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Dalle Langhe all’Etna. Tra Barolo e Castiglione un patto all’insegna del vino

Un documento che sancisce l'amicizia tra due territori di eccellenza firmato dai sindaci Renata Bianco e Antonio Camarda. Obiettivo, avviare programmi comuni e scambi di esperienze. "Sinergie e collaborazione per affrontare le sfide del futuro"

Un “patto di amicizia” per unire due estremi dell’Italia sotto il segno del vino. Il vino, anzi i vini, sono il blasonato Barolo e il sexy Etna, un piemontese e un siciliano vulcanico che nascono a oltre mille chilometri di distanza. Eppure le distanze e le diversità di territorio e di cultura non impediscono l’amicizia sempre più stretta tra questi territori. L’occasione di siglare un vero proprio documento è arrivata di recente scorsi proprio nel borgo delle Langhe, nominato città del vino 2021 dall’associazione nazionale delle città del vino. A margine della convention dell’associazione, i sindaci di Barolo Renata Bianco e di Castiglione di Sicilia Antonio Camarda hanno sottoscritto una serie di impegni per sviluppare i rapporti di scambio e collaborazione. Rapporti per altro già ben avviati da tempo, con scambio di visite, negli anni passati, dei piemontesi nella zona della Doc Etna, di cui Castiglione è parte importante, e degli etnei nel piccolo borgo collinare di Barolo, 700 abitanti ma grande notorietà e vivacità.

Enoturismo e sviluppo sostenibile

Scambi praticamente interrotti dal Covid, ma che a breve potrebbero riprendere con un appuntamento proprio sul vulcano siciliano per un confronto sui temi dello sviluppo sostenibile e dell’enoturismo, della valorizzazione del territorio e della tutela del paesaggio rurale. Un confronto anche dal punto di vista imprenditoriale e delle esperienze nel mondo della produzione vitivinicola e dell’accoglienza. Negli ultimi anni per altro anche alcuni importanti imprenditori piemontesi hanno deciso di investire sui vini dell’Etna, acquistando vigneti e cantine, a partire da Oscar Farinetti, celebre fondatore della catena Eataly. “Il documento è un primo passo, la base su cui Castiglione di Sicilia e Barolo si impegnano a collaborare”, dice Antonio Camarda. Le modalità e i temi – continua il sindaco – le metteremo a punto presto, ma per esempio possiamo immaginare eventi comuni per scambio di esperienze e cultura con il coinvolgimento dei soggetti che operano sul territorio sia all’Etna che a Barolo. Saranno occasioni di arricchimento per entrambi”.

Vini e territori a confronto

“In effetti i nostri territori hanno molte eccellenze in comune – conferma Renata Bianco – e sappiamo che i prossimi anni saranno impegnativi per le nostre comunità. Ci attendono sfide importanti come quella dei cambiamenti climatici e della sostenibilità. Un confronto su questi temi l’avevamo già iniziato a Milo qualche anno fa, ora è tempo di riprenderlo. A noi di Barolo piace confrontarci e aprirci a nuovi orizzonti”. Il confronto fra due territori molto noti a livello internazionale va aldilà anche dei numeri. Castiglione di Sicilia, sul versante nord est dell’Etna, è uno dei territori più rilevanti all’interno della zona Doc. Nei confini amministrativi del Comune sono presenti 46 aziende che imbottigliano vino Etna su 144 totali della zona Doc, quasi una su tre. Inoltre (dati 2019), le bottiglie prodotte sono state 2 milioni su un totale Doc di poco più di 4 milioni: in pratica una bottiglia su due di Etna Doc esce dalle cantine di Castiglione. Il Consorzio di tutela del Barolo comprende 11 comuni e anche altre denominazioni (Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani). All’interno di questo territorio, spiega Federico Scarzello, assessore del comune di Barolo, componente del Consorzio, presidente dell’enoteca regionale del barolo e produttore di Barolo da tre generazioni, “ci sono circa 300 produttori, una superfice coltivata a Nebbiolo per il Barolo di oltre duemila ettari e una produzione, nel 2019, di circa 14 milioni di bottiglie”.

Nebbiolo e Nerello mascalese

Anche Scarzello conosce già l’Etna, e considera i vini del vulcano in grande crescita, anche qualitativa: “Il miglioramento è percepibile anno dopo anno, anche i piccoli produttori stanno crescendo tanto. Quando la base migliora tanto cresce anche il territorio nel suo complesso e si produce vino ben identificabile”. Secondo Scarzello ci sono anche tante somiglianze tra le due zone: “I vitigni Nebbiolo e Nerello mascalese hanno la caratteristica di riuscire a esprimere il territorio in tutta la sua complessità, in modo fine, preciso e profondo. Non è poco, e l’Etna ha anche il vantaggio del suolo vulcanico”. Per Scarzello insomma la firma del “patto” è molto positiva: “Credo che entrambi i territori possano guadagnare dalle sinergie”.

Un museo innovativo

Un primo passo simbolico potrebbe essere l’inserimento di un corposo numero di etichette dei vini dell’Etna nella sterminata collezione del WiMu, un grande e innovativo museo del vino ospitato nel castello di Barolo. Un collezionista ha donato al museo oltre 280 mila etichette da tutto il mondo, ma l’Etna è poco rappresentato. Le etichette sono in fase di digitalizzazione. Intanto però vengono organizzate mostre tematiche con gli esemplari fisici. Attualmente c’è una esposizione a Torino. Location? Palazzo Barolo, naturalmente.

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Turi Caggegi
Turi Caggegi
Giornalista professionista dal 1985, pioniere del web, ha lavorato per grandi testate nazionali, radio, Tv, web, tra cui la Repubblica e Panorama. Nel 1996 ha realizzato da Catania il primo Tg online in Italia (Telecolor). È stato manager in importanti società editoriali e internet in Italia e all’estero. Nel 2013 ha realizzato la prima App sull’Etna per celebrarne l’ingresso nel patrimonio Unesco. Speaker all’Internet Festival di Pisa dal 2015 al 2018, collabora con ViniMilo, Le Guide di Repubblica e FocuSicilia. Etnalover a tempo pieno.

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