“La Sicilia rischia di non avere mai l’alta velocità ma neanche l’alta capacità. Il governo regionale, che ne è consapevole, non può ignorare quello che si muove dalle parti della maggioranza del governo nazionale e di Rfi ma deve intervenire pretendendo una rinegoziazione dei piani per le ferrovie in Sicilia”. Lo scrivono in una nota i segretari generali della Cgil Sicilia e della Fillea regionale, Alfio Mannino e Giovanni Pistorio, “Salvini – ricordano – vuole sottrarre alla Sicilia 300 milioni di euro del Pnrr sulla Palermo-Messina-Catania. Lo stesso assessore Aricò ha segnalato che da noi non ci sarà neanche l’Alta capacità. Cosa aspetta dunque il governo regionale a intervenire, visto che la scadenza del 2026 del Pnrr con l’utilizzo di fondi statali non sarà più un vincolo, per ottenere un cambio del progetto?”. L’attuale prevede anche la persistenza di tratte a binario unico, come nella Fiumetorto-Lercara-Catenanuova, in aggiunta a percorsi tortuosi. “Senza l’alta velocità – sottolineano Mannino e Pistorio – la Sicilia sarà sempre più emarginata e più povera, con l’alta velocità, invece si prevede nelle aree limitrofe un aumento del Pil tra il 5,6 per cento e l’11,8 per cento. È una ulteriore occasione per il governo Schifani – concludono i segretari di Cgil e Fillea – per fare uscire dallo stallo il suo governo facendo in concreto gli interessi della Sicilia e dei siciliani”.
Attentato incendiario in un cantiere a Enna
A proposito di Alta velocità, l’associazione dei costruttori (Ance) ha espresso solidarietà e preoccupazione dopo un attentato incendiario ai danni di una propria impresa associata di Enna, avvenuto nel cantiere lungo la tratta Bicocca-Catenanuova dell’Alta velocità Palermo-Catania. Il fatto è avvenuto “nonostante i protocolli di legalità i controlli digitalizzati e la presenza di un colosso mondiale come Webuild. È un segnale molto preoccupante che richiede una reazione corale e unitaria, senza tentennamenti, ha detto Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, che ha lanciato l’allarme al governo Meloni e a tutte le istituzioni: “Se la mafia – osserva Cutrone – pensa di potere rialzare la testa al punto da sfidare lo Stato bloccando un’opera strategica di interesse europeo e nazionale e voluta da Bruxelles e da Roma nell’ambito del ‘Pnrr’, vuol dire che non ha capito che il proprio tempo è finito e che all’interno dell’organizzazione di Cosa nostra c’è qualche nostalgico dei tempi dei ricatti alle istituzioni. Qualcuno – analizza Cutrone – che evidentemente è così arrogante da osare mettersi contro l’Europa e l’Italia cercando di impedire l’avanzare dell’Alta velocità e del progresso anche nel centro della Sicilia. Se Webuild e gli altri giganti del settore delle costruzioni edili – conclude Cutrone – dovessero decidere di andare via dall’Isola, sarebbe un pessimo segnale agli investitori internazionali che metterebbe una pietra tombale sul futuro di questa terra che è candidata a diventare hub europeo nel Mediterraneo”.