L’economia sommersa e le attività illegali incidono sul Pil del Sicilia per circa il 15 per cento (media nazionale l’11 per cento). La stima è del centro studi della Fisac nazionale, Lab, che ha presentato oggi un’analisi sull’economia siciliana nel corso di un convegno della Fisac e della Cgil regionali che si è svolto a Messina sul tema “Sviluppo e legalità: la sfida possibile”, con la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni, del sistema bancario, delle associazioni antimafia e antiracket, di giornalisti. Emerge una regione “uscita male dalla doppia crisi”, ha osservato Roberto Errico, ricercatore Lab, “che ha perso rispetto a prima del 2008 oltre 20 punti di Pil, più della media dello stesso Mezzogiorno, che ha il record europeo della disoccupazione femminile e una percentuale di Neet che supera la media nazionale”
Settore finanziario strategico
È in questa regione che il sindacato del credito della Cgil vuole dare un contributo per la legalità e lo sviluppo. “Serve l’impegno di tutte le componenti della società”, ha detto il segretario generale della Fisac nazionale, Nino Baseotto. “Il settore finanziario, banche e assicurazioni, ha aggiunto può essere strategico per la legalità, mettendo in campo azioni per il contrasto all’usura, la facilitazione dell’accesso al credito per imprese e famiglie, nelle operazioni per la riassegnazione e l’emersione alla legalità di aziende e beni confiscati”. Sono questi gli ambiti in cui la Fisac e la Cgil puntano a realizzare iniziative”, ha detto Sante Anastasi, responsabile legalità della Fisac regionale, “coinvolgendo le istituzioni e le associazioni antimafia, creando reti itineranti con progetti definiti, a partire da quelli che riguardano la formazione dei lavoratori de credito”.
Appello a Bankitalia
“Vogliamo ricordare con questa nostra iniziativa il giudice Giovanni Falcone e le vittime della strage di Capaci”, ha sostenuto Mimma Argurio, segretaria generale della Cgil Sicilia, “e con le azioni che seguiranno e che ci impegniamo a realizzare per lo sviluppo e la legalità”. Il segretario generale della Camera del lavoro di Messina, Giovanni Mastroeni, ha sottolineato la “necessità che la Banca d’Italia blocchi il processo di desertificazione degli sportelli che è in corso. In tutti i 108 comuni della provincia di Messina”, ha affermato, “devono esserci sportelli al servizio dell’impresa e delle famiglie, evitando che il fenomeno dell’usura si diffonda e a sostegno dello sviluppo”.