consentono tempi di risposta più rapidi a una frazione del costo del doppiaggio tradizionale”. Il futuro è adesso. Certo, tutto ciò potrebbe integrarsi perfettamente con la settimana lavorativa di quattro giorni, il progetto pilota avviato da diversi paesi, fra cui l’Islanda, il Giappone, la Nuova Zelanda e la Spagna. Potremmo finalmente lavorare meno e meglio. A patto che nessuno tocchi il salario, ovviamente.
È possibile o è una semplice utopia?