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David di Michelangelo: da icona artistica a simbolo del politicamente corretto

Benpensanti all'attacco delle nudità artistiche. Sotto i riflettori il pene del David di Michelangelo. Se c'è chi è stato licenziato per avere mostrato l'opera ai suoi studenti e chi, come in Scozia, lo usa come modello per la pubblicità del suo locale italiano, ma è costretto a coprirgli le parti intime

Ci risiamo, il David torna a fare scalpore. Il simbolo della bellezza maschile rinascimentale, la scultura creata da Michelangelo considerata un capolavoro della scultura mondiale, è nuovamente sotto il tiro incrociato della censura. Stavolta, il grido di dolore arriva dalla Scozia. Nella metropolitana di Glasgow, un ristorante italiano aveva fatto ricorso ad un’immagine del David che mangiava un trancio di pizza, con la frase: “Non c’è niente di più italiano”. Al di là del cattivo gusto, a causa delle proteste dell’utenza, l’azienda che gestisce le affissioni ha richiesto una versione più pudica, esigendo che la zona inguinale “fosse coperta da adesivi della bandiera italiana”. Non contenti, si è giunti ad una versione sforbiciata all’altezza della vita che ha sedato le proteste. Ma a furia di paradossi sprofondiamo nel ridicolo e su Euronews, il David viene coperto (e oltraggiato) con un piatto di spaghetti ad altezza pube. Con mandolino e il richiamo alla mafia avremmo fatto jackpot.

Docente licenziata per avere mostrato il David

Non è la prima volta che la scultura di Michelangelo scatena le ire dei benpensanti. Poco tempo fa, Hope Carrasquilla, preside di un istituto privato della Florida, è stata licenziata in tronco, rea di aver mostrato agli studenti della Tallahassee Classical School, nientemeno che le foto del David. A seguito dell’incidente e delle proteste da tutto il mondo, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha invitato la preside in città ma siamo dinnanzi ad un paradosso epocale: stiamo cercando la via per approdare a Marte, creiamo vaccini per debellare pandemie e dialoghiamo con l’intelligenza artificiale, stiamo pericolosamente barcollando sul fronte della morale pubblica, insidiata da strali d’ipocrisia che accomunano una scultura con un’immagine pornografica. Del resto, mentre si censura il David, sei anni fa la ArmaLite inc., un’azienda produttrice di armi automatiche, pensò bene di ricorrere sempre al David, coprendo le parti intime con il nuovo AR50A1, un fucile made in America. Il messaggio era forte e chiaro: meglio mostrare le armi che un capolavoro del Rinascimento.

Oltre il David la Venere-influencer

Inutile girarci attorno, davvero un pene scolpito nel marmo può farci paura? Censurare le nudità del David come fosse un miserabile scatto osé su Facebook, non è solo un conato di perbenismo ma un vero e proprio atto politico, segno di un rinato puritanesimo. Visti i ripetuti abusi, una recente sentenza del Tribunale di Firenze ha appena stabilito che “l’immagine dei beni culturali è espressione dell’identità culturale della Nazione”, sancendo che il David non può essere modificato o liberamente riprodotto per fini commerciali, senza autorizzazione. Ma come la mettiamo con la Venere-influencer, modificata ad hoc per la controversa campagna pubblicitaria Open to Meraviglia fortemente voluta dal Ministero del Turismo ed Enit e finanziata con nove milioni di euro? Certo, non imbraccia fucili ma anche lei, la “Venere-Ferragni” (copyright del sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi) mangia la pizza, si scatta un selfie a Piazza San Marco e si concede un giro in barca facendo gli occhi dolci…

Patrimonio artistico identitario

Parafrasando Kafka, l’arte dovrebbe essere così potente da rompere il mare ghiacciato che c’è dentro di noi. Le censure del David devono continuare a indignarci e tocca a noi alzare la voce contro ogni forma di censura. Dobbiamo essere consapevoli che il nostro patrimonio artistico rappresenta la nostra identità culturale e se un giorno ci stuferemo di difenderlo, perderemo ogni cosa, imboccando una via senza ritorno.

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Francesco Musolino
Francesco Musolino
Francesco Musolino (Messina, 1981), giornalista culturale e scrittore. Collabora con diverse testate nazionali occupandosi di libri, società e tecnologia. Nel 2019 ha esordito con il romanzo L'attimo prima (Rizzoli, 2019). Nel 2022 ha pubblicato il noir mediterraneo Mare Mosso (Edizioni e/o). Ideatore del progetto lettura no profit @Stoleggendo, collabora con la Scuola Holden.

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