Dimissioni del sindaco, inadempimenti finanziari, scioglimento per mafia. Sono diverse le ragioni che possono portare al commissariamento di un comune, e nella Regione siciliana si verificano pressoché tutte. Secondo i dati del dipartimento regionale delle Autonomie locali, sono circa 15 su 390 gli enti in cui gli organi democraticamente eletti sono stati sostituiti da un commissario. Assai maggiore il numero di Comuni per i quali è stato nominato un commissario ad acta per la mancata approvazione dei bilanci consuntivi. Secondo Anci Sicilia sono ben 278, più del 70 per cento del numero complessivo degli Enti. “Quello dei bilanci è ormai un problema strutturale, ed è verosimile che il prossimo anno, con la crisi energetica che stiamo vivendo, il numero cresca in maniera significativa”, dice a FocuSicilia il segretario di associazione dei comuni siciliani, Mario Alvano. Quanto agli altri tipi di commissariamento, “lo scioglimento per mafia è tra i più comuni, insieme alle dimissioni del sindaco”. In quest’ultimo caso, sottolinea il segretario, il commissariamento ha lo scopo di evitare “un vuoto di potere nel governo dell’ente, con gravi danni per l’intera comunità”.
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I diversi tipi di commissario
A regolare la materia è l’articolo 145 della legge regionale 16/1963, dedicato all’ordinamento amministrativo degli enti locali siciliani. Il commissario può essere nominato in caso di dimissioni del sindaco, come avvenuto a Modica, nel ragusano, o a Mojo Alcantara, nel messinese. In questo caso a essere commissariata è l’intera giunta comunale, mentre il consiglio rimane in carica. Anche il caso di Catania – con le dimissioni del sindaco Salvo Pogliese presentate lo scorso agosto – rientra in questa fattispecie, ma il commissario non è ancora stato nominato e il vicesindaco facente funzioni Roberto Bonaccorsi rimane il rappresentante legale dell’Ente fino a nuovo ordine. C’è anche la possibilità che i consiglieri comunali si dimettano in blocco portando al commissariamento del senato cittadino: è ciò che si è verificato a Catenanuova, nell’ennese, e a Poggioreale, nel trapanese. Come detto, il consiglio può essere commissariato anche per la mancata approvazione del bilancio, come avvenuto a Siracusa. Tuttavia nella maggior parte dei casi, come detto, viene nominato un commissario ad acta per approvare il singolo documento finanziario.
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La procedura di dissesto
Altri casi in cui può verificarsi la nomina di un commissario sono le dimissioni di diversi organi amministrativi, come avvenuto a Trabia, nel palermitano, dove hanno lasciato sia il sindaco che il presidente del consiglio comunale. C’è poi il caso della nuova costituzione di un ente per il quale non sia ancora stato possibile convocare le elezioni, come avvenuto a Misiliscemi, comune “neonato” del trapanese. Prendono gergalmente il nome di commissari anche i membri dell’Organismo straordinario di liquidazione (Osl), che si attiva in caso di dissesto finanziario di un comune. A regolare la materia è l’articolo 254 del Testo unico degli enti locali, che stabilisce che l’organo “provvede all’accertamento della massa passiva mediante la formazione, entro 180 giorni dall’insediamento, di un piano di rilevazione”. In caso di comuni con popolazione superiore a 250 mila abitanti o capoluogo di provincia – come ad esempio Catania, dove il dissesto è stato dichiarato nel 2018 – “il termine è elevato di ulteriori 180 giorni”. Per quanto riguarda l’Osl, la nomina non è di competenza del presidente della Regione siciliana, ma spetta direttamente al ministero dell’Interno.
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Lo scioglimento per mafia
Altro caso in cui la competenza spetta a Roma e non a Palermo è lo scioglimento dei consigli comunali dovuto a “fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare”. A disciplinare la materia è l’articolo 267 del Tuel, che stabilisce che la nomina dei Commissari spetta al consiglio dei Ministri, su proposta del Guardasigilli. In Sicilia si riscontrano diversi casi. Risultano sciolti per mafia i Comuni di Bolognetta, Partinico e San Giuseppe Jato (in provincia di Palermo), Calatabiano (Catania), Tortorici (Messina) e Barrafranca (Enna). Per Alvano si tratta della forma di commissariamento più traumatica. “Lo scioglimento per mafia può bloccare la vita democratica di un ente per un periodo molto lungo, a volte anche per qualche anno”. Negli ultimi tempi la legge è stata oggetto di critiche, perché tenderebbe a colpire gli organismi democratici più che i corpi amministrativi dei comuni. “La norma ha sicuramente una grande importanza, ma in alcuni casi ha portato delle degenerazioni, visto che i condizionamenti criminali possono riguardare anche gli organi non elettivi di un Ente, e dunque la norma rischia di non essere pienamente efficace”, conclude il segretario regionale dell’Anci.