“Dobbiamo affrontare l’avvio dei cantieri e prima del rilascio dei pareri. Su questo spesso le decisioni che prendono i sindaci sono rischiose, e non possiamo arrenderci alla paura della firma. Dobbiamo mettere i sindaci nelle condizioni di sapere il perimetro della legalità in cui muoversi”. Lo ha detto, in riferimento primario alle ingenti risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, intervenendo ieri in collegamento alla XXXIX assemblea nazionale dell’Associazione dei Comuni italiani (Anci) tenutasi a Bergamo. Per Mario Emanuele Alvano, segretario di Anci Sicilia, le parole della presidente del Consiglio rappresentano “una positiva attenzione ai Comuni. Ha speso tante parole precise e circostanziate sull’importanza delle riforme da fare con i Comuni. Il riconoscimento istituzionale non è scontato. Poi, come ha detto bene il presidente Antonio Decaro da parte dell’Anci ci sarà un attento esame nel merito rispetto alla coerenza di alcune aperture”.
In Sicilia 52 comuni in dissesto, 50 con piani di riequilibrio
Tra gli obiettivi di Meloni, che ha ribadito a più riprese “la centralità dei Comuni nel programma del governo”, c’è quello di “definire meglio a partire dall’abuso di ufficio le norme penali che riguardano le pubbliche amministrazioni. Il 93 per cento dei processi per abuso di ufficio si risolve con una assoluzione. Ci metteremo al lavoro per modificare una serie di reati contro la pubblica amministrazione per evitare una serie di processi inutili per le persone per bene. Non per salvaguardare i furbi, ma per tutelare gli onesti”. Parole che trovano una scontata accoglienza positiva in sede dell’assemblea dei sindaci. Ma la delicata situazione dei 391 Comuni siciliani, “52 dei quali in dissesto, e 50 con piani di riequilibro già avviati”, sottolinea Alvano, è però da affrontare anche sul fronte regionale. Il governatore Renato Schifani, già nel primo discorso all’indomani delle vittoriose elezioni, aveva sottolineato la volontà di semplificare molti procedimenti, gli stessi che secondo Anci e Alvano “portano i sindaci a lavorare in un quadro normativo incerto, dove si deve poi scegliere avendo ricevuto più pareri magari tra loro discordanti”. Su questi temi Ance Sicilia si aspetta “risposte importanti anche a livello reginale, anche perché quasi tutte le norme in Sicilia prevedono per la loro esecuzione l’intervento diretto dei Comuni. Non abbiamo però ancora elementi per vedere concretamente quello che si farà oltre alle dichiarazioni. Di certo c’è una chiara volontà di intervenire sulle norme, non chiare e con margini di errore”.
Alvano: “Non ci aspettiamo coperture al 100%”
Meloni nel suo discorso ricorda come oggi si stia vivendo “una situazione difficile per l’Italia, dove spendiamo cinque miliardi al mese per far fronte ai rincari energetici”, ma non rinuncia a fissare i principali obiettivi di riforma del suo governo ovvero “presidenzialismo e autonomia differenziata”. Alvano ribadisce però la problematica urgente dei bilanci. “Il macro tema è quello finanziario, ed è impellente. Dalla prossima legge di Bilancio nazionale dipende la chiusura dei bilanci della Sicilia, ma non solo dopo gli aumenti dei costi energetici”. La situazione è quindi quella di chi “ha ingenti risorse per gli investimenti, ma rischia di ritrovarsi con nessuna per le spese ordinarie. Generando casi come asili nuovi costruiti e completi ma che non è possibile rendere utilizzabili”. Di sicuro “dalla manovra finanziaria non ci aspettiamo una copertura al cento per cento dei costi. Ma non possiamo ridurre ancora i servizi e aumentare i costi dei tributi locali”, sottolinea Alvano. Anche perché nel caso dei Comuni siciliani in dissesto o con piani di riequilibrio “le cifre indicate ad esempio per la pubblica illuminazione sono state superate dai costi dell’energia. Come sottolineato in assemblea, se per molti Comuni siciliani questo è un problema per il bilancio 2022, per molti altri nel resto d’Italia lo sarà nel 2023”. Situazioni come quelle di due Comuni simbolo della Sicilia turistica, ovvero “Noto e prima ancora Taormina, per i quali non si poteva prevedere un dissesto”. E peggio è nelle città metropolitane, “con Catania già in dissesto, Messina con un piano di riequilibrio e Palermo che sta tentando di evitare”.
Ai Comuni 40 miliardi dal Pnrr. In Sicilia fondi per il sociale
Nel suo intervento la presidente Meloni ha anche ricordato i numeri dei provvedimenti in atto nei giorni della definizione della nuova legge di bilancio dello Stato, una manovra da 35 miliardi. Lo Stato “destina 40 miliardi l’anno ai Comuni con il Pnrr principalmente principalmente per progetti di rigenerazione urbana, scuole, asilo, infrastrutture sociali”, e la concretezza dell’avvio dei cantieri è una sfida “che non possiamo eludere come ha ricordato il presidente Mattarella”. Altro problema sono i fondi di coesione e le altre forme di finanziamento nazionale, tutti aspetti che secondo Meloni “hanno bisogno di un coordinamento unico per una visione strategica d’insieme”. E, accanto al ribadito intento di modificare il Pnrr alla luce delle maggiori spese energetiche, ricorda come nonostante le spese già ricordate per far fronte al caro energia siano stati stanziati “complessivamente 530 milioni di euro per i Comuni”, che si affianca all’aumento del “fondo di solidarietà comunale e abbiamo reso strutturale il contributo da 110 milioni per il minor gettito Tasi, oltre ad aver aumentato di 250 milioni di euro i fondi per la progettazione degli interventi di messa in sicurezza del territorio e aver destinato 420 milioni al trasporto pubblico locale”. A questi Alvano ricorda come la novità principale, almeno per la Sicilia, siano le nuove risorse aggiunte destinate ai Servizi sociali. “Di questa opportunità parleremo in videoconferenza con i sindaci giorno 28, sperando che siano in grado di poterli sfruttare in tempi brevi”, conclude il segretario di Anci Sicilia.