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Coppie omogenitoriali: colpito il riconoscimento dei diritti ai figli

Tensione e preoccupazioni a casa delle famiglie arcobaleno padovane dopo la decisione della Procura di Padova che ha impugnato 33 atti di nascita registrati dal sindaco. Tra vuoti legislativi e battaglie ideologiche, si cancellano anni di vita e di affetto

Sono giorni pieni di tensione e di preoccupazioni a casa delle famiglie arcobaleno padovane; il riconoscimento dei diritti ai figli delle coppie omogenitoriali viene duramente colpito. Il decreto del Tribunale ha cancellato sostanzialmente il “genitore 2” dallo stato di famiglia. Questo non è un caso solo padovano, ma 33 atti di nascita impugnati dalla Procura sono un numero altissimo, con una retroattività che va da oggi fino al 2017. Sembra proprio un ritorno al passato sui diritti delle coppie omogenitoriali. La Procura, guidata dalla dottoressa Valeria Sanzari, non fa passi indietro dichiarando: “Va contro le leggi e i pronunciamenti della Cassazione, un atto di nascita registrato con due mamme”. Ne fanno le spese molte famiglie, tra loro anche una coppia di donne gay che si è, appunto, visto notificare un atto giudiziario con il quale il procuratore chiede al Tribunale la rettifica dell’atto di nascita della bambina della coppia (atto registrato il 30 agosto 2017). L’atto prevede la cancellazione del nome della madre non biologica, di conseguenza la rettifica del cognome attribuito alla figlia, con l’eliminazione del cognome della “seconda mamma”.

Un assalto alla vita delle famiglie

Parliamo di un provvedimento che colpisce la vita di una famiglia, di una bambina (che tra poco compirà sei anni), che sarà costretta ad affrontare tutti i problemi che sorgeranno da oggi. La mamma non biologica, il “genitore 2”, non potrà più prenderla a scuola, non potrà più assisterla in ospedale in caso di bisogno, non potrà svolgere il suo ruolo di genitore. La coppia, entrambe quarantenni, ha fatto ricorso al provvedimento e il tribunale di Padova ha già fissato l’udienza per il 14 novembre prossimo. Le due donne si sono sposate all’estero ed hanno un secondo bimbo, figlio biologico di quella che all’anagrafe è il secondo genitore della bambina in considerazione. I due bambini hanno pochi mesi d’età di differenza, la donna a cui è indirizzato il ricorso della Procura, evidenzia che sono a tutti gli effetti “due fratelli”, cresciuti insieme, con lo stesso doppio cognome, seppur nati da due mamme diverse. La mamma biologica della bambina, tra l’altro, ha già fatto la preiscrizione della figlia alla prima elementare, per il prossimo anno scolastico, con il doppio cognome.

Un atto giudiziario cancella anni di vita

Guardando, Sottosopra, a quello che sta accadendo a queste famiglie (sì, sottolineo famiglie), sembra che esse siano rimaste bloccate all’interno di un incubo, dove con un atto giudiziario si cancellano anni di vita, anni di affetto, anni di amore. Non si tratta semplicemente di ripercussioni sulla vita sociale, ma di traumi sulla crescita di minori, con conseguenze gravi sull’identità personale e famigliare, soprattutto considerando la fase delicata dello sviluppo. Di fatto, il provvedimento del tribunale cancella, in un sol colpo, una mamma ed un fratello, impugnando la registrazione dell’atto di nascita ed eliminando il nome della seconda mamma non biologica della bambina e i suoi diritti genitoriali. La domanda è: questo provvedimento giudiziario (pur rispettando le leggi in vigore) tutela o no il minore in considerazione? Questa bambina di sei anni, da questo atto, rischia di avere traumi per la sua crescita? Una famiglia si può cancellare da un giorno all’altro?

Vuoto legislativo e battaglia ideologica

In un Paese dove essere genitori è sempre più difficile, dove adottare un bambino è estremamente complicato, con tempi lunghissimi, non credo che questa rappresenti una priorità giudiziaria. Va considerato che su questo tema c’è però un vuoto legislativo, dove si scontrano la maggioranza e l’opposizione del Paese. Una battaglia politica, ideologica, non può però essere fatta sulla pelle di minori, che vanno tutelati, non burocraticamente con atti giudiziari, ma con leggi che garantiscano veramente i loro diritti. Ritrovarsi dalla sera alla mattina privati legalmente di un genitore, la seconda mamma, anche se non biologica, apre interrogativi enormi, ci pone davanti a domande che devono essere affrontate senza steccati, a volte anche senza muri, ideologici e morali.

L’aspetto umano rischia di scomparire

Tuttavia, la Corte europea dei diritti umani, a Strasburgo, ha dichiarato inammissibili una serie di ricorsi contro l’Italia di coppie dello stesso sesso che chiedevano di condannare il Paese perché non permetteva di trascrivere gli atti di nascita legalmente riconosciuti all’estero per bambini nati usando la maternità surrogata. La medesima decisione è stata presa anche per il ricorso di una coppia eterosessuale. In queste storie l’aspetto umano rischia di scomparire: qui ci sono persone, con le loro vite, con i loro sentimenti, con le loro voglie e con i loro desideri, che chiedono risposte adeguate e risolutive. Al centro c’è la vita dei bambini.

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Pierangelo Spadaro
Pierangelo Spadaro
Pierangelo Spadaro, Direttore editoriale Demetra Promotion srl. Catanese da generazioni. PhD in Scienze Politiche, Università degli Studi di Catania. Socio di Compubblica, Associazione italiana della comunicazione pubblica e istituzionale.

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