Priorità alla zona industriale perché diventi davvero il fiore all’occhiello dell’economia catanese e siciliana. Non ha dubbi il neo presidente di Confindustria Catania, Angelo Di Martino, su quale debba essere la prima scelta del governo cittadino, appena insediato, ma anche regionale. Sì perché la zona industriale di Catania, da sola, copre buona parte del Pil della città e contribuisce in modo considerevole a quello dell’Isola. Ci sono eccellenze imprenditoriali che si stanno anche ampliando e stanno offrendo molti posti di lavoro, ma che si muovono in un contesto che in molti definiscono “da terzo mondo”. Le aziende vanno ascoltate e servite, secondo Di Martino, ecco perché “rappresenta un valore aggiunto sotto molti punti di vista fare parte di Confindustria”.
Rimanere competitivi, la ricetta di Confindustria Catania
Aggiornamento, tecnologia, digitalizzazione, sostenibilità. Sono di certo parole chiave per ogni azienda che voglia mantenere il passo e rimanere competitiva. Azioni che Di Martino definisce “necessarie perché il mondo, in tutti i settori, corre alla velocità della luce”. Insomma, se il treno passa si corre il rischio di rimanere indietro senza mai recuperare il perduto, anzi rischiando di tracollare del tutto. “Le nostre aziende lo sanno e si stanno attrezzando” dice ancora il presidente di Confindustria Catania, ma c’è ancora molto da fare. In un percorso immaginario fino alla meta “stanno a circa metà strada ma stanno correndo perché hanno capito che devono fare bene e in fretta”. Primo passo: la digitalizzazione. “Senza quella non credo che nessuna azienda può fare i passi che deve fare”.
Fare impresa al Sud è più difficile che al Nord
Oltre agli aspetti strettamente imprenditoriali del settore di appartenenza, ogni uomo o donna d’affari catanese deve fare i conti anche con le difficoltà del territorio. “In generale nel Meridione, fare impresa è più difficile che farlo al Nord”. Mancano soprattutto le infrastrutture “che al Nord hanno e dunque siamo meno competitivi”. Non solo. C’è un problema logistico, di lontananza dai centri economici europei. “L’insularità porta a una maggiore spesa tanto che in Sicilia non c’è una grande produzione. Assorbiamo dall’Europa ed esportiamo poco”. Ci sono però anche dei punti di forza a lavorare in Sicilia. “Innanzitutto un bel clima, ma anche una certa disponibilità di manodopera. Mi dicono che al Nord è più complicato trovare personale”. Non meno importanti le agevolazioni fiscali e non, come le Zes, il bonus Sud o il 4.0.
Nella zona industriale mancano i servizi essenziali
Tradurre le idee in fatti non è sempre semplice e così se è vero che gli incentivi incentivano, appunto, è vero che il territorio non offre i servizi necessari. Basti pensare alla zona industriale etnea. Lì ci sono imprese multinazionali e internazionali come Enel green power, 3Sun, StMicroelectronics e Leonardo, solo per fare qualche esempio. C’è anche l’azienda di trasporti Di Martino group, che fa capo proprio al presidente confindustriale e che opera da più di 50 anni. Mancano però i servizi essenziali come l’acqua corrente, ma serve anche una manutenzione straordinaria e ordinaria che permettano l’utilizzo delle strade in sicurezza e l’accesso alle aziende. C’è un nuovo sindaco a Catania “con il quale siamo strettamente in sinergia. Vuole sistemare la zona industriale perché ha capito che port benefici a tutto il territorio anche in termini di occupazione”. Anche la Regione ha un ruolo, soprattutto economico. “Sappiamo come sono combinati i Comuni quindi la Regione (che ha passato le competenze delle zone industriali alle amministrazioni comunali, nda) ci darà una grossa mano”.