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Covid, pronto soccorso come lazzaretti. I documenti: Omicron sottovalutata

Le comunicazioni interne evidenziano come la variante Omicron abbia colto di sorpresa le autorità sanitarie. Così i centri d'emergenza si sono trasformati in reparti Covid, e la cronica carenza di ambulanze e medici Seus ha messo in risalto la drammatica situazione del territorio. Il nodo del Policlinico-San Marco di Catania

La pressione dei malati Covid nei pronto soccorso comincia a diminuire, e questa è la prima notizia positiva che arriva dagli ospedali dopo un mese di inferno e di caos dovuto al diffondersi della variante Omicron. Una versione del Sars-Cov-2 molto infettiva, anche se meno aggressiva, che ha colpito principalmente i cittadini non vaccinati che soltanto nella provincia di Catania oscillano sui 140 mila. Una situazione particolarmente complessa da gestire soprattutto nei due reparti di emergenza dell’azienda Policlinico- San Marco dove, ancora ieri, il numero dei malati in attesa di ricovero, pur notevolmente diminuito rispetto alle scorse settimane, oscillava all’incirca sulle 20 unità. Per un confronto, nel pronto soccorso del Cannizzaro, altra azienda ospedaliera catanese, i pazienti Covid in attesa erano sino a ieri una decina.

Il medico del Policlinico: “Chiedo formalmente aiuto”

Sino a pochi giorni prima non si riusciva a scendere sotto i 30 pazienti in attesa di un letto, a tal punto che un dirigente sanitario del reparto di via Santa Sofia, in un messaggio Whatsapp inoltrato ad alcuni colleghi di altri ospedali scriveva: “Alle ore 15 presso i due pronto soccorso Rodolico e San Marco abbiamo 22 pazienti da ospedalizzare. Chiedo formalmente aiuto inviando questo messaggio al dottore Sirna (direttore generale dell’azienda) e al dott. Lazzara (direttore sanitario del Policlinico), comunicando che invierò questo messaggio al direttori dei nostri Ps e ai Bed manager del Cannizzaro e del Garibaldi. E invierò questo messaggio successivamente ai responsabili (direttori) dei reparti dedicati al Covid di Catania e provincia(…). Sono sicuro di una vostra collaborazione(…).

L’appello dei dirigenti a reperire posti letto

Il messaggio racconta, dal di dentro, cosa è capitato nei reparti di emergenza di questi due ospedali accorpati in un’unica azienda, soprattutto da quando, il 9 dicembre del 2021, è stato inaugurato in pompa magna il nuovo pronto soccorso del San Marco di Librino. A render ancora più chiara la situazione è intervenuto pochi giorni fa il professore Bruno Cacopardo, infettivologo, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Garibaldi Nesima di Catania che, riferendosi proprio alla pressante richiesta di letti proveniente dall’azienda Policlinico ha detto: “se uno apre due porte che immettono in uno stesso salotto, evidentemente deve ampliare quel salotto” per evitare che si crei confusione. Ovvero: se una azienda si ritrova ad avere due pronto soccorso è chiaro che raddoppia la sua possibilità di accesso di pazienti bisognosi di cure e ricovero. Proprio quello che è accaduto con l’ultima ondata della pandemia. Con due reparti di emergenza, l’azienda Policlinico si è ritrovata con molti malati Covid in attesa nei pronto soccorso anche da sette o otto giorni, e talvolta anche di più, e con difficoltà logistiche enormi per il personale, costretto a gestire allo stesso tempo anche i malati non Covid.
Anche negli altri pronto soccorso catanesi, quelli degli ospedali Garibaldi e Cannizzaro, la pressione è stata enorme, ma pian piano, col passare dei giorni, la situazione è migliorata. Ma soltanto perché avevano un solo pronto soccorso di riferimento ai reparti Covid. Risulta quindi evidente che l’arrivo dell’ondata Omicron su un territorio che conta ancora molti non vaccinati sia stato probabilmente sottovalutato dalle autorità preposte che poi pan piano hanno cercato di uscirne fuori.

Primo allarme della Seus il 4 gennaio

La situazione emergenziale, che per fortuna al momento vede la curva flettere verso il basso, ha interessato enormemente anche il Seus, il servizio di ambulanze del 118 regionale. Seus soltanto adesso, sembra, sta riuscendo, e ancora con estrema difficoltà, a garantire il servizio di assistenza sul territorio anche e soprattutto ai malati non Covid. Il 17 gennaio, In una nota (prot. 209-118) la responsabile della centrale operativa 118 della macroarea di Catania-Ragusa e Siracusa, scrive al direttore generale dell’assessorato alla Salute, al direttore generale del Dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (Dasoe) e ai direttori generali delle aziende per segnalare “le gravi criticità nel soccorso in urgenza-emergenza 118”. “Così come segnalato nell’ultima nota del 4 gennaio – si legge nel documento – si pone alla attenzione la grave situazione nel soccorso in urgenza-emergenza 118 nelle macroarea Catania-Ragusa-Siracusa anche per la persistente pandemia da Covid, con notevole incremento delle richieste di soccorso(…). Alla nota segnalata carenza di mezzi e risorse nella macroarea si aggiunge un elevato numero di fermi tecnici anche per mancanza di personale (soccorritori, infermieri e medici)”.

Troppe ambulanze in attesa davanti ai Ps

La lettera fissa l’attenzione anche sulle troppe attese davanti ai pronto soccorso: “Non può non evidenziarsi altresì come le lunghe ore di attesa delle ambulanze 118 nei Pronto soccorso, con notevole resistenza nella presa a carico del paziente per riferita mancanza di capacità ricettiva per i pazienti sia Covid che non, causi ulteriore carenza di mezzi con scopertura del territorio. Per completezza – si legge sempre nella nota – il prolungarsi dei tempi di sanificazione delle ambulanze e dei Pronto soccorso ciclicamente rende difficoltosa la materiale gestione delle richieste di soccorso in urgenza-emergenza”. Quindi la responsabile, nel richiedere all’assessorato regionale provvedimenti urgenti (aumento dei mezzi e del personale), sollecita allo stesso tempo “che nei casi di sovraffollamento severo dei pronto soccorso si preveda un tempestivo sbarellamento (entro i 15 minuti previsti) per consentire un ritorno immediato dei mezzi di soccorso nel territorio per rispondere alle centinaia di richieste che altrimenti non possono essere soddisfatte”.

Segnalazioni continue, ma senza esito

La dirigente Seus allega alla lettera anche la precedente che aveva inviato già ai responsabili sanitari regionali il 4 gennaio, più altri documenti firmati da due responsabili del servizio 118. In uno di questi un medico della sala operativa scrive il 16 gennaio delle forti criticità di gestione del sistema e di emergenza “dovuti all’abnorme stazionamento dei mezzi 118 presso i Ps della provincia di Catania, a causa della nuova intensa ondata dell’epidemia”. Nella nota il camice bianco aggiunge che “tutti i Ps riferiscono di non avere più alcuna capacità ricettiva per i pazienti Covid e spesso i pazienti vengono valutati e trattati all’interno dei nostri mezzi o sulle barelle delle ambulanze all’interno di aree già sovraffollate. Contestualmente vi sono numerose richieste di intervento, anche in codice giallo e rosso, che non possono essere evase in tempi accettabili (…). Poiché tale situazione va avanti da tempo – conclude la nota del medico – si chiede di prendere adeguati provvedimenti in quanto la situazione è diventata insostenibile”.

Pte, chiusura richiesta (invano) già il 17 dicembre

A seguito delle lettere della responsabile Seus è spuntata fuori una precedente nota dell’Asp, datata 17 dicembre (prot. 435475), ovvero ben 18 giorni prima del primo accorato appello della dirigente Seus alle autorità sanitarie. Nella nota l’Unità operativa Cure primarie dell’azienda sanitaria provinciale, scrivendo ai direttori generale, sanitario e amministrativo, esamina la difficile situazione di carenza di personale da impiegare nell’emergenza Covid, e riferendosi proprio alla carenza di personale per i turni Seus, propone la chiusura dei Pte (Presidi territoriali di emergenza) del territorio per cercare di reperire quantomeno medici idonei per il servizio sulle ambulanze. “Si chiede la chiusura dei Pte al fine –  si legge nel documento – di coprire i turni e considerato il numero di prestazioni dei Pte a medio impatto (Randazzo, Grammichele, e Ramacca) e del Pte di Mineo dove il Cara non è più operativo, allo scopo di utilizzare il personale medico per le ambulanze ed evitare declassamenti delle postazioni 118”.
Il 31 dicembre, 4 giorni prima del primo allarme della dirigente Seus, era arrivata la nota di risposta della direzione generale  alla richiesta dell’Unità operativa: “Con riferimento alla nota del 17 dicembre, concernente la fattispecie indicata in oggetto, nel concordare in ordine alla chiusura dei Pte di Randazzo, Grammichele, Ramacca e Mineo, al fine di utilizzare il personale medico per le ambulanze, si rappresenta la necessità di porre in essere al riguardo specifici sistemi organizzativi sostitutivi. Nelle more dell’adozione dei predetti sistemi, le ss. ll. vorranno invitare i direttori di Distretto ad utilizzare con immediatezza il personale medico afferente ai suddetti Pte in ordine alle ambulanze di che trattasi”. Sembra che a tutt’oggi la situazione sia rimasta pressoché immutata.

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Giuseppe Bonaccorsi
Giuseppe Bonaccorsi
Giornalista professionista con un passato di redattore esperto per molti decenni al quotidiano "La Siclia". Ha collaborato attivamente con diverse testate regionali e nazionali e per anni con l'agenzia stampa "Quotidiani associati". Attualmente collaboratore di diverse testate giornalistiche nazionali e regionali e in particolare de "Il dubbio", il "Fatto quotidiano" e "Domani".

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