Negli ultimi 12 anni si contano 175 eventi climatici estremi in Sicilia, più di uno al mese, più di tutte le regioni d’Italia, 25 solo nell’anno in corso, che tra l’altro risulta il più caldo di cui si abbia memoria dal 1800. Nella Sicilia orientale 44 eventi gravi, tra cui 21 allagamenti e nove casi di danni alle infrastrutture da piogge intense. A Palermo 21 eventi importanti, di cui 11 allagamenti da piogge intense. Sulla costa agrigentina 42 eventi, di cui 32 ad Agrigento con 15 casi di allagamenti da piogge intense e quattro esondazioni fluviali a Sciacca. Sono i dati dell’ultimo rapporto dell’osservatorio “Città Clima” di Legambiente: l’ennesima doccia fredda per ricordare che “gli effetti del cambiamento climatico in atto stanno diventando sempre più accentuati, con un incremento in frequenza e intensità degli eventi estremi che sta andando al di là di tante previsioni – scrivono gli ambientalisti – con conseguenze devastanti sulla salute delle persone”. Sempre più urgente intervenire “per mettere in sicurezza le persone, i territori, le attività commerciali e industriali, scuole, ospedali, infrastrutture”, è il messaggio tra le righe della mappa del rischio “Città Clima” dove il conto ha superato i 1.500 eventi climatici estremi in Italia dal 2010 a ottobre scorso.


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Eventi estremi a Messina, Palermo, Agrigento e Catania
Per Legambiente, il 70 per cento dei comuni siciliani è a rischio, ma le aree più critiche dal punto di vista climatico in Sicilia sono le province di Palermo, Agrigento, Catania e Messina, cui si aggiunge per naturale connessione geografica l’area dello Stretto, particolarmente soggetta a fenomeni di piogge intense. A Reggio Calabria sono stati registrati otto eventi dal 2010, con quattro allagamenti da piogge intense e quattro casi di danni alle infrastrutture. Cinque gli eventi che hanno riguardato invece Messina, con il suo territorio notoriamente esposto a diversi fenomeni, di tipo alluvionale e franoso, perché a elevato rischio idrologico, caratterizzato da pochi eventi ma molto violenti. Nella città e nell’area metropolitana di Palermo gli eventi climatici estremi si sono concentrati nel corso degli ultimi anni: 21 i casi, quattro nel 2022, con danni e interruzioni alle infrastrutture dovuti a piogge intense, allagamenti e trombe d’aria. Anche la Sicilia orientale è stata particolarmente colpita, con alluvioni, frane, colate di fango e trombe d’aria, come ripetutosi drammaticamente nell’ottobre 2021. La città di Catania è stata teatro di 12 eventi estremi a partire dal 2010. In territorio di Agrigento, particolarmente fragile dal punto di vista idrogeologico, si contano 32 episodi, tra cui 15 allagamenti da piogge intense. Quatto eventi, con danni e vittime, nella sola Sciacca.

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Intere spiagge (e città costiere) rischiano di scomparire
Gli eventi estremi sono conseguenza del cambiamento climatico globale, che causa anche l’innalzamento dei mari. I territori sono quindi esposti a rischi molteplici. Secondo uno studio condotto dall’Università di Potsdam e dalla Columbia di New York, aree metropolitane come Londra, Amburgo, New York, Shanghai e Tokyo, saranno duramente colpite a causa degli effetti dell’innalzamento delle temperature sui ghiacci della calotta polare antartica, con un incremento ipotizzato fino a oltre sei metri, nello scenario estremo con quattro gradi centigradi di aumento. Giacarta si sta già preparando, con il governo dell’Indonesia che ha annunciato che sposterà, entro il 2050, la megalopoli capitale, portandola in Borneo, a causa delle continue inondazioni e allagamenti che la vedono affondare di 15 centimetri l’anno. “In Italia – scrive Legambiente – sono 40 le aree a maggior rischio, secondo le elaborazioni di Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) contenute nello studio ‘Variazione del livello del mare lungo la costa italiana negli ultimi 10 mila anni’. Dal 1970 i tratti di litorale soggetti a erosione sono triplicati e ad oggi ne soffre il 46 per cento delle coste sabbiose, con picchi del 60 per cento e oltre in Abruzzo, Sicilia e Calabria”. In Sicilia sono a rischio le spiagge di Granelli (Siracusa), Noto (Siracusa), Pantano Logarini (Ragusa) e le aree di Trapani e Marsala.

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A rischio la funzionalità dei porti: c’è anche Palermo
Per Enea, entro il 2100 il mar Mediterraneo si innalzerà fra 0,94 e 1,035 metri, con un picco di 1,4 metri nell’alto Adriatico. La stessa analisi evidenzia come in Italia verranno sommersi circa 5.500 chilometri quadrati di territorio costiero, una superficie paragonabile a quella della Liguria. In termini economici, saranno le spiagge e i porti a subire i danni maggiori: ben 385 km di coste rischiano di sparire e molte dighe foranee dovranno essere ristrutturate a causa dell’erosione marina. Enea ha sottolineato a più riprese che l’innalzamento del livello dei mari metterebbe a rischio la funzionalità di alcuni tra i più importanti porti italiani, come quelli di Brindisi, Napoli, Cagliari, Palermo, Genova, Livorno, già nel 2030. Lo scenario più verosimile vedrà: porti italiani non più utilizzabili, traffici deviati in altri Paesi, spiagge cancellate, infrastrutture critiche e patrimonio culturale e immobiliare in pericolo. “Se non riusciremo a invertire l’attuale crescita della temperatura globale, nel 2100 il livello del mare sarà più alto di circa 60 centimetri rispetto a oggi”, scrive Legambiente.