In Sicilia c’è una sola “città digitale”. Soltanto Palermo, infatti, utilizza le nuove tecnologie “in modo diffuso, organico e continuativo nelle attività amministrative, nell’erogazione dei servizi, nella raccolta ed elaborazione dei dati”. Il capoluogo siciliano è 15esimo a livello nazionale, ma anche Messina ottiene un buon risultato, piazzandosi alla 28esima posizione, oltre 30 caselle più in alto rispetto all’anno scorso. Sono i dati contenuti nell’ultimo rapporto ICity Rank sull’evoluzione digitale delle città italiane, realizzato dal Forum Pubblica amministrazione in collaborazione con Enel e Tiscali. Se Palermo e Messina fanno bene, tutti gli altri capoluoghi siciliani occupano la metà inferiore della classifica. Catania è 55esima, seguita da Trapani e Caltanissetta (83esime) e Siracusa e Ragusa (92esime). Agli ultimi posti Agrigento (106esima) ed Enna (107esima). A fare peggio, a livello nazionale, soltanto Isernia, nel Molise. Al capo opposto della classifica, le città più digitalizzate risultano Firenze, Milano e Bergamo.
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Gli investimenti di Palermo
Tra gli indici utilizzati per valutare la digitalizzazione, si legge nel rapporto del Forum Pa, i servizi online offerti dal Comune, la presenza di “app” municipali e di wi-fi pubblico. Considerando i diversi indicatori, Palermo ha ottenuto 75 punti, e con Cagliari e Bari “si conferma al vertice del Mezzogiorno”. Ciò malgrado un arretramento di tre posizioni rispetto al 2021, ammesso dallo stesso sindaco Roberto Lagalla. L’intenzione dell’Amministrazione è quella di recuperare attraverso consistenti investimenti. “Sul Pon Metro abbiamo programmato oltre 23 milioni per progetti di innovazione digitale, mentre sul Pnrr abbiamo già finanziato progetti per 1,8 milioni, e avanzato candidature per 7,5 milioni”, spiega a FocuSicilia l’assessore all’Innovazione digitale Antonella Tirrito. Tra gli interventi previsti “un rafforzamento della sicurezza, dopo l’attacco hacker subito quest’estate dal nostro sito”, ma anche “un’ulteriore snellimento dei servizi online” e una maggiore attenzione alla “promozione culturale e turistica della nostra città”.
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La strategia digitale di Messina
Se Palermo arretra leggermente, come detto Messina compie un balzo avanti. La città dello Stretto guadagna 34 posizioni dall’anno scorso, quando si era classificata 62esima, ed è “vicina all’ingresso tra le città digitali”. “Siamo il capoluogo che ha registrato la migliore performance a livello nazionale. Siamo cresciuti su molti indicatori, dall’utilizzo delle app alla tecnologia Iot [Internet delle cose, ndr], anche grazie al contributo dell’Università di Messina”, spiega Carlotta Previti, assessore con delega alla Smart city. Un’innovazione è stata rappresentata dall’introduzione di una “control room per il controllo da remoto di gran parte dei servizi pubblici, che ha contribuito a migliorare le nostre performance”. L’obiettivo per il futuro è quello di “continuare a digitalizzare i servizi per i cittadini, con una maggiore facilità di accesso alla Pubblica amministrazione, evitando le file agli sportelli fisici”. L’ingresso ufficiale nel numero delle “città digitali” certificate dal Forum Pa, conclude Previti, potrebbe arrivare il prossimo anno.
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“Parità digitale” attesa nel 2023
La Sicilia non è l’unica regione del Sud a faticare sulla via della digitalizzazione. Per il Forum Pa “la penalizzazione del Mezzogiorno continua ad essere evidente” anche se nell’ultimo anno “un paio di capoluoghi in più hanno raggiunto la fascia più elevata”. I dati del report mostrano ancora “scarti rilevanti ai danni del Mezzogiorno e delle realtà più piccole”, ma in generale si osserva “una tendenza al riequilibrio” rispetto al Centro-Nord. Il 2023 potrebbe essere l’anno giusto per invertire definitivamente la rotta riportando la situazione in parità. “Grazie anche al Pnrr, i processi di diffusione e completamento del primo stadio di crescita digitale che abbiamo evidenziato quest’anno riceveranno un ulteriore stimolo”, si legge nel documento. Tra gli obbiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza c’è infatti “la maggiore omogeneizzazione della maturità digitale sul territorio”, attraverso una distribuzione degli investimenti “a vantaggio di chi aveva accumulato maggiore ritardo”.